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Due indizi non fanno una prova (elementare, Watson) ma alimentano comunque il sospetto. Sì, la sensazione che almeno a livello di spirito e mentalità questo Bassano stavolta ci sia davvero, dopo due anni spesi a far flanella e chiusi orrendamente. Nel senso che la permanenza/promozione nella C unica rimane impresa da indomiti temerari o forse solamente da folli incoscienti, tuttavia la netta impressione è che quest'anno si potrà anche ruzzolare ma senza mai chinare la testa davanti a nessuno e sempre semmai sguainando lo spadone. Per chi ha ancora negli occhi le immagini di due mesi fa ai playoff col Monza, nell'ora in cui avrebbe dovuto spaccare tutto, quel Bassano tronfio, pieno di grandi firme e vuoto nell'anima, sfondarsi da solo, timido e sbiadito, pallido e impacciato colare a picco, rivedere ora un gruppo felicemente ruggente è una bella botta di vita.
Perchè se la famiglia Rosso ha messo in serissimo dubbio la sua permanenza tra 12 mesi al timone del club, non è per una città non esattamente bollente (ma alle sfide cruciali la gente faceva la fila al Mercante), nè per i cronisti cattivoni e birbanti che hanno semplicemente preso atto e censurato due campionati orribili, ma proprio perchè giocatori e tecnici hanno floppato per due stagioni di fila, alcuni molli e supponenti, sovente goffi e irritanti, specchio di un atteggiamento nel quale una proprietà abituata a dominare duelli e competitor ben più aggressivi su scenari internazionali non poteva e non doveva riconoscersi. Già, quella fottuta e insopportabile etichetta di belli e fighi, di chic ed elegantoni, di fastidiosi damerini davanti ai quali tutta la manovalanza specializzata della Lega Pro ti ha battuto nell'ultimo biennio, dal Feralpi Salò all'Andria, dal Renate al Casale, salvo poi prenderti pure sottilmente per il culo. Ecco, quella patente di sgradevole leziosità aveva cominciato a strapparla 3 anni fa Osvaldo Jaconi nel memorabile torneo di C1 dentro cui si è cullato persino il sogno dei playoff per la B da matricola assoluta, inchiodando sul pari il magno Verona al Bentegodi dinanzi a 15 mila fedeli, sta forse riprendendo a farlo Mario Petrone, il precettore partenopeo (e parte sardo) che di Napoli ha conservato la celeberrima cazzimma, il temperamento che se quest'anno in C non ce l'hai ti piallano già sulla linea di partenza. Sono germogli di speranza, è giusto e legittimo credere che possano finalmente sbocciare.
CITTA KO: Dopo il Vicenza (1-0), va fuori giri anche il Cittadella, abbattuto 2-0 dalle prodezze di Tommy Maistrello, già sicario dei biancorossi, che segna proteggendo sfera e stangando da centravanti vero e che, da centrattacco di scorta, in attesa del numero nove titolare sta procedendo benone. Poi il fiocco alla prestazione lo imbuca Berrettoni con una sberla delle sue della distanza, dentro un prova tutta intensità e slancio, pressing e ripartenze. E pazienza se nella partita bis col Montebelluna padrone di casa e con lo schieramento colmo di ragazzini della Berretti, Bassano si incarta. Oddìo, Petrone la prende malissimo e si guasta la notte reclamando a gran voce impegno massimale, ora lunedì lo sentiranno alla ripresa del lavoro, c'è da scommetterci, ma anche nel 2-1 per quelli della Marca maturato allo scadere (pareggio momentaneo dell'emergente Stefano Bizzotto, altro giovanotto da seguire, la riserva della riserva Maistrello) che costa il trofeo artigliato dal Cittadella, Bassano tendenzialmente non molla la presa e quando lo fa paga dazio.
Bassano segue il vangelo di Petrone
SUMMER LEAGUE: Vero, è pallone sotto l'ombrellone, ci sono tara e peso netto da valutare, ma se uno come Giacomo Cenetti, ieri a riposo per un affaticamento, ventiquattrenne mastino napoletano, preso per far la guardia del centrocampo, si esprime così ("Alla domenica o mangiamo noi, o mangiano gli altri - ha sottolineato - e noi siamo così affamati da non poterci permettere di stare a digiuno. Mai"), forse Bassano ha davvero imboccato la strada giusta. Che nel suo caso però è la retta via dopo troppe imperdonabili sventatezze.
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