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Iole e la giustizia italiana
La condanna a 30 anni di carcere per Michele Fusaro crea un precedente sul divario tra il buon senso della logica umana e l'applicazione "tecnica" del codice penale
Pubblicato il 02-06-2009
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Sono pochi o sono tanti 30 anni di carcere? Dipende.
Nel caso di Michele Fusaro - il sequestratore, l’omicida e il distruttore del cadavere della povera Iole Tassitani - reo confesso del più tremendo delitto compiuto a Bassano a recente memoria, sono sicuramente pochi.
E’ per questo che la sentenza di ieri, emessa dal Gup ( Giudice per l’Udienza Preliminare ) del Tribunale di Venezia dott.ssa Giuliana Galasso lascia costernati. Un caso giudiziario che crea un clamoroso precedente sul divario tra il buon senso della logica umana e l’applicazione “tecnica” delle norme del codice penale.

E non è il caso di scomodare l’eterna distinzione tra “giustizialisti” e “garantisti”: ci sono fatti - e il “caso Tassitani” è uno di questi - che non possono che essere associati, secondo il comune pensiero della gente, al massimo della pena.
“Ditemi voi - ha commentato amaramente l'avvocato della famiglia Tassitani Roberto Quintavalle - cosa bisogna fare per avere un ergastolo.” Appunto.
Per la condanna di Fusaro il giudice non ha tenuto conto dell’estrema gravità ed efferatezza del reato e ha accolto la linea dei difensori dell’imputato che avevano richiesto, per il loro assistito, la agevolazioni previste dalla procedura con la quale è stato giudicato.
Si chiama “rito abbreviato”: una formula processuale che riduce nettamente i tempi rispetto al normale processo con dibattimento, che consente di arrivare alla sentenza già nell’udienza preliminare e che prevede per questo un forte sconto di pena.
Il tutto - sempre e comunque - a discrezione del giudice, che in questo caso ha applicato la normativa alla lettera. Tra 90 giorni sarà depositato il “dispositivo” della sentenza, e si potranno capire in modo più approfondito le motivazioni di questa decisione. La vicenda giudiziaria, inoltre, è tutt’altro che finita: i legali di Fusaro - che avevano chiesto anche le attenuanti generiche per l’imputato, non accolte dal giudice - hanno già annunciato di ricorrere in appello contro la sentenza e i famigliari di Iole, con i loro avvocati, sono pronti nuovamente a battagliare per un giudizio di secondo grado.
La cronaca di questo orribile fatto resta dunque ancora aperta. L’importante è che Iole Tassitani non rimanga vittima due volte: del suo carnefice e dei cavilli normativi della giustizia italiana.
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