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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Branzino all’Agro
Coalizione “misto mare” pro Nicola Finco, la possibile risposta degli elettori, i rapporti con la Lega, la spaccatura nel centrodestra bassanese. Animata intervista con Luigi D’Agrò, commissario regionale della Democrazia Cristiana
Pubblicato il 01-05-2024
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Oggi, egregi lettori, vi parlo di politica, di elezioni amministrative a Bassano, di coalizione “misto mare” e di…branzini.
Perché nulla è impossibile quando intervisti Luigi D’Agrò.
Commissario regionale della Democrazia Cristiana, D’Agrò è uno dei Padri Costituenti, se non l’autentico “spiritus movens”, della coalizione trasversale che sostiene il candidato sindaco leghista Nicola Finco.
Luigi D’Agrò (foto Alessandro Tich)
Diamo intanto a Gigi quel che è di Gigi, perché siamo al cospetto di uno dei massimi highlander della politica bassanese.
Consigliere e assessore comunale (“l’assessore dei Mondiali di Ciclismo” del 1985 a Bassano), consigliere ed assessore regionale negli anni ‘90, deputato alla Camera dal 2001 al 2008, poi nuovamente consigliere comunale a Bassano e oggi, a modo suo, ancora sulla cresta dell’onda.
Dalla DC - il partito in cui è politicamente cresciuto quando era ancora la mitologica Balena Bianca - è passato al PPI, dal PPI al CDU e dal CDU all’UDC. Da Martinazzoli a Buttiglione e via dicendo.
Ora è ritornato alle origini, a quella Democrazia Cristiana di cui oggi detiene il simbolo dello scudo crociato a seguito, come mi spiega, di una sentenza inappellabile del giudice che ha stabilito che la DC in realtà non è mai stata sciolta e ha risolto un complesso contenzioso sulla liceità di potersi fregiare del nome e del logo del partito.
Ancora nel 2014, in vista delle elezioni amministrative bassanesi di quell’anno, lo avevo intervistato per Bassanonet affermando che tra Luigi D’Agrò e un fiume carsico non c’è nessuna differenza: entrambi scorrono silenziosi per lunghi tratti e per lunghi periodi, invisibili nel loro corso sotterraneo, e quindi - all’improvviso - riaffiorano alla superficie.
Similitudine che confermo pienamente anche per il voto comunale 2024, in cui l’ex parlamentare è sbucato nuovamente dalle cavità carsiche per orchestrare la sua nuova operazione elettorale.
D’Agrò è come la MasterCard: fargli domande è cosa buona e giusta, ma punzecchiarlo non ha prezzo.
Luigi D’Agrò, partiamo intanto dalla vostra coalizione, che io ho definito “misto mare”. Lega, Forza Italia, Democrazia Cristiana, Italia Viva e adesso si è aggiunto anche Noi Moderati. Qual è l’elemento che vi accomuna?
È un bel branzino. Nel senso che, se dobbiamo cercare un’affermazione collegata alla domanda e quindi di carattere marinaro, vedendola dalle nostre parti dell’Adriatico diciamo “branzino”. In quanto è il pesce di qualità che anche la classe media può portarsi a casa, il giovedì al mercato. In altri termini, è un’area di riferimento collante. Un’identità che non è sperimentata a livello nazionale in termini di aggregazione. Ma siccome mi hanno sempre insegnato che le sperimentazioni in politica avvengono a casa tua, e quindi hanno una logica locale, e in fin dei conti i veri partiti che esistono sono partiti sempre dal territorio, anche qui noi abbiamo pensato di allargare un centro. Prendendo in considerazione le difficoltà che esistevano, sia a destra che a sinistra, abbiamo voluto unire ragioni sostanzialmente anche in alcuni casi diverse per mettere insieme qualcosa che rappresentasse qui a Bassano una svolta, un sentiero da praticare. Bisogna calpestare il sentiero, prima di vedere dove si va.
Tutto ciò è arrivato per caso?
No, non c’è niente di casuale. È arrivato perché forse era il momento. Credo che sia il momento in Italia di sperimentare nuovi corsi. A maggior ragione, di tentare di riprendere in mano il senso della storia anche politica di una città come Bassano, che di politica amministrativa ha fatto la storia di un hinterland ma anche di una Provincia e anche di parte della Regione. È il tentativo di essere una cosa nuova.
Secondo lei, gli elettori lo capiranno?
Guardi, dipende anche molto dalla comunicazione. Lei, col suo modo sarcastico, sta dicendo che sono tutti scemi.
