Ultimora
Manifestazioni
20-11-2024
Arriva a Bassano del Grappa il “Gran Concerto Natale - Alessandro Lora concert”
21 Nov 2024 09:58
QrCode per i turisti, la Procura d Venezia indaga sugli abusivi
21 Nov 2024 09:37
Sventa furto a Venezia e viene picchiato dai borseggiatori
20 Nov 2024 19:32
Venezia, Mohari Hospitality acquisisce l'Hotel Bauer
20 Nov 2024 19:29
Venezia, Mohari Hospitality acquisisce l'Hotel Bauer
20 Nov 2024 17:31
Nuovo Codice Strada, Brugnaro, Venezia avrà il 'barcavelox'
20 Nov 2024 17:04
Salvini, la priorità è avere candidato Lega a guida del Veneto
21 Nov 2024 11:04
Svolta sull'omicidio di Nada Cella, in tre vanno a processo
21 Nov 2024 10:39
Schillaci, possibili emendamenti sugli stipendi dei medici
21 Nov 2024 10:33
Gli One Direction e Cheryl Cole dicono addio a Liam Payne
20 Nov 2024 19:53
Gli One Direction e Cheryl Cole dicono addio a Liam Payne
21 Nov 2024 10:23
Kiev : 'La Russia ha lanciato un missile balistico intercontinentale'
20 Nov 2024 10:39
Granchio Blu, in Veneto 1,5 milioni per la mappa ambientale
Riceviamo e pubblichiamo integralmente il commento dell’architetto Sergio Los sulla questione Baxi-Pengo che, come osservato da più parti, al di là delle polemiche politiche (e non solo) potrebbe diventare un momento di confronto per ripensare il futuro dei grandi spazi del territorio.
***
Sergio Los agosto 2023
Università IUAV di Venezia
Se potessimo conoscere le ragioni che hanno motivato questa scelta appassionata del 27 luglio, troveremmo di tutto, e non sarebbero certo motivi capaci di costruire un fronte politico, da parte della comunità che condividendoli avrebbe potuto formarsi. Il conflitto fra destra e sinistra, la combinazione di Baxi con Pengo, dove la carota Baxi coi suoi posti di lavoro e ‘prodotti verdi’ era accompagnata dalla bastonata Pengo che con la logistica e altre infrastrutture avrebbe urbanizzato una delle poche aree agricole, grande come mezzo centro storico, sopravvissute al vorace consumo di suolo che contraddistingue il territorio bassanese. Un progetto potrebbe invece essere condiviso e raccogliere un adeguato consenso civico.
Un comune tra l’altro dove il rapporto fra i 43.000 abitanti e la capacità di produzione agricola è critica, proprio poiché i 47 km2 del suo territorio sono in gran parte occupati dall’abitato con una densità di 924 ab/km2 e insistenti su un versante soleggiato che arriva fino a Rubbio, con un’escursione di 1200 m, e che soltanto forme intelligenti di permacultura potrebbero rendere produttivo. Non occorre una laurea per comprendere questo, basta focalizzare il problema.
Se il Veneto accompagnasse la sua politica autonomista con una autonomia economica effettiva che consentisse forme di vita tendenzialmente auto-sussistenti, un obiettivo che, a fronte della necessità di ridurre l’invadenza delle nostre macchine nella biosfera, che dal 2020 giungono a pesare più di tutto il vivente (vedi, Ron Milo et al, Global human-made mass exceeds all living biomass, Nature 588, 2020), dovrà necessariamente essere considerato. Abbiamo già riempito più di mezza biosfera con materiali che, quando fosse riempita l’altra metà, renderebbero la Terra uguale a Marte: un pianeta morto. È questa la barbarie dei moderni, che non sanno come fermarsi. Come dice Ed Wilson in Metà della Terra, non arriveremmo mai a riempirla, poiché a un certo punto a noi ignoto, per essere la biosfera un organismo e non un minerale, la distruzione proseguirebbe da sola e la nostra vita finirebbe prima.
Questo dovrebbe portarci a modificare quel sistema produttivo che ora è concentrato sulle multinazionali e a ridurre l’entità mostruosa del trasporto, entrambi divoratori di energia e strutture artificiali basate su risorse materiali minerali non rinnovabili, assenti nella biosfera ed estratte dal sottosuolo.
