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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Elvio RotondoElvio Rotondo
Contributor
Bassanonet.it

Geopolitica

Portaerei Italia

Le basi militari in Italia, hanno avuto un ruolo fondamentale di sostegno ai tempi delle operazioni in Bosnia, Serbia, Kosovo e in altre aree

Pubblicato il 12-01-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Il Mediterraneo, a metà fra l’Equatore e il Polo Nord, crocevia di tre continenti, hub energetico e commerciale, nonostante la sua limitata estensione, conferma la sua centralità per la sicurezza. L’Italia si trova al suo centro con circa 7.350 km di coste. Questo le garantisce vantaggi di carattere ambientale e relazionale. La posizione geografica della penisola ha fatto si che dal 1945 sia stata utilizzata dagli alleati come l’avamposto ideale da cui presidiare le aree circostanti, soprattutto nel periodo della guerra fredda. Nel secondo dopoguerra, l'Italia ha svolto un ruolo strategico come "pilastro dell'Occidente" grazie alla sua posizione di punto di accesso all'Africa e di influenza nei Balcani.
Nel 1991, dopo la dissoluzione dell’URSS, sembrava che le basi in Italia avessero perso la loro importanza, invece, hanno continuato a rivestire un ruolo fondamentale di sostegno soprattutto nelle operazioni in Bosnia, Serbia, Kosovo e in altre aree.

Ogni giorno nel Mediterraneo ci sono 600 navi da guerra che tengono l'equilibrio della Pace

L’instabilità che si è venuta a creare, in seguito alle rivolte delle Primavere Arabe dal 2011 in poi, insieme alla proliferazione di organizzazioni estremiste e di reti criminali internazionali, ha fatto si che il fianco sud della NATO accrescesse di importanza e divenisse una priorità per l’Alleanza. Questo ha consentito all’Italia di mantenere, nel corso degli anni, una maggiore rilevanza, anche nei confronti di nuove numerose tensioni e conflitti nel Medio Oriente e in Nord Africa.

Nel 2011, durante la guerra in Libia, l’Italia ha fornito supporto logistico attraverso la messa a disposizione della coalizione di alcune basi militari. Nel corso dell’operazione contro Tripoli, l'uso delle basi aeree italiane si sono dimostrate cruciali per la loro posizione strategica.
Tra le strutture utilizzate vi furono la base aerea di Aviano, Sigonella, Trapani e altre ancora. È pressoché innegabile che il territorio nazionale sia stato utilizzato come una portaerei naturale sulla terra ferma. Anche se l’accostamento con le vere portaerei fa parte di teorie ormai sorpassate, ma riesce comunque a rendere l’idea.

La nostra penisola ospita dal 1951, basi con assetti delle forze armate americane e della NATO (tipologie che peraltro spesso coincidono) per la difesa del territorio dell’Alleanza. Alcune di queste sono: la base americana di Camp Darby presso Pisa, la base aerea di Aviano in Friuli (sede del 31esimo Fighter Wing dell'Aeronautica militare statunitense), la Caserma Ederle e Camp Del Din, entrambe ospitanti truppe della US Army a Vicenza. La base navale Gaeta Naval Support Activity nel Lazio. L'Allied Joint Force Command (JFC)-Napoli, comando militare NATO situato a Giugliano in Campania, la Naval Support Activity di Napoli, con funzione di comando logistico, situata presso l’Aeroporto di Napoli-Capodichino. Un centro ricreativo militare della US Navy a Gricignano di Aversa. La Naval Radio Transmitter Facility a Niscemi, una base radio della US Navy, e la base aerea di Sigonella in Sicilia. Infine c’è una presenza militare americana (161) nella base aerea di Ghedi, in Lombardia.
Si parla della presenza di un totale di circa 12.500 soldati americani in Italia.

Al ruolo assolutamente peculiare e strategico della “portaerei Italia” nel Mediterraneo, si unisce anche la funzione di ponte ideale per i tanti disperati che attraversano il Mediterraneo.
Negli ultimi anni, l‘Italia è diventata una vera e proprio piattaforma per l’immigrazione clandestina causate da crisi economiche, da colpi di stato, nuove guerre civili e disastri naturali senza precedenti, dall'effetto provocato dai cambiamenti climatici che potrebbe aggravare ulteriormente l'insicurezza alimentare nei Paesi più poveri. Questo mix di instabilità e conflitti alimenta un flusso di rifugiati e migranti verso l’Europa senza precedenti, divenendo un fattore destabilizzante per diversi paesi europei.
Le molte crisi irrisolte hanno costretto milioni di rifugiati e sