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Marco Polo
Giornalista
Bassanonet.it
Primo piano
Bassano male ma non allo sbando
Il Bassano deve saper far fronte a varie carenze. Reagire subito per affrontare il Portogruaro
Pubblicato il 11-10-2011
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Dopo tre anni esatti il Bassano Virtus tornerà ad affrontare il rivale di sempre, il Portogruaro, quella specie di uomo nero che è arrivato una notte e ha strappato con uno colpo sordo un sogno ad un’intera città. E proprio quando all’orizzonte (mercoledì sera) si profila la madre di tutte sfide, almeno per chi il giallorosso l’ha vissuto o lo vive fino al midollo, il Soccer Team si trova nella scomoda situazione di non doversi guardare le spalle perché alle spalle non c’è più nessuno. Il ritorno al “Mecchia” non può essere etichettato con “è una partita come un'altra” anche perché può rappresentare una prima svolta stagionale. Osvaldo Jaconi recepisce il messaggio e non si tira indietro dal caricare l’ambiente: “Sappiamo benissimo che la ferita aperta sul Bassano dal Portogruaro non si è ancora rimarginata nonostante siano passate quattro stagioni. In squadra, ma anche in società e nello staff, ci sono diversi reduci di allora. Siamo anche abbastanza arrabbiati. Ce la metteremo tutta”. Beh, quale occasione migliore per far girare la situazione?
Lettura di una situazione complicata. La delusione è tanta nell’ambiente. La sconfitta con il Barletta ha lasciato strascichi polemici che non si toccavano da alcuni anni: molte sono le opinioni ma il comune denominatore è la frustrazione che viene dai risultati. E' chiaro che tale battuta d'arresto sia stata un brutto colpo però allo stato attuale ci sono dei punti che riteniamo inconfutabili e che, forse, consentono una più attenta (o quanto meno un’altra) chiave di lettura della sconfitta contro i biancorossi.
Filippo Fracaro al debutto con la maglia giallorossa (foto Roberto Bosca)
1) la squadra sta attraversando un momento difficile in termini di punti il che produce una difficoltà psicologica, più o meno importante, che non può non incidere nelle prestazioni, ed in particolar modo quando devi gestire il pallone (e con il Barletta s’è visto chiaramente anche se poi incidono anche le qualità insite dei giocatori). Non vuol essere un alibi, lungi da noi, ma se le sconfitte con PegoCrema e Cremonese sono state giuste e meritate di tutt’altro tenore sono state le gare con Lanciano, Latina e lo stesso Barletta. Su questa classifica oltre ai demeriti ascrivibili alla squadra, hanno avuto la loro incidenza sia gli infortuni che un pizzico di sfortuna (vedi reti subite al primo tiro in porta, decisioni arbitrali e, non ultimo, un calendario particolarmente ostico). Quel che rimane è che da una situazioni così non se ne esce dall’oggi al domani ma con prudenza e un passettino alla volta. Possiamo individuare tutte le colpe che vogliamo ma questa è la situazione e bisogna prenderne atto. Anche per valutare la prova di domenica.
2) Una rosa non particolarmente competitiva e con il giocatore più importante della comitiva, Bonetto, che non si è ancora del tutto preso la squadra. In estate si è ragionato su 4-2-3-1 e atteggiamento offensivo e la stoffa è stata comprata (con un budget fin troppo ristretto) per comporre tale vestito. Nessun giocatore di grandissimo spessore, a parte Bonetto, ma tutta gente funzionale ad un progetto in generale e ad un sistema di gioco in particolare. Ma se hai meno individualità, ti viene a mancare un punto di riferimento come La Grotteria, hai meno fisico degli avversari, gli under sono più giovani di due anni rispetto agli under dell’anno scorso e ti viene a saltare il sistema di gioco che dovrebbe sopperire a tutte le suddette carenze e portare punti… Nonostante queste premesse rimaniamo convinti che questo Bassano, com’è strutturato, possa dire la sua e portare a buoni risultati (salvezza). Chiaro però che con la voragine di punti che è già andata a crearsi (ben sei dalla sest’ultima) diventerà quasi imprescindibile rivedere le scelte di mercato.
3) Non si spreme sangue dai sassi. Jaconi sta facendo il possibile con la rosa che ha a disposizione. L’unico errore che possiamo imputare al mister è quello di aver sopravalutato le possibilità di questo gruppo in estate nel senso di provare a fare quel passo in più che evidentemente non è nelle corde di questa squadra, vedi l’iniziale 4-2-3-1 e annesso atteggiamento propositivo. Ci sono volute alcune partite affinché il mister ritrovasse il bandolo della matassa: pur dovendo sacrificare, dolorosamente, un giocatore come Caciagli si è arrivati a puntare sul sistema di gioco probabilmente più adatto ai giocatori presenti. Oltre che sull’idea di tornare a puntare su difesa e contropiede, che allo stato dei fatti sono le uniche armi che ha questa squadra per far punti. Questo però non significa che dall'oggi al domani arriveranno prestazioni incontenibili o palle gol a raffica (era inimmaginabile pensare di vedere questo con il Barletta) perchè ci vuole il giusto tempo per assimilare movimenti e concetti richiesti dal nuovo modulo. Ma continui progressi, questo si era doveroso aspettarsi. E da l’Alto Adige al Barletta i passi avanti si son visti, nonostante i pugliesi non siano nemmeno paragonabili agli altoatesini, e le 3 nitide palle gol contro 1 (!) sono un’ulteriore prova. Certo, l’importante è metterla nel sacco ma senza degli errori a volte sciagurati sottoporta difficilmente il Bassano avrebbe perso le ultime due gare casalinghe.
4) L’ultimo appunto riguarda la forza del Barletta. Seppur gravato da tutti i suddetti limiti attuali il Bassano ha impedito ad un Barletta nettamente più forte e non zavorrato dalla presenza di under di rendersi pericoloso. La partita è stata preparata nell’unico modo in cui, in questo momento ma probabilmente anche in futuro esattamente come l’anno scorso, era possibile fare punti.
Cosa resta di tutto ciò? Un desolante ultimo posto in classifica ma non una squadra allo sbando. Senza andare troppo lontano l'ultimo Bassano di Roselli (ricordate la gara di Sacile?) era un team senza capo ne coda e con poche, pochissime idee sul da farsi. Questo di Bassano invece no. E' saldamente nelle mani del suo trainer. Ora sta alla squadra assorbire tutta l’enorme quantità di rabbia e delusione che aleggia nell’ambiente. Assorbirla, incamerarla per poi scaricarla contro il rivale di sempre.
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