Un sistema produttivo più decentrato e locale, coordinato da istituzioni confederate, era già stato proposto dall’Istituto Battelle negli anni 70 (vedi, O. Giarini, Henri Loubergé, La delusione tecnologica, I rendimenti decrescenti della tecnologia e la crisi della crescita economica, Mondadori, Milano 1978) giustificato dall’esperienza del decrescere dell’apporto offerto dal fattore tecnologico nel migliorare la qualità delle forme di vita e lo sviluppo economico. Dopo gli anni 70 arriva invece proprio l’opposto, confermando però quelle previsioni: dalle socialdemocrazie torniamo al (neo-)liberismo, dall’economia supportata da innovazioni tecnologiche passiamo alla finanziarizzazione, e la concentrazione produttiva viene aumentata attraverso processi di globalizzazione. Così abbiamo perduto un prezioso mezzo secolo per modificare gradualmente, decentrandolo, il sistema produttivo che avrebbe risparmiato moltissime risorse, ma ora non abbiamo molte alternative a un aumento dell’autonomia civica, e da fare abbastanza rapidamente.
Quando col ‘Grande reset’ (vedi, Klaus Schwab, Thierry Malleret, COVID-19: The Great Reset, Forum Publishing 2020) e con altre iniziative hanno iniziato a organizzare una ‘transizione ecologica’, per poter conservare la mitica Macchina Termo-Industriale, il Ministro R. Cingolani incaricato dal Governo Draghi di gestirla, disse subito che il problema consisteva nel pianeta, progettato per 3 miliardi di abitanti mentre stava per raggiungere gli 8 miliardi. Una partenza maldestra che indusse subito la domanda, dove avesse visto quel progetto e chi ne fosse l’autore (vedi Avvenire del 4 settembre 2021). E anche l’altra questione: ma l’assetto attuale con le sue macchine che hanno riempito metà della biosfera e continuano ad aumentare, con le mostruose disuguaglianze che crescono invece che calare e con gli abnormi trasporti dovuti alla centralizzazione del sistema, è una soluzione ottimale, oppure potremmo migliorarla convivendo tutti con una soluzione diversa? Dobbiamo e possiamo migliorarla.
Nella pedemontana vicentina, Bassano è l’ultima città che potrebbe sprecare ulteriori aree agricole, a meno che non intenda abbracciare il rischio di estinzione, continuando a trascurare le evidenti emergenze ambientali, e dando anche alle altre città un esempio pessimo come sarebbe questo. Sono sicuro che lavorando al problema urbanistico posto da Baxi-Pengo, i responsabili possano trovare una soluzione appropriata (mi occupo anch’io da qualche anno di queste cose) senza umiliare quei cittadini, consapevoli e responsabili, che hanno avvertito l’esigenza di preparare quel futuro che sarà radicalmente diverso da quello del recente passato. Marostica, che non è tanto distante da Bassano, avrebbe un territorio di 36 km2 per i suoi 14.100 abitanti, con una densità di 390 ab/km2 (contro i 924 di Bassano). Un buon progetto, fondato sulle future auto-sussistenti città, potrebbe integrarle, esemplificando alle altre città della pedemontana interessanti e attuali ricerche urbanistiche e civiche da fare.
Il 21 novembre
- 21-11-2023Notte Chiara
- 21-11-2022Oh che bel Macello
- 21-11-2022Chi ha incastrato Roger Rabbit?
- 21-11-2021Eviva España
- 21-11-2020Tendente allo Zero
- 21-11-2018Varda che dossier
- 21-11-2018El Tormenton
- 21-11-2018Peruvian Graffiti
- 21-11-2016Ma quanto mi Consta
- 21-11-2016Operazione Super G
- 21-11-2015Buon N@t@le
- 21-11-2015Tezze sul Brenta: baratto amministrativo in consiglio comunale
- 21-11-2014Cucinati a dovere
- 21-11-2013Jurassic Christmas
- 21-11-20136 milioni sul pavimento
- 21-11-2013Sul Ponte per il Tribunale, Filippin assente
- 21-11-2012Scacco a Scettro
- 21-11-2011Dai tacchetti al tacco 12
- 21-11-2011Tutti per Sammy, Sammy per tutti
- 21-11-2011“Violenza sulle donne, è il momento di dire basta”
- 21-11-2011Una webcam può aiutare a guarire
- 21-11-2009Mara Bizzotto: “A Natale regalerò un crocifisso ai sette giudici europei”
- 21-11-2009Crocifisso: “Seppelliremo di firme la sentenza di Strasburgo”