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Marco Polo
Giornalista
Bassanonet.it
Cresce l’attesa per il responso-Diesel
Braghin lavora nell’ombra per preparare il terreno in caso di via libera. L’intelaiatura di squadra è buona, la riduzione del budget comporterà innesti con requisiti ben precisi.
Pubblicato il 20-05-2010
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Stefano Braghin sta aspettando. Diligentemente e pazientemente attende il segnale di via libera. Nulla osta che può maturare solo dentro la stanza dei bottoni della Diesel, gli incontri e discussioni tra la famiglia Rosso e Roberto Masiero, anch’egli possessore di una quota del capitale sociale, sono frequenti. I segnali da parte della piazza sono in parte arrivati ed altri ne arriveranno, la voglia di continuare potrebbe presto tornare. A breve verranno tirate le somme.
Nel frattempo il dg è comunque operativo. Ci sono da sbrigare tutti gli adempimenti burocratici di routine al termine di una stagione ma anche da gettare le basi per quanto riguarda il prossimo campionato per non farsi trovare impreparati in caso di via libera. Casi da sistemare sono gli accordi per quanto riguarda i fine prestiti dei giocatori di proprietà del Soccer Team come Nicola Bizzotto e Shadi Ghosheh (anche se pare francamente non verosimile che rimarranno in giallorosso assieme a Veronese e Beccia, a meno che non vengano impiegati da centrali difensivi) o le trattative per riscattare Baido e Crocetti. Ma ogni decisione potrà esser presa solo una volta fissati tre capisaldi fondamentali, in ordine: budget, obiettivi e, di conseguenza, allenatore. I primi due sono ad appannaggio della proprietà, il terzo da condividere tra proprietà e Braghin (anche se sono sempre più insistenti gli indizi che indicano in Massimo Beghetto l’uomo più accreditato per condurre i giallorossi nella prossima stagione).
Stefano Braghin aspetta il segnale della società per imbastire il nuovo Bassano (foto Nicola Parolin)
In ogni caso, se i vertici Diesel decidono di proseguire, la politica di austerità appare improcrastinabile. Le riduzioni riguarderanno in particolare la voce stipendi e quella relativa all’acquisto dei cartellini sulla stessa linea già percorsa nell’ultima campagna acquisti. Stefano Rosso ha parlato chiaro, il taglio di budget ci sarà (potrebbe trattarsi di un ulteriore 20-30% dopo la riduzione già attuata l’estate scorsa), verranno inseriti in squadra un maggior numero di giovani talentuosi, dallo stipendio decisamente meno pesante, ma da far maturare ed esplodere. Il direttore generale non si scompone più di tanto: “Basta essere chiari fin dal principio – attacca l’ex dirigente dell’Alessandria –. Un campionato che punti alla valorizzazione dei giovani può essere inseguito con i più meritevoli tra i giocatori sfornati dal settore giovanile integrati con ragazzi provenienti da altre società o dalla serie D ma comunque di buon livello. Questo tipo di operazioni sono state varate già a partire dall’estate scorsa e stiamo parlando di Martina, Iocolano e Drudi. È chiaro che impostare un campionato del genere significa che l’obiettivo principale non è quello di arrivare primi a tutti i costi ma valorizzare i giovani, specialmente quelli del territorio, mantenendo dignitosamente la categoria senza obblighi particolari se non quello di dare il massimo”. Attenzione però un ridimensionamento di questo tipo non significa ripartire da zero. Infatti dei giocatori che compongono la rosa ben 11 sono vincolati da almeno un altro anno di contratto: Zattin, Beccia, Martina, Pellizzer, Veronese, Drudi (per lui è previsto un anno a farsi le ossa lontano da Bassano ma sempre in Seconda Divisione), Iocolano, Guariniello più i ragazzi della Berretti Barrichello e Panarotto e i fine prestiti Bizzotto e Ghosheh. Insomma qualcosa di più di un’intelaiatura se si considera che il Soccer Team farà di tutto per trattenere i già citati Baido e Crocetti, Caciagli, La Grotteria, Basso e Grillo, tutti in scadenza. Discorso a parte meritano Anaclerio e soprattutto Zanetti che a