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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Robert De Stino
Intervista a Roberto Campagnolo, sconfitto con onore al ballottaggio. “Faccio gli auguri per i prossimi anni di governo a Nicola Finco, ma in termini di rappresentanza non ha la città con lui, rispetto a come ce l’aveva Elena Pavan”
Pubblicato il 26-06-2024
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Appuntamento con Roberto Campagnolo alle ore 11 al Caffè Danieli.
Dopo quattro mesi di stress per la campagna elettorale, soprattutto per lui ma anche per me e per i rispettivi ruoli, ci sta alla grande l’incontro per un’intervista in un contesto di completo relax.
Relax che avverto anche negli atteggiamenti dell’intervistato, disteso e sorridente per quanto al ballottaggio di domenica e lunedì scorsi abbia perso la corsa per l’elezione a sindaco di Bassano.
Foto Alessandro Tich
Alcuni cittadini che passano per la piazza lo riconoscono e lo salutano, qualcuno si avvicina anche al nostro tavolino per esprimergli il proprio dispiacere per come sono andate le cose.
Lui mi racconta che in questi due giorni ha ricevuto numerosi messaggi di solidarietà “anche da persone impensabili”, a riprova di quella che in gergo giornalistico ma non solo può essere definita una sconfitta onorevole.
Da ieri è partito ufficialmente il nuovo quinquennio di amministrazione, con la proclamazione del sindaco eletto Nicola Finco, e per Campagnolo così ha voluto il fato, ovvero la volontà dei cittadini: Robert De Stino.
Adesso per il candidato perdente è il momento (scusatemi ma nel linguaggio corrente il nome della lista civica di Gianni Zen & Friends viene sempre fuori anche senza volerlo) di tracciare un bilancio ponderato sull’esito definitivo del voto in città, smaltite l’adrenalina dello spoglio delle schede al secondo turno e la delusione per il traguardo mancato.
Roberto Campagnolo: a freddo e non più a caldo, qual è il suo giudizio sul risultato del ballottaggio?
Ha vinto Nicola Finco, quindi auguri per i prossimi anni di governo a Bassano del Grappa. Noi abbiamo fatto una campagna elettorale secondo me in crescendo, partendo da quella che doveva essere quasi una testimonianza, come la mia candidatura e quella di altri. Siamo riusciti ad aggregare e ad aggregare convintamente per arrivare alla fine credendoci, e siamo arrivati vicinissimi al risultato. Questo non consola, anzi lascia un po’ l’amaro in bocca. Bisogna fare una riflessione su quello che è successo e capire cosa potevamo fare di diverso. Io credo che si poteva lavorare un po’ meglio in alcuni quartieri, in qualcuno lo abbiamo fatto e in altri meno. Poi bravi loro, nel riuscire a portare a casa un consenso spesso acritico che ha superato tutte le contraddizioni che ci sono e rimangono all’interno di quella compagine. Per quanto riguarda noi, invece, probabilmente il nostro messaggio è passato ma non è passato a sufficienza come un messaggio diverso per il governo di Bassano del Grappa. È andata così, insomma.
La mia impressione è che vi siate troppo appiattiti sulle potenzialità di consenso della lista civica apparentata è il Momento, la più votata al primo turno. Lei cosa replica?
Io ho scelto di fare una campagna elettorale leggendo i segnali politici veri che arrivavano e partendo già da prima dell’apparentamento con è il Momento. Quindi, ad esempio, il fatto che al primo turno io ho chiesto di stare sui nostri temi. Una cosa che a queste latitudini politiche non è sempre premiante. “Stare sui nostri temi” vuol dire sostenibilità, ambiente, attenzione agli ultimi, inclusività. Tutti temi che passano all’interno di un elettorato di centrosinistra e sono magari più resistenti a un elettorato moderato verso il centrodestra. Però la mia scelta è stata quella di essere coerente. Questo volevamo rappresentare perché, parlando con la gente, questo ci arrivava. Il primo turno ha dato un altro forte segnale che era quello del cambiamento, interpretato da è il Momento. E secondo me era il vero valore aggiunto, che politicamente io ho chiesto fosse riconosciuto. Perché ricordo che l’apparentamento oggi consente a due persone in più di quella lista di essere in consiglio comunale. Quindi anche perdendo, il Partito Democratico in particolare ha ceduto seggi a favore di questi ragazzi. Io credo che però questa sia una cosa giusta, a prescindere, in prospettiva.
Perché?
Perché era l’altro messaggio positivo, cioè il nostro valoriale e il loro di novità. Loro rimangono da qui ai prossimi cinque anni. Tra cinque anni non ci potrà essere Roberto Campagnolo candidato, questo è fuori da ogni dubbio. Io continuerò a fare politica e vedremo come, se in consiglio o fuori lo deciderò nei prossimi mesi. La mia passione rimane a prescindere da tutto e continuerà ad esserci sui valori in cui credo, in maniera coerente. Però noi abbiamo anche giovani che si sono impegnati in questa tornata elettorale e che sono la potenziale futura classe dirigente, capace, preparata e che ha voglia di mettersi in gioco. Da Giovanni Campagnolo, a Manuel Remonato, alle ragazze che verranno in consiglio comunale. Tanta roba.
