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Rivoluzione a Rianimazione
Il reparto più “chiuso” dell'Ospedale di Bassano apre le porte ai familiari delle persone ricoverate. La loro presenza "riduce lo stress e le complicanze cardiovascolari dei pazienti". Il primario dr. Marco Baiocchi: “E' un cambio epocale”
Pubblicato il 25-02-2012
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A volte le “rivoluzioni” possono essere a costo zero.
E' il caso della Rianimazione dell'Ospedale di Bassano del Grappa che - per prima in provincia di Vicenza e tra le poche nel Veneto - apre le sue porte ai familiari dei pazienti ricoverati. Da questo mese di febbraio i parenti possono accedere e rimanere in reparto, vicino ai propri cari, per diverse ore al giorno: dalle 6 alle 7, dalle 10 alle 12.30 e dalle 14 alle 24.
L'Ospedale San Bassiano scrive così un nuovo capitolo del progetto complessivo di umanizzazione delle cure secondo una nuova parola d'ordine: abbattere l'isolamento a cui fino ad oggi sono stati costretti i pazienti in Terapia Intensiva.

Il primario della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale San Bassiano, dr. Marco Baiocchi (foto Alessandro Tich)
Le conoscenze attuali dimostrano infatti che la separazione dalla propria famiglia è motivo di stress e di ulteriore sofferenza per il paziente e che uno dei bisogni più importanti dei familiari è quello di fare visita e stare vicini al proprio caro.
Da qui la decisione di aprire le porte di uno dei reparti più “chiusi”, per definizione, dell'assistenza ospedaliera: la Rianimazione, che coi suoi 10 posti letto ricovera a Bassano circa 500 pazienti all'anno, per varie patologie, che versano in condizioni critiche e in prognosi riservata.
Un'iniziativa che intende rimuovere le barriere fisiche e di relazione che il parente ha con la persona che ama e con il personale che lavora in Terapia Intensiva, che la cura e la accudisce. E che non causa, come dimostrato dalla letteratura scientifica, aumento di infezioni.
“La filosofia della Rianimazione aperta - ha affermato il primario della struttura dr. Marco Baiocchi - permette di considerare il lavoro dei medici e infermieri di Rianimazione in un'ottica completamente diversa, che rappresenta un cambio epocale. La terapia intensiva significa tanta tecnologia, ma è necessario condividere a 360 gradi i bisogni del paziente.”
“La Rianimazione aperta - ha aggiunto il dr. Baiocchi - non è solo un'apertura di tempo, ma vuol dire cambiare la nostra modalità di pensiero. Lo scopo è quello di creare una “alleanza terapeutica” tra medico, paziente e familiare. Non è una moda, ma è una modalità di risposta alle esigenze del paziente e della famiglia. La riorganizzazione del reparto ha comportato il lavoro di un anno e ha richiesto diversi incontri e confronti con il personale della struttura".
"Ci aspettiamo - ha concluso il direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione - un grande “incrocio” di collaborazione con i familiari. La loro presenza riduce significativamente sia le complicanze cardiovascolari che gli stati d'ansia o di stress dei loro cari. I parenti potranno anche svolgere delle attività assistenziali elementari, a beneficio di un loro coinvolgimento attivo. L'entrata senza barriere è quindi un modello di trasparenza e condivisione, confermato dall'evidenza scientifica che non causa infezioni."
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