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Svuotatando la vicenda dall'emotività del momento e analizzandola invece molto più freddamente, la separazione tra Bassano e Massimo Giudice stupisce per tempistiche e modalità (un mese fa non avrebbe sorpreso, ora sì), non se si prendono in considerazione i risultati. E' il cosiddetto timing a sorprendere, segno che qualcosa che prima era allentato si è lacerato e strappato all'improvviso, probabilmente qualcosa non necessariamente inerente alla pista, ma più vicino alle umane questione caratteriali e di pelle. Sino a febbraio pur zoppicando e procedendo in maniera molto accidentata (la squadra era stata assemblata male in partenza, monca di almeno un difensore e orfana di Nicolas) stava viaggiando in linea con le aspettative. E il rinnovo alle viste di Massimo era legittimo e sacrosanto, in virtù di un lavoro condotto egregiamente seppur tra mille difficoltà e inciampi. Poi però c'è stato il tracollo repentino e deflagrante: ko a Prato, sette pappe sul muso a Trissino (Trissino, non Barcellona), 5-0 di parziale tutto in un tempo incassato a Valdagno con derby in malora, uscita immediata e netta già al primo giro in Coppa Italia ancora contro la Recalac, collasso interno col Forte dei Marmi, da 5-1 a 6-7 nell'ultimo quarto di match, umiliante 0-5 casalingo col Viareggio, imbarazzante scoppola (8-2) in Spagna col Noia e uscita anticipata dall'Europa, infine il rovescio inequivocabile di Breganze, ultima tappa di un calvario francamente insopportabile che costringe stasera il Sind a piegare alle 20.30 al palazzo il Correggio per garantirsi almeno il quinto posto in griglia playoff e mettersi al riparo dall'eventuale accoglimento del reclamo di Follonica alla Caf per i 2 punti di penalizzazione. Numeri alla mano, mai uno scalpo strappato a una big, un solo punto sui 24 disponibili raccolto con le grandi, il peggior ruolino da 17 anni a questa parte, sono cifre che inchioderebbero chiunque, anche Mandrake o il Padreterno se andasse in panchina, non solo Giudice. Specie se rapportato a un roster che contempla due assi riconosciuti come Garcia e Gimenez (lo spagnolo sino allo scorso anno non aveva mai sbagliato un colpo), due nazionali quali Ambrosio e Nicolas, un ex azzurro come Zen, un monumento tra i pali del calibro di Cunegatti e un cambio affidabile tipo Campagnolo. Investimenti comunque considerevoli se si considera ad esempio che il Viareggio in estate ha speso meno ed è davanti. Una cattiva tabella di marcia che fa seguito a un'annata, quella precedente, chiusa più o meno orribilmente e tra mille veleni. Un torneo a cui avrebbe dovuto far seguito il campionato del rilancio e che invece è rimasto lettera morta. Due anni di amarezze bastano e avanzano per firmare il congedo e in uno sport professionistico dove un qualunque coach è figlio dei risultati, non vedo alcuna indignazione.
Diverso semmai, è il discorso legato al settore giovanile. Massimo oltrechè valente tattico e apprezzabile stratega che però a livello di prima squadra aveva semplicemente esaurito un ciclo, tutto qui, rimane un mirabile istruttore del vivaio e, questo sì, era un ruolo che avrebbe potuto ricoprire proficuamente adesso e anche in futuro. E in questo senso posso comprendere il disorientamento dei genitori dei piccoli hockeisti privati delle loro guida. Ma ribadisco, si è creata una rottura tra le parti che va oltre la semplice dimensione agonistica (e anche con lo spogliatoio, fatalmente certi equilibri si erano incrinati), sicchè capisco altresì l'intenzione della proprietà di risolvere in anticipo un accordo che sarebbe comunque andato in scadenza a giugno. In situazioni simili, per provare a salvare il salvabile rincorrendo almeno un'impennata d'orgoglio in vista dei playoff, un club non potendo silurare l'intera rosa, solleva il trainer e il suo staff provando a scongiurare l'appiattimento totale nel momento clou della stagione. Può piacere oppure no, ma da che mondo e mondo nell'agonismo di vertice funziona così. Ora c'è l'autogestione del gruppo affidata ai veterani, Garcia in primis, capitan Zen e naturalmente Cunegatti per il lavoro dei portieri, la scelta più logica e saggia per amministrare il prossimo mese e mezzo. Giudice lascia in eredità una memorabile Coppa Europa Cers del 2012, primo e unico trofeo continentale giallorosso e un'impronta indelebile di instancabile programmatore, pure se il suo tempo a livello di serie A da queste parti era probabilmente finito, il malumore montante dei tifosi e della curva è una spia indicativa sotto questo profilo. Tuttavia assistere adesso alla disputa in stile Guelfi e Ghibellini tra gli orfani e le vedove più o meno inconsolabili di Massimo e i denigratori di Giudice, per vedere chi prima o dopo avrà ragione, è la cosa più sciocca, infantile e inutile da registrare. C'è un simbolo e una maglia da onorare, quelle rimangono i protagonisti passano. Il bene supremo è il Bassano e il patrimonio della sua gente che trepida per quei colori. Il resto è contorno.
Improvvisa rivoluzione al Sind Bassano (FOTO ROBERTO BOSCA)
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