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Ormai ci hanno “abituati” bene in casa Rugby Bassano. Una stagione tra alti e bassi che ha avuto il lieto fine, la salvezza nel campionato di serie B per i Seniores, un vivaio che stagione dopo stagione non cresce solo nei numeri, ma che anche sulla qualità ha decisamente le carte in regola. Un calendario fitto di appuntamenti che accompagnerà l’estate, in cui palla ovale e amicizia si fondono in un mix esplosivo, che regala divertimento, magari anche con un pizzico di nostalgia per chi non c’è più, ma che ha lasciato un segno indelebile nello sport nobile cittadino, ma la ciurma giallorossa è una famiglia che ti fa sentire sempre “a casa”.
Già, perché di casa si sentono anche Edoardo Ferraro e Engjel Makelara, classe 1996. Per molti non servirebbe aggiungere altro, ben note sono le loro gesta, ma come ogni storia a lieto fine merita di essere raccontata.
Il settore giovanile marchiato Rugby Bassano è da diversi anni ormai il fiore all’occhiello della Società ed è il frutto di una scelta che ha voluto consolidare le basi per puntare, poi, ad una struttura solida e che non fosse una meteora per qualche exploit stagionale. Inutile, forse, sottolineare come questa visione ha trovato all’oggi una conferma, vista la necessità di avere risorse interne valide se si vuole “sopravvivere”, ma non è spazio questo per tali dibattiti…

Si ritorna ai giovani, all’esperienza di validi tecnici in grado di scoprire nuovi talenti e dare loro gli strumenti per crescere. Edoardo scopre in rugby ancora in fasce (il papà Massimo “Pluto” Ferraro ex giocatore nonché allenatori per diverse stagioni della prima squadra cittadina ndr) mentre Engjel dopo aver esplorato calcio e nuoto, a quattordici anni trova nella palla ovale le maggiori soddisfazioni e, a dirla tutta, diventa il modo con cui tenere a bada un temperamento “peperino”.
All’ultimo anno di under 14 i nostri protagonisti si trovano compagni di squadra: se nel percorso di Edoardo, già ai tempi del minirugby si intravedeva che il piccolo rugbista ci sapeva fare con il pallone ovale, una bella scoperta è stato ammirare le doti del neofita. Certo, anche Madre Natura ci ha messo lo zampino, fisico prestante non è certo cosa da poco ed un buon punto di partenza!! Arrivano presto le chiamate alle Selezioni di categoria, bella vetrina in cui poter far vedere le proprie qualità. Presto detto e la blasonata Benetton Treviso, società professionistica che nell’ambiente non ha certo bisogno di presentazioni, un nome, una garanzia…non nasconde l’interesse per i due giocatori. Tempo di sbrigare le formalità ed il passaggio è fatto. Una ghiotta occasione per gli atleti e un motivo di orgoglio per la Società giallorossa, che non ha esitato nel concedere ai ragazzi una tale opportunità. Comincia così una nuova avventura, nuovi compagni, nuovo ambiente e soprattutto un sogno che comincia a diventare realtà. Sotto la guida del tecnico Gasparini, Edoardo e Engjel sono alla loro seconda stagione con la maglia della Benetton, ma le belle notizie non finiscono qui: un’altra è la chiamata che arriva, una di quelle che tolgono il fiato, dalla contentezza. Coach Brunello e il suo staff li scelgono per far parte della rosa della Nazionale under 17 con cui nello scorso mese di aprile disputano due incontri: uno a Liechfield contro l’England Schools con la vittoria degli Azzurri e uno a Piacenza contro la Francia terminato in parità. Davvero niente male come esordio.
