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Marco Polo
Giornalista
Bassanonet.it
È un Bassano pazzesco
Rimonta due gol al Como nel quarto d’ora finale grazie ai gol di Longobardi e Venitucci su rigore
Pubblicato il 17-04-2011
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BASSANO – COMO 2-2
Bassano Virtus (4-3-1-2): Grosso 6; Basso 6,5, Pellizzer 5,5, Porchia 5,5, Ghosheh 6; Lorenzini 5,5 (st 10’ Rodriguez 6,5), Caciagli 6,5 (st 17’ Venitucci 7), Mateos 6,5; La Grotteria 6; Guariniello 6, Longobardi 7.
Dario Venitucci l'uomo chiave della partita. (foto Roberto Bosca)
A disp.: Rossi, Beccia, Madiotto, Niada, Zamuner. All.: Jaconi 7.
Como (4-4-2): Castelli 6; Semenzato 6, Zullo 6,5, Magli 6, Franco 6,5; Bardelloni 6,5(st 16’ Morandi 6), Filipe 5, Ardito 6,5, Filippini 6; Maah 7 (st 23’ Lacarra sv), Germinale 6,5 (st 31’ Fautario sv).
A disp.: Dossena, Maggioni, Scardina, Dal Dalt. All.: Brevi 7.
ARBITRO: Fabbrini di Livorno 5.
RETI: pt 11’ Germinale (C), pt 21’ Maah (C), st 27’ Longobardi (BV), st 50’ Venitucci rig (BV)
NOTE: spettatori 1500.
Ammoniti: Ghosheh, Bardelloni, Porchia, Semenzato, Maah, Castelli, La Grotteria, Ardito
Espulsi: Filipe
Angoli: 4-4
Recupero: pt 2’; st 5’.
La partita più pazza dell’anno si conclude in un bagno d’estasi che passerà alla storia. Un pareggio così spettacolare, così glorioso, così magico che nessuno dei presenti al “Mercante” potrà mai scordare. Un piccolo pezzo, un mattoncino di storia calcistica bassanese costruito dalle sapienti mani di Osvaldo Jaconi e dalla squadra da lui creata. Sotto di due reti, con un uomo in più ma vezzeggiati da l’ennesimo rigore solare non concesso, il Soccer Team ha la forza di ribaltare il risultato. Per la quarta volta consecutiva i giallorossi vanno per primi in svantaggio. Niente male davvero per una squadra che vive di pane, difesa e ripartenze riuscire a recuperare per ben tre volte il risultato (tranne la trasferta di Salerno)! Questa constatazione delinea l’ennesimo step superato dal Bassano in questa stagione, soprattutto se si considera il valore degli avversari di turno (un Hellas Verona in ripresa, il Gubbio capolista e un Como che ha raccolto cinque vittorie e due pareggi nelle ultime sette gare). Al tramonto del campionato, quando manca l’ultimo passettino per raggiungere la matematica salvezza, la formazione di Bassano del Grappa è riuscita, con una prova di adrenalina pura, anche nell’intento di saldare ulteriormente il rapporto con il numerosissimo pubblico che per l’occasione assiepava gli spalti del “Mercante”. Passaggio questo obbligato per una compagine che vuole diventare nel medio-lungo termine un top team della categoria. Infine l’arbitraggio: tre indizi iniziano a tratteggiare una prova. Dopo gli episodi capitati con Lumezzane e Verona, lascia a dir poco sgomenti vedere il direttore di gara, debuttante in Prima Divisione, non indicare il dischetto sul netto tocco di mano in area di Franco (ma le colpe più grandi sono ascrivibili al guardalinee). Forse è giunto il momento di alzare la voce.
Meglio il Como, ma che leggerezze difensive. Basta un attimo, l’attimo in cui il direttore di gara fischia l’avvio delle ostilità, e si scatena l’inferno. Il “Mercante” vibra fin dalle fondamenta, tanto potenti sono le folate di energia che Soccer Team e Como emanano nel battersi a tutto campo. Lo scontro tra le due principali outsider (Gubbio escluso) del campionato è di un intensità pazzesca, folgorante come una battagli epica. Il Como si presenta come una squadra compatta, messa in campo in maniera perfetta ma anche molto versatile. Il 4-4-2 di Oscar Bervi si dimostra molto elastico: un attimo son tutti dietro la linea della palla, l’attimo successivo i giocatori in maglia biancoblù si riversano nella metà campo avversaria. Il tutto ben impregnato da dosi massicce di emotività positiva. Una squadra che per questo rivela i tratti caratteristici dei giallorossi di Jaconi. A buon intenditore poche parole: con due squadre del genere in campo è facile capire come ogni contrasto sia vissuto come fosse quello decisivo, si gioca molto in verticale, i ribaltamenti di fronte sono continui e ficcanti. L’avvio del match è equilibrato e sfavillante nella voglia di entrambe le compagini di prevalere sull’ altra. Ma ben presto è il Como a condurre le danze nonostante le prime due occasioni del match siano ad appannaggio dei padroni di casa: prima La Grotteria e poi un mischione in area comasca dove né Lorenzini né Porchia riescono nella deviazioni vincente. Di vincente, al contrario, c’è il cross di Filippini all’11’ che, complice un qui pro quo (del tipo “la prendo io o la prendi tu”) tra Pellizzer e Porchia, pesca Germinale dentro l’area piccola. L’attaccante di testa non si fa pregare e fredda Grosso. La reazione del Bassano è subito veemente, il tempo di arrivare dalle parti di Castelli e Longobardi lascia sul posto due difensori avversari, penetra in area dall’altezza del lato corto