Questo lo dice lei. Perché secondo lei io sto dicendo che “sono tutti scemi”?
Perché, tanto per intenderci, io credo che i cittadini possano capirla o non capirla, però questa è una domanda che già prefigura una indolente disponibilità di chi fa la domanda che “non siamo capiti”, che siamo sostanzialmente una realtà difficile da spiegare.
Lei sta cercando di girare la frittata.
No. Ho la sensazione che anche la comunicazione sia di parte. Non c’è una comunicazione in questo momento che sia scevra da scorie che si porta dietro.
Viene a dirlo a me o si riferisce anche ad altri? Perché se no incominciamo un bel dibattito sulla comunicazione di parte a Bassano, e io ne avrei di cose da dire, ma non è questo il tema dell’intervista. Le ho chiesto se una novità così importante, gli elettori sono pronti a capirla.
Le do una risposta secca: gli elettori sono sempre intelligenti. In altri termini, quello che capiranno lo dimostreranno nel voto. Se saremo capiti o non saremo capiti, non mi interessa più di tanto. Perché il problema è che le sperimentazioni, ma anche il tentativo di cambiare strada, è sempre un’esperienza da compiere in politica.
La sua storia politica e quella del candidato sindaco Nicola Finco sono lontane anni luce. Qual è stato il vostro punto d’incontro?
Guardi, anche su questo… Questa precisazione degli “anni luce” di differenza… Vorrei sottoporre alla sua attenzione di acuto osservatore della politica veneta, che ha visto i connotati delle trasformazioni che sono avvenute dal ‘93 in poi, che se guarda bene, da queste parti gran parte dell’elettorato della Democrazia Cristiana si è poi messo con la Lega. Dico cioè che c’era una linea di unione fra pensiero e voto che è stata trasferita dalla Democrazia Cristiana alla Lega. Non siamo quindi così lontani “anni luce”. Io ho considerazioni diverse rispetto a quello che è stato il percorso della Lega, ma ho anche considerazioni che mi mettono in relazione con quella che è stata la storia della politica nel Veneto e che ha avuto, anche grazie ad alcune esperienze dei sindaci della Democrazia Cristiana, la volontà di esprimere a loro tempo un concetto di autonomia, sì da determinare, anche con Bisaglia, il tentativo di fare il “partito veneto”, sul modello della CSU tedesca. Quindi non sono “anni luce”. Siamo noi che siamo probabilmente abituati a vedere le diversità così distanti. In politica le diversità sono usate per diventare anche sintesi.
Io sostengo che lei è riuscito nell’impresa di spaccare il centrodestra a Bassano ovvero l’alleanza tra Lega e Fratelli d’Italia. È concorde con questa chiave di lettura oppure no?
Lei è sempre stato un acuto valutatore dl quelle che sono le dinamiche politiche e su questo lei è arrivato alla conclusione che c’è stata una rottura della cosiddetta coalizione di centrodestra. Ma non le pare che la frizione tra Fratelli d’Italia e Lega in qualche modo esistesse già prima del fatto che siamo scesi in campo e quasi esclusivamente con una lista, per poi trovare un meccanismo di aggregazione di altre forze? Che potevano anche essere assolutamente diverse rispetto a quelle che si sono reciprocamente riconosciute. Quindi, nel trovarsi alla resa dei conti, posso dire che lei ha perfettamente ragione, ma credo che sia stata una conclusione di un processo che è già in atto ed è più profondo rispetto anche a quanto stiamo vedendo.
La sua DC farà una lista? Oppure si spalmerà all’interno di altre liste?
L’avevo già annunciata.
Lo dica a me, non mi interessa quello che ha già detto ad altri.
La lista la facciamo. Sarà presentata e spero che lei sia dei nostri.
Se mi manda l’invito, volentieri. Domanda conclusiva. Alla fin fine, dovendo voi comunque preparare una campagna elettorale e una strategia per convincere l’elettorato, come si cuoce il branzino?
Beh, io lo farei al forno. Se lei è d’accordo, però. Perché ha la possibilità, tanto per intenderci, di non essere bruciacchiato sopra le braci. E poi perché ha la possibilità di essere lentamente depurato da tutte quelle scorie che ci sono in tutte le realtà che sono parti, per diventare l’amalgama giusto. Magari con qualche cappero.
Capperi! Che risposta.
Grazie, onorevole, per l’animata intervista. Con lei non ci si annoia mai.
Vede? Dalla MasterCard, siamo finiti a MasterChef.
E ce l’ho io il nome giusto per la ricetta di pesce da lei appena proposta: Branzino all’Agro.
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