Questa è la cronaca in breve, ma è facendo una chiaccherata con loro (rigorosamente alla Club House del Rugby Bassano!) che si scoprono i dettagli che contano. Non è sempre tutto oro ciò che luccica e a confermarlo all’unisono sono proprio i protagonisti di questa avventura. L’impegno e la dedizione rischiesti sono tanti e alla loro età non è poi così facile. Niente pietosismi, per carità, ma se del professionismo si vuole farne il proprio fututo è innanzitutto importante crescere con la mentalità giusta. La settimana di Edo e Engjel è scandita da ritmi caotici: sveglia all’alba, lavoro in palestra, colazione, scuola, pranzo, studio, allenamento in campo fino a sera, giusto il tempo di cenare e poi tra le braccia di Morfeo per ricaricare le batterie. A questo si aggiungono le partite, le trasferte, insomma, poco tempo per lo svago senza dimenticare che non c’è la mamma a casa ad aspettarli, già perché anche la lontananza da casa a volte è difficile da gestire. Ma a chiedergli se rinuncerebbero a tutto questo non esitano a sbarrare gli occhi e scuotere la testa, la passione per il rugby il traino di tutto, le iniziali difficoltà sono state superate con i compagni di squadra, con lo staff che li segue diventando una seconda famiglia su cui appoggiarsi. Certo, il lavoro è tanto e tosto, non basta avere del talento, quello certo aiuta, ma il loro percorso è fatto di organizzazione, mentalità, maturazione, sacrificio, dedizione, umiltà,insomma non molto diverso dalle altre discipline, ma elementi indispensabili se si vuole raggiungere la meta e fare di una passione il lavoro di una vita.
Negli “scampoli” di tempo è d’obbligo il passaggio per il quertier generele di Cà Baroncello, dove appena possono vengono e vedere i compagni, non li definiscono ex, che disputano le partite o anche solo un allenemento e altrettanta contentezza quando il “favore” viene restituito. Già, perché l’amicizia è rimasta con tutti e al Rugby Bassano si sentono a casa e agli allenatori con cui hanno cominciato a calcare i campi da gioco devono molto.
Nei loro volti celano, a dispetto di una fisicità prorompente, la genuinità di chi è ben consapevole che la strada è lunga, ma l’aver intrapreso questo cammino è già una soddisfazione, che non mancano di condividere con le famiglie, primi sostenitori, che non esitano a seguirli, appena possono anche in trasferta. Nell’Italia dei “mammoni” Edo e Enjel sono certo un’eccezione: fuori da casa ben al dì sotto dell’età media, non negano che la nostalgia a volte ha fatto capolino, ma ringraziano i loro genitori per averli lasciati “spiccare il volo”, un’esperienza che consiglierebbero anche ai loro coetanei. Decisamente…temprante!
La conversazione è delle più variegate, non manca di certo la parlantina ai nostri due protagonisti, un punto a loro favore in un domani, ce lo auguriamo, in cui testate giornalistiche ben più quotate li chiameranno per qualche intervista.
Lo sguardo si fa sognante nel ricordare le emozioni nell’aver indossato la maglia della Nazionale, nell’aver sentito l’inno…difficile tradurle in parole, l’ansia della sera prima, i riti scaramantici che non vengono svelati, cercare tra i tifosi volti conosciuti per trovare uno sguardo rassicurante e poi i compagni di squadra, colore con i quali condividere decisamente tutto. Non mancano anneddoti divertenti:spesso accade che ad allenarli ci siano gli atleti della prima squadra del Benetton e, come si dice “il mondo è piccolo”, non è inusuale che si trovino gomito a gomito con Marco Filippucci, anche lui un volto noto in città, figlio del direttore sportivo del Rugby Bassano.
L’agenda dei due giovani rugbisti è già ricca di appuntamenti, uno stage estivo tra il Sud Afriva e l’Argentina è già in programma e nelle terre dove il rugby è un’istituzione, l’esperienza si preannuncia allettante, non solo sul piano tecnico, ma anche umano.
Cosa riserverà il futuro non è cosa nota, ma di certo per Edoardo e Engjel un in bocca al lupo è d’obbligo e che la loro esperienza, oltre ad essere un iniezione di entusiasmo per il Rugby Bassano, una prova tangibile che il lavoro che quotidianamente si cerca di offrire ai tesserati dà dei frutti, deve essere di esempio per i giovani giallorossi. Validi elementi non mancano, alcuni già impegnati in Accademia e altri sotto lo squardo vigile dei selezionatori: se la grande passione per la palla ovale si vuol far diventare il proprio futuro, giusto crederci, ma impegno, sacrificio e umiltà non devono mancare. Parola di Edo e Engjel!!
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