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Fuori Tonon e Munarini a Savona e dentro dalla Liguria il centrocampista Andrea Casarini e l'esterno offensivo Manuel Spadafora, due ventenni rampanti e razzenti, presumibilmente con l'argento vivo addosso. Che mercato è stato? Il mercato di chi da seconda forza solitaria aveva pochissimo da cambiare e ha scelto di non aggiungere perchè da due anni a questa parte questa società ha scelto di investire in maniera oculatissima, spendendo lo stretto indispensabile e valorizzando al massimo le cosiddette risorse umane. Una strategia per molti discutibile ma che all'atto pratico ha prodotto un campionato fosforescente vinto in pompa magna contro ogni pronostico e stracciando ogni record, una Supercoppa regale e - sostanzialmente con le medesime forze in pista - un'annata finora strabiliante al piano di sopra, perdippiù da matricola, in lotta furibonda per la B. Qualcosa di clamoroso e fragoroso. E quindi, la domanda lecita è perchè diavolo, specie in tempi ormai eterni di contenimento dei costi, un club che sta macinando tutti quanti debba allargare i cordoni della borsa quando due o tre innesti robusti non garantiscono automaticamente la promozione. Il calcio non è aritmetica e un Bassano che sino al 2009 aveva sganciato tanti bei dollaroni a tutti raccogliendo molto meno di quanto speso ha da alcuni anni mutato drasticamente rotta stupendo e strabiliando la platea. Un club, lo ricordiamo una volta di più, che ha avuto il merito di tornare a riempire lo stadio e che soprattutto ha coinvolto come mai in passato le forze produttive ed economiche del territorio, trainandole attorno al pallone, quando una manciata di km più in là c'è chi sta già lanciando appelli più o meno vigorosi di aiuto. E francamente la storiella sciocca e stucchevole che i Grandi Capi non vorrebbero salire in B è una filastrocca che non sta in piedi perchè al contrario i Grandi Capi hanno una voglia matta di andare in B e sfidare di nuovo il Vicenza, il Parma o il Cesena, ma vogliono arrivarci alla loro maniera cioè continuando a meravigliare. Se nei giorni lontani della D, qualcuno sorrideva di questo Bassano sempre munifico eppoi frustrante sul campo, ora il Bassano del rigore e dell'austerity è diventato un modello da esportare in tutta Italia, un'eccellenza Diesel di richiamo nazionale per un marchio che dentro e fuori dai nostri confini è brand che impazza. E chiaramente imprenditori del calibro di Renzo e Stefano Rosso, col senso della competizione tatuato nel dna, hanno due o tre orgasmi giornalieri nel vedere arrancare dietro oppure lontanissimo dal Bassano illustri colleghi proprietari o presidenti che hanno scucito il doppio o il triplo dei giallorossi e sono stati messi tutti belli allineati e in fila. Il Bassano dei giovani e dei tanti ingaggi low cost, mentre altrove firmano assegnoni a più zeri a qualche figurina frustra e sbiadita. La Virtus che da due anni sta facendo schiattare d'invidia fior di industriali col morbo del pallone, beh, qui se la stanno godendo un mondo. E a ragione. E figurarsi se c'è la voglia di interrompere il giochino sul più bello. Poi semmai bisognerà verificare se oltre al medio periodo saprà durare anche sul lungo. Ma nel football 5 giorni sono spesso un'era geologica , immaginatevi un altro paio d'anni. E tra 5 giorni si gioca a Bergamo, il futuro è lì.
Il Bassano resta secondo da solo dopo il successo sul Pordenone (FOTO ROBERTO BOSCA)
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