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Marco PoloMarco Polo
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Calcio

Bassano profanato

Si chiude come peggio non poteva la storia d’affari tra il Bassano e la Diesel. L’ex patròn acquisisce il Vicenza portandosi via il malloppo (titolo sportivo) e sopprime la squadra del cuore di centinaia di bassanesi

Pubblicato il 30-05-2018
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Mai fine fu più ignominiosa per una squadra di calcio a questi livelli prima di oggi in Italia. Fusioni e spostamenti di titoli sono già capitate è vero, ma mai al livello di coinvolgere un comprensorio da un centinaio di migliaia di abitanti come quello ai piedi del Grappa. Si è pure creato un precedente grave sul quale le istituzioni sportive dovrebbero muoversi. Molto meglio un fallimento che permette poi una rinascita folgorante (vedi Padova, Venezia, Parma) o latente (Treviso) ma pur sempre rinascita. Tanto più che la tanto vituperata piazza bassanese qualche estimatore ce l’ha. Invece siamo di fronte al libero arbitrio di un imprenditore di cancellare la squadra del cuore (!!!) di centinaia di persone, una squadra rappresentativa di una città di cui essere orgogliosi come la nostra, squadra nella quale lui per primo ha investito per tanti anni risorse non solo economiche. Dallo spergiurare amore a Bassano al cancellare il Bassano il passo è stato così breve da rimanerne inebetiti, increduli, sgomenti. A fine aprile in diretta nazionale su Rai Sport il presidente Stefano Rosso tratteggiava un futuro roseo per la formazione di Bassano del Grappa, quindici giorni dopo RR in persona fa scoppiare la bomba. Un colpo di scena (horror) degno di un poliziesco in cui il serial killer è il marito della protagonista.

Ovviamente non è in discussione la scelta imprenditoriale della famiglia Rosso, il Vicenza offre molte più opportunità (e problemi) del Soccer Team, appellativo che useremo per l’ultima volta, oltre al fatto che un imprenditore è libero di investire le sue risorse dove vuole – vedi Ponte di Rialto. Ma se il BV55ST srl è di proprietà Diesel, il Bassano Calcio è di proprietà morale dei bassanesi e nessuno ha il diritto di decretarne l’esistenza o meno. In qualsiasi categoria la squadra si trovasse a giocare. E nessuno può decidere a tavolino di far tifare una squadra, non lo si può fare tra squadre della stessa città – proponete voi ai tifosi della Lazio di tifare Roma – figurarsi di città diverse anche se la formazione calcistica bassanese non ha raggiunto (ovviamente per colpa dei tifosi) le vette di altre squadre espressione di città analoghe, da Empoli in giù fino al fu Portoguaro. Con l’apertura della busta presentata da OTB presso il Tribunale di Vicenza si scopre che non c’è nessuna offerta per il titolo sportivo dei biancorossi, costo 300 mila euro. Il che significa che il Vicenza l’anno prossimo si iscriverà in serie C con il titolo del Bassano Virtus, impedendo l’iscrizione di una nuova squadra con le credenziali e la storia giallorosse. Il punto più basso di una storia d’amore (amore?) giunta al capolinea e che rappresenterà una macchia indelebile in saecula saeculorum amen.


Se siamo giunti all’epilogo peggiore possibile c’è anche un bel po’ di sfiga. Se nel 2015 i giallorossi avessero fatto il grande e meritatissimo balzo in serie B oggi non staremo scrivendo del tentativo (o qualcosa di più) di disintegrare l’idea stessa di Bassano Calcio. Qualcuno dà la colpa ai tribunali, qualche altro invece alla scadente campagna acquisti nel gennaio dello stesso anno quando nonostante le invocazioni di Antonio Asta giunsero a rinforzare il BV due ultime scelte. Non si possono rinnegare le emozioni che una squadra sempre competitiva ha regalato in questi anni, emozioni che hanno coinvolto trasversalmente bassanesi di tutte le fasce di età. La moglie di chi scrive ieri sera ha detto: “Dai, dai, morto un papa se ne fa un altro”. Il problema è che qui, al momento, non è rimasto nemmeno il Vaticano.

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