fronte di una buona sistemazione potrebbero venir lasciati partire. È in bilico la posizione di Fabiano, allettato dall’idea di provare un’avventura al piano di sopra, mentre per capitan Pavesi potrebbe esserci il congedo definitivo. In ogni caso partire a fari spenti consentirebbe di approcciare il campionato senza le consuete tonnellate di pressione addosso: “ Beh se guardiamo all’ultima stagione basterebbe osservare il girone A per rendersi conto che l’Alto Adige è partito ridimensionato e ha vinto, lo Spezia è partito per dominare ed è arrivato dietro – continua Braghin – . Alle volte non avere pressioni aiuta i giocatori a rendere di più ma non è una regola fissa. Sicuramente il calcio sta cambiando, una gestione rigorosa delle risorse è cosa buona e giusta in un periodo come quello che sta attraversando il paese. Tanto più se si considerano le ingenti spese affrontate in questi anni e che non hanno portato alla tanto agognata promozione. Secondo me già mantenere una piazza come Bassano tra i professionisti è qualcosa di assolutamente straordinario. Se arrivasse qualcosa in più sarebbe come far avverare un sogno. Per questo reputo errato pensare che questa squadra debba arrivare prima per vocazione divina, trovo assurdo che qualsiasi altro piazzamento venga vissuto come una retrocessione. Certo, capisco che le aspettative siano sempre alte avendo a che fare con una proprietà come la Diesel però spendere tanto non è sinonimo di vittorie così come spendere di meno non è sinonimo di retrocessione”. E di esempi nel calcio, ad ogni latitudine, ce ne sono fin troppi a cominciare dal Portogruaro, tanto per restare in tema, e finire col Padova di Cestaro.
Uno dei temi scottanti indicati da Stefano Rosso riguarda il pubblico. La mancanza di risultati negli ultimi due anni, unita alle delusioni per veder sfumare l’obiettivo sempre sul fino di lana, ha allentato la passione attorno ai giallorossi. Braghin ha vissuto l’esperienze di piazze assolutamente contrapposte, in termini di pubblico, come Pisa o Alessandria e Ivrea. Ecco la sua opinione: “In effetti bisogna distinguere due categorie distinte di piazze calcistiche. Quelle in cui storia e tradizione hanno permesso la formazione di uno zoccolo duro, molto numeroso, di spettatori a prescindere dai risultati ed altre in cui l’assenza di un glorioso passato non ha consentito questo. L’errore da non fare è considerare una piazza per quello che non è. Fino a pochi anni fa il Bassano militava in categorie non molto diverse rispetto alle realtà limitrofe. Da cinque anni questa compagine è entrate nel calcio professionistico e piano piano sta cercando di costruire una base solida di spettatori che non siano spinti a seguire la squadra solo quando arrivano i risultati. Nel nostro caso non ci sono storia, tradizione e passato però nello stesso tempo sarebbero presenti enormi potenzialità per creare uno splendido futuro. Tutto dipende dalla decisione che prenderà la proprietà. E’ su quello che dovremmo concentrarci e lavorare”.
Una delle vie principali per aumentare il consenso intorno alla squadra è senza dubbio vestire di giallorosso giocatori nati e cresciuti nel territorio. In primis perché gli stimoli che muovono questi giocatori sono altissimi, in secondo luogo perché tra loro e i tifosi si crea un legame speciale che fa di loro una specie di collante tra squadra e città. L’ex bandiera Matteo Nichele l’ha ribadito più volte ma anche Alessandro Pontarollo, valligiano, centrocampista offensivo del Legnano, già alle dipendenze di Braghin ad Ivrea, ha recentemente ribadito di voler tornare a “casa sua”: “Questa è una delle strade però a patto che accompagnato al valore simbolico ci sia anche un assodato valore tecnico e umano. Per esempio se un giocatore che risponde a questi requisiti viene ma non gioca potrebbe crearsi un problema. Ripeto dipende dal valore tecnico e umano dei ragazzi in questione: se sono dei ragazzi positivi a prescindere potrebbero portare una ventata di entusiasmo in tutto l’ambiente”.
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