di sinistra e mette dentro una palla tesa per La Grotteria. Se non lo vedi non ci credi eppure il piattone destro del Gaucho non inquadra lo specchio della porta. Una palla gol così il campione Mar de la Plata in maglia giallorossa non l’aveva mai fallita. Non sarebbe il caso di caricare di eccessive responsabilità quest’unica, seppur colossale, occasione se non fosse che sull’eventuale 1 a 1 il brillantissimo Como di Brevi non potrebbe abbassare il baricentro, conquistare palla e innescare contropiedi che mandano in tilt quella che ha dimostrato di essere la miglior retroguardia del torneo. Mai dallo scorso autunno in avanti Ghosheh, Porchia, Pellizzer e Basso avevano vissuto 45 minuti del genere, da allora mai l’intera fase difensiva giallorossa aveva traballato sì tanto paurosamente. Al 17’ Bassa anticipa Germinale di un soffio salvando un gol fatto. E poi ci si mette anche l’arbitro: al 19’ un’invenzione di La Grotteria innesca lo scatto bruciante di Longobardi. La punta prende posizione su Semenzato e mentre sta per involarsi verso la porta biancoblù lo stesso terzino ospite lo strattona fino a farlo cadere. Il legittimo dubbio è che si tratti di ultimo uomo, in ogni caso il difensore si sarebbe meritato almeno un giallo (giallo che al 42’ si prenderà davvero),mentre il direttore di gara fischia addirittura fallo in attacco. Ciò non toglie che siano gli ospiti ad avere una netta supremazia territoriale. Eppure anche il raddoppio, 21’, è più che evitabile con Maah libero di controllare e scaricare in rete un servizio facile facile del compagno di reparto Germinale. Il clima già surriscaldato da continue azioni sempre al limite, e da un arbitro che bontà sua fatica a tenere in pugno la situazione, diventa incandescente quando Ardito interviene duramente su Ghosheh. Il tutto contro tutti che ne consegue manda in onda la più classica rissa da saloon. Fioccano i gialli, non per Caciagli che incolpa Porchia di un fallo che probabilmente ha fatto lui.
Ripresa bassanese. Il Bassano ha bisogno di riprendere in mano la partita così Jaconi attende appena 10 minuti per stravolgere l’assetto offensivo dei suoi. Fuori Lorenzini per Rodriguez per proporre un 4-2-4 d’altri tempi: l’ala cubana a destra, Guariniello a sinistra e La Grotteria a suggerire per i tre compagni di reparto. Altri 7 minuti e il capo tribù toglie anche Caciagli per inserire la fantasia e il lancio lungo di Venitucci. E nel frattempo gli ospiti rimangono pure in 10 per l’espulsione del centrocampista Filipe, reo di aver continuato la sua azione a gioco fermo e, probabilmente, di avere protestato con una parola di troppo. Nonostante le numerose bocche da fuoco in campo, nonché di elementi in grado di innescarle, il Soccer Team fatica ad inquadrare la porta avversaria perché c’è sempre quel pizzico di frenesia e scarsa lucidità negli ultimi 20 metri di fronte ad una squadra lombarda asserragliata e assatanata nel chiudere tutti i varchi. Probabilmente nemmeno la condizione atletica è più quella di un mese fa ma l’infiammabile carica emotiva di questa squadra è inesauribile. E la scintilla per innescarla è li li per arrivare.
Signori e signore ecco a voi la rimonta. Il momento chiave che riapre il match, che fa ribollire il sangue nelle vene degli uomini di Jaconi e gli conferisce la spinta giusta giunge tra il 27’ e 32’. A premere start è Venitucci che si incunea mirabilmente in area e mette in mezzo per Guariniello. L’attaccante è contrastato ma riesce a servire Longobardi che di punta la infila nell’angolo lontano. Lo stadio esplode ma diventa una vera e propria bolgia quattro minuti più tardi quando un cross dalla destra di Rodriguez viene intercettato all’interno dell’area dal braccio di Franco. Il fallo da rigore è così clamoroso che persino il 64enne Osvaldo Jaconi mette da parte acciacchi vari per scheggiare a chiedere spiegazioni all’assistente di linea. Ma non otterrà niente. Niente. Ma questo gruppo ha la scorza dura, ci prova e ci riprova mettendo in area quantità industriali di palloni che si tramutano in mischioni furibondi. In uno di questi Mateos colpisce di tacco al volo con la sfera che va a sbattere sulla traversa. Ma il tempo passa inesorabile, i cinque minuti di recupero scivolano via in un lampo. Il 95’ dietro l’angolo quando una giocata che Braghin definirà “da Juve” tra Rodriguez e Venitucci (i due giallorossi hanno trascorsi nel settore giovanile bianconero, società la Juventus che ne detiene ancora oggi metà la comproprietà) porta Morandi a commettere fallo sul centrocampista. Rigore. Sulla palla va Venitucci (invece del rigorista Longobardi che poi spiegherà quegli attimi in conferenza stampa) mentre l’intero stadio è lì che trattiene il respiro. Il fischi dell’arbitro è avvolto da un silenzio surreale. Poi il boato, il boato di gioia e una corsa sfrenata mano nella mano sotto la tribuna. Eh si Bassano, solo tu potevi riuscirci.
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