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Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Gli Scudocrucciati
È nella coalizione che va al ballottaggio per Finco. Ma il flop della Democrazia Cristiana (1,87%) salta all’occhio. Analisi su una lista soverchiata dalla figura ispiratrice ed insieme ingombrante del Dominus non candidato Luigi D’Agrò
Pubblicato il 12-06-2024
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Per essere coraggiosi, lo sono stati.
Si sono presentati con il nome della Democrazia Cristiana ed è come presentarsi ad una festa di carnevale sul tema del futuro con i costumi del Jurassic Park.
Con il rischio che la loro figura di riferimento venga a dire alla festa che il costume lo hanno sbagliato gli altri.

I candidati della lista della Democrazia Cristiana col candidato sindaco Nicola Finco (archivio Bassanonet)
Hanno cercato anche di spiegare che non è così, che loro sono “una nuova generazione di amministratori democratico-cristiani” che vogliono “cambiare passo”, ripetendo lo slogan del candidato sindaco della loro coalizione Nicola Finco, su alcune importanti tematiche cittadine come il sociale e la viabilità.
Ma alla fine i loro messaggi sono stati raccolti da appena 373 persone, le uniche che li hanno votati, relegandoli alla percentuale-flop dell’1,87%, al penultimo posto nella scala dei consensi tra tutte le liste in corsa alle amministrative bassanesi.
Sono loro: gli Scudocrucciati.
Crucciati perché con un risultato del genere non ci si può che crucciare.
Solo quattro candidati su 24 della lista della DC hanno superato la soglia delle 30 preferenze: il più votato Alessandro Campagnolo, ex dirigente del Commissariato di P.S. di Bassano (86 voti), Mariaelena Tosetto (63), Giovanni Battista Sandonà (35), Raffaella Campagnolo (32).
Davvero molto poco per chi si è proposto agli elettori, come da comunicazione elettorale, come portatore dei “frutti della tradizione democratico-cristiana” che “sono ancora in grado di animare una nuova leva di classe dirigente politico-amministrativa”.
L’esito del voto per la Democrazia Cristiana a Bassano è stato quindi miserrimo, ma non può sorprendere.
Alle ultime elezioni regionali in Sardegna un’altra DC, quella di Rotondi, da non confondere con quella di Cirillo e di Totò Cuffaro, che peraltro correva separata dall’UDC nella coalizione perdente di centrodestra per Paolo Truzzu, ha rimediato lo 0,3% dei consensi.
Sempre quest’anno, alle elezioni regionali in Abruzzo la lista congiunta UDC - Democrazia Cristiana, pur inserita nella coalizione vincente di centrodestra per Marco Marsilio, ha ottenuto l’1,2% dei voti e zero seggi.
È andata molto meglio in vari Comuni alle ultime elezioni amministrative dello scorso weekend in Sicilia, compreso anche qualche sindaco eletto, ma quella è la DC del siciliano Cuffaro e quello è politicamente un altro mondo.
Anche quella che si è presentata a Bassano si chiama Democrazia Cristiana, ed è un’altra DC che va per conto suo anche se il suo simbolo, che non è uno scudo ma un quadrato crociato, richiama il logo della DC di Cuffaro.
E in quanto “oggetto misterioso” sin dall’inizio, ha conquistato appena l’1,87% dei consensi, pienamente in linea con l’attuale risposta media dell’elettorato italiano nei confronti dei pronipoti della balena bianca.
Adesso la coalizione di centrolega di cui fa parte anche la Democrazia Cristiana andrà al ballottaggio e la sera di lunedì 10 giugno, tra i cortigiani in festa nella sala consiliare del municipio per il nuovo aspirante re Nicola Finco, c’era anche il capolista DC Giovanni Battista Sandonà.
Ma ciò non toglie la necessità di fare un esame di coscienza sui perché di un risultato elettorale così insoddisfacente.
Al netto dei contenuti del programma della lista, ciò che ho potuto constatare come osservatore h24 della campagna elettorale per le amministrative bassanesi è stato il corto circuito della comunicazione della DC nei confronti degli elettori.
In primo luogo, gli aspiranti appartenenti alla “nuova leva di classe dirigente politico-amministrativa democratico-cristiana” sono partiti in ampio ritardo nel comunicare le proprie cose rispetto alle altre liste.