Poco più di 500 voti di differenza tra Finco e lei. Sono pochi o sono tanti?
Sono democraticamente giusti per non poter dubitare sul risultato, cosa che ho fatto chiamando subito Nicola Finco. In termini relativi sono pochissimi perché sono 260 elettori che si potevano convincere sulla nostra proposta.
260?
Eh sì, perché se tu di quei 500, 260 li fai votare per Campagnolo arrivi esattamente alla pari. Quindi stiamo parlando di poco. Però, se questo lo vediamo in termini assoluti, c’è un dato che emerge. E cioè che noi al secondo turno prendiamo 8.136 voti, più dei 7.909 voti che cinque anni fa sono stati presi al primo turno con un’affluenza diversa contro Elena Pavan. Vuol dire che il centrosinistra comunque cresce di peso elettorale, rispetto alla proposta e ai candidati, per motivi che saranno analizzati. Nicola Finco prende 8.663 voti contro i 14.311 della Pavan. Questo è un dato politico dal quale non possiamo prescindere. Cioè metà dei bassanesi che sono venuti a votare domenica e lunedì hanno sostenuto la nostra proposta politica che, su molti temi e anche su una visione di fare politica, è in antitesi a quella di Nicola Finco.
Lo interpreto come un “premio di consolazione” per la Pavan…
Nicola Finco si trova a capo di una maggioranza che è addirittura peggiorata, come coerenza e come capacità di visione complessiva, rispetto a quella che aveva Elena Pavan dove il centrodestra era convintamente unito. Mentre qui c’è un’operazione da laboratorio politico, e lo dico in negativo nel senso che passiamo sopra a tutto. Persone che un anno fa si davano degli “infami” - ricordo i giudizi su alcuni consiglieri sul caso San Lazzaro - e che ora si abbracciano e sono contenti perché andranno in giunta insieme. Ma non può essere cambiata quella visione. Oppure i valori in cui credono, e il suo articolo su Gianni Castellan mi pare esemplare in tutto questo. Queste contraddizioni, secondo me, ci saranno. Nicola Finco ha capacità politica, è un politico navigato, quindi probabilmente sarà più in grado della Pavan di gestirle. Però ce le avrà partendo da un consenso che è comunque molto più basso rispetto a cinque anni fa. In termini di rappresentanza, Finco non ha la città con lui, come l’aveva Elena Pavan. E se Elena Pavan, con contraddizioni minori, è andata in crisi sulle macroscelte, come abbiamo visto, sono curioso di vedere quello che riuscirà a fare Nicola Finco. Credo che non sarà semplice per lui.
Secondo lei, l’astensionismo ancora più forte al secondo turno vi ha penalizzato, oppure ha equamente limitato i consensi di entrambi i contendenti?
Un maggiore astensionismo tra il primo e il secondo turno c’è sempre, è fisiologico. Ma non ci ha penalizzato perché visti questi dati, noi addirittura cresciamo più di quelle che potevano essere le aspettative e più del potenziale che aveva Nicola Finco. Lui non è riuscito a portare a casa tutto quello che aveva, tenendo conto che quello di Elena Pavan è comunque un elettorato di centrodestra. Lui ha lasciato giù molti voti.
Che cosa vi ha impedito di dare l’ultimo e decisivo colpo di reni per arrivare primi al traguardo?
Non lo so. Il nostro è stato un percorso bello e netto fino in fondo. Forse il non aver capito nell’ultimo periodo che era importante controbattere a quella che era la campagna, non pubblica ma sottotraccia, di messaggi WhatsApp come “arrivano i comunisti”, “la sinistra che torna”, “gay pride 365 giorni all’anno”. Noi abbiamo sottovalutato questa cosa. Io ho tentato di dare un messaggio anche un po’ ironico la sera prima delle elezioni. Andava spiegato alla gente con lo stesso mezzo che non era così, ma bisognava scendere al loro livello. A volte però, se vuoi sconfiggere un avversario, dal punto di vista politico, devi usare anche le sue stesse armi.
In conclusione, che cosa si sente di dire al nuovo sindaco Nicola Finco?
Gli faccio gli auguri, comunque. Lui è sindaco di una città stupenda che è Bassano del Grappa. Si sono dette molte cose in campagna elettorale e spero che effettivamente, almeno sulle questioni principali, ci si possa trovare d’accordo. Noi siamo disponibili ad essere sempre dalla parte di Bassano del Grappa. Alcuni suoi messaggi che ho visto nell’ultimo periodo, comprese le dichiarazioni che sono uscite oggi sulla stampa, mi fanno pensare. Ci sono dei temi su cui secondo me ci si sta muovendo in modo diametralmente opposto a come vorremmo noi e a come secondo noi vorrebbe la città. Uno su tutti è la Casa di Riposo e la questione Piano Mar. Le due cose sono strettamente legate, rispetto a come le sta ponendo oggi Nicola Finco. E su questo ci sarà da parte nostra un livello di attenzione altissimo per evitare che si vada a privatizzare anche questo servizio.
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