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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Elezioni 2024

Nicolajewka

Analisi del risultato e della campagna elettorale dei candidati sindaci di Bassano: Elena Pavan

Pubblicato il 13-06-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Eccoci qua, siamo arrivati al punto.
Di tutti e cinque gli editoriali che ho promesso di dedicare e che sto dedicando all’analisi del risultato e della campagna elettorale dei candidati sindaci di Bassano, questo è il più difficile da scrivere.
Perché il voto dei cittadini su un sindaco uscente è sempre anche un giudizio sulla sua amministrazione, per cui un’analisi davvero approfondita sulla sconfitta di Elena Pavan dovrebbe allargarsi alla valutazione dei suoi cinque anni di mandato. Ne uscirebbe un libro invece che un articolo, ma senza scendere negli infiniti dettagli è sufficiente individuarne in questa sede i riflessi nella risposta degli elettori.

Elena Pavan (foto Alessandro Tich)

Ricordo subito l’esito della sua candidatura: 4.799 voti per lei, pari al 23,03% dei consensi, a capo della coalizione composta da Fratelli d’Italia, Elena Pavan Sindaco e Forza Bassano.
Terzo posto in graduatoria, previsioni della vigilia rovesciate e ciao ciao ballottaggio.
Quella della Pavan è stata davvero una sconfitta epocale, nella battaglia diretta con colui che cinque anni fa la lanciò alla guida della coalizione di centrodestra capeggiata dalla Lega e che cinque anni dopo l’ha spodestata nella corsa al secondo turno: Nicola Finco.
La disfatta di Nicolajewka.

Come ho già avuto modo di evidenziare e di spiegarne i motivi nel mio articolo “Sfracelli d’Italia”, il fatto che Elena Pavan, scaricata dalla Lega a favore di Finco, si sia agganciata al treno vincente (ma a livello nazionale) di Fratelli d’Italia non ha giovato alla causa, anzi.
E se uno dei mantra dei suoi sostenitori è l’attenuante che bisogna concederle per i suoi primi due anni di amministrazione in cui il programma di mandato è stato sconvolto dal Covid, bisogna oggettivamente riconoscerle anche l’attenuante di aver compiuto una missione elettorale che all’inizio sembrava impossibile.
Se - come ho scritto nell’editoriale precedente - quella di Nicola Finco è stata una partenza ad handicap, la Pavan rischiava proprio di non partire.
Dopodiché ha concentrato le forze nel costruire la sua lista civica Elena Pavan Sindaco e ha approfittato della congiunzione astrale inizialmente a lei negativa per allearsi in coalizione con FdI: col senno di poi sono tutti bravi a dire che ha sbagliato, ma al momento dell’accordo solo un pazzo avrebbe potuto obiettare che non avesse fatto la scelta giusta.
Ma l’altro giorno ho incontrato un cittadino bassanese che mi ha rivelato, nel nome del voto disgiunto e facendomi immediatamente frullare i pensieri nella testa:
“Io alle amministrative ho votato per Fratelli d’Italia, ma non ho votato per Elena Pavan.”
Al netto della spaccatura fratricida in tre tronconi del centrodestra, allora mi chiedo una cosa.
Perché il 76,97% dei bassanesi che sono andati a votare l’8 e il 9 giugno non hanno votato per il sindaco che cinque anni fa, col centrodestra unito, aveva trionfato al primo turno col 61,40% dei consensi, al punto da portare almeno un elettore a scrivere una preferenza sulla lista di Fratelli d’Italia ma a tracciare la croce sul nome di un altro candidato sindaco?