Si sono presentati alla stampa ai Giardini Parolini lo scorso 11 maggio e hanno avuto quindi poco più di una ventina di giorni per organizzare e diffondere, inevitabilmente anche un po’ in affanno, le informazioni su lista e programma.
Ma soprattutto non sono stati in grado di gestire una comunicazione elettorale in piena autonomia, soverchiati dalla figura ispiratrice ed insieme ingombrante del Pater Familias non candidato Luigi D’Agrò.
Luigi D’Agrò è l’attuale commissario regionale della Democrazia Cristiana del Veneto ed è un politico scudocrociato di lunghissimo corso.
Vive della luce riflessa del suo quarantennale passato di consigliere e assessore comunale a Bassano, consigliere e assessore regionale, nonché parlamentare per due legislature, e non ha ancora mollato la presa.
Eminenza grigia per antonomasia, accentratore sottile, oratore criptico e grande tessitore di rapporti politici, nel solco della più autentica tradizione democristiana, è stato il principale artefice dell’operazione che ha generato la coalizione “misto mare” ovvero di centrolega a sostegno della candidatura a sindaco di Nicola Finco.
Senza di lui, la DC da una parte e dall’altra la renziana Italia Viva di Gianni Castellan non si sarebbero mai aggiunte al treno in partenza sul binario di centrodestra coi vagoni già agganciati della Lega e di Forza Italia.
Operazione che alla fine è stata premiata dagli elettori, portando Finco a superare sorprendentemente nella corsa al ballottaggio la sua ex pupilla ed avversaria diretta Elena Pavan.
Se Nicola Finco diventerà sindaco di Bassano, per riconoscenza dovrà portare una torta a D’Agrò ad ogni suo compleanno.
Questa volta però “l’assessore dei Mondiali di Ciclismo a Bassano 1985”, Dominus non candidato della lista della Democrazia Cristiana, è andato ben oltre al suo ruolo di regista politico dietro le quinte, conquistando uno spazio di primo piano nella comunicazione elettorale e sovrapponendosi in questo modo alla stessa lista dei “suoi” candidati DC.
Sin dai mesi di febbraio e marzo la visibilità sui media - soprattutto in televisione e soprattutto in una televisione - si è concentrata su di lui, il suo presenzialismo non si è fatto mai mancare a tutti i principali eventi della coalizione, visita del governatore Luca Zaia pro Nicola Finco compresa, e anche nelle conferenze stampa convocate dalla lista DC ai Giardini Parolini le telecamere sono andate sempre a caccia delle sue dichiarazioni.
E in quanto alla sindrome mediatica da “un uomo solo al comando” mi ci sono messo di mezzo anch’io, con la famosa intervista-duello del branzino su Bassanonet che ha richiamato l’attenzione di oltre 10.200 lettori, peraltro non tantissimi rispetto alla media delle visualizzazioni del nostro canale Speciale Elezioni 2024.
Risultato finale: il Pater Familias della Democrazia Cristiana bassanese ha finito col coprire la visibilità e i messaggi programmatici della sua stessa lista, che non sono arrivati pienamente e compiutamente agli elettori, confusi dal fatto di non essere facilitati a capire dove cominciava la lista e dove finiva D’Agrò.
Negli ultimissimi giorni della campagna elettorale Luigi D’Agrò mi ha persino chiesto, e anche con una certa insistenza, di fare una seconda intervista per Bassanonet.
Intervista che per reali motivi di tempo, avendo ancora diversi articoli in arretrato da scrivere, ma anche di opportunità, per non penalizzare ulteriormente i candidati di lista, ho ritenuto di non fare.
In definitiva, io non credo che se i candidati bassanesi della Democrazia Cristiana avessero avuto la possibilità di rivolgersi pienamente e autonomamente agli elettori, senza i ritardi nella comunicazione e soprattutto senza le interferenze mediatiche del loro Dominus di riferimento, l’esito del voto si sarebbe sensibilmente discostato da quell’1,87% rimediato al primo turno.
E il perché l’ho già spiegato prima: l’1% e dintorni è l’attuale forbice media di consenso, Sicilia esclusa, di ogni forma di Democrazia Cristiana che si presenta a qualche consultazione elettorale in Italia.
Ma a fronte di quanto messo in atto da tutte le altre liste concorrenti, e anche dalle liste della stessa coalizione, nessuna delle quali si è mai fatta rappresentare pubblicamente da una figura non candidata, sarebbe stato giusto ed opportuno che gli Scudocrucciati potessero almeno combattere ad armi pari.
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