Certamente le radici di questo esito vanno ricercate nel giudizio sull’amministrazione comunale uscente e sul sindaco che l’ha rappresentata. Riguardo alla quale, come ho già scritto, andrebbero svolti degli approfondimenti ben più articolati.
Ma è anche vero che la campagna elettorale serve proprio per ristabilire il patto coi cittadini cercando soprattutto di giocare le proprie carte su quello che di buono è stato fatto e sulle opere già iniziate e da completare.
Proprio questo è stato il leitmotiv di Elena Pavan nel mese precedente al voto:
“Al nostro insediamento abbiamo trovato i cassetti vuoti - ha affermato più volte -. Adesso il Comune è un treno che corre, votare per la continuità significa non perdere tempo.”
Diversamente dagli altri aspiranti primi cittadini, primo fra tutti Roberto Marin, il sindaco uscente tuttavia non ha puntato sui comunicati e sulle conferenze stampa per l’illustrazione dei punti del suo programma da candidato sindaco e di coalizione, limitandosi nella comunicazione attraverso i media al minimo sindacale.
Un’opportunità di diffondere il verbo che ha certamente sottovalutato.
Ma c’è stata una conferenza stampa che lei ha fatto e che ha costituito probabilmente una discriminante del consenso elettorale.
Ed è stata quella in cui Elena Pavan, assieme ai suoi fedelissimi di Fratelli d’Italia Andrea Zonta e Antonio Guglielmini, ha annunciato il progetto ideato dallo stesso Guglielmini per la risoluzione del problema dei parcheggi in destra Brenta, con demolizione della scuola media Bellavitis per dare spazio ad un nuovo e grande parcheggio, dismissione della scuola primaria Pascoli e costruzione di un nuovo plesso scolastico unificato nell’area dell’attuale campo sportivo di proprietà della parrocchia della Ss. Trinità.
Un lancio di proposta in grande stile, ma l’effetto è stato quello di un boomerang.

Con una lettera aperta a Bassanonet (oltre 19.600 visualizzazioni) il Comitato Genitori della scuola primaria Pascoli si è dichiarato “incredulo per la notizia”, sottolineando che “è fondamentale che tali proposte siano sviluppate in consultazione con i principali portatori di interesse, come i genitori e la dirigenza scolastica”.
Il tutto a fronte del fatto che “alla fine del 2023, grazie ai media (incluso Bassanonet), abbiamo appreso che il Comune ha pianificato un progetto di messa a norma dell’edificio della scuola Pascoli da realizzare nel 2024” e che, nonostante ciò, “ad oggi non conosciamo i dettagli sui lavori”.
In altre parole, il maxi progetto per i parcheggi con nuovo plesso scolastico in destra Brenta, riguardante anche i destini della primaria Pascoli, è stato sviluppato all’insaputa dei diretti interessati, aggiungendo la vicenda al carrello delle ricorrenti critiche al sindaco uscente sul mancato coinvolgimento diretto dei cittadini.
Una proposta progettuale con cui la Pavan ha inoltre offerto su un vassoio d’argento l’opportunità ai suoi avversari, e in particolare a Roberto Campagnolo e al PD, di attaccarla su “un’idea allo stato attuale insostenibile”.
Risultato finale: alla sezione 32 di Angarano allestita proprio nella scuola media Bellavitis, il sindaco uscente è finito al terzo posto, superato rispettivamente da Campagnolo e da Finco.

Ma quello del seggio di Angarano stato solo un tassello di un mosaico più diffuso.
Sulle 41 sezioni elettorali del Comune di Bassano del Grappa Elena Pavan ha puntato la sua bandierina solamente su 11, tutte in sinistra Brenta, lasciando ai suoi concorrenti la vittoria nelle altre 30 sezioni e finendo per essere bocciata soprattutto nelle periferie.
Facendo i conti della serva, sommando aritmeticamente i consensi ottenuti dai tre candidati sindaci Finco, Pavan e Marin e immaginando una coalizione unica di centrodestra, otteniamo il risultato complessivo del 57,91%, nuovamente da elezione secca del sindaco al primo turno come nel 2019.
È un dato che consegno al centrodestra bassanese, affinché possa mangiarsi ulteriormente le unghie per le divisioni che lo hanno contraddistinto.
Ma siamo sicuri che se fosse stata ricandidata nuovamente Elena Pavan, a capo di un centrodestra unito come cinque anni fa, sarebbe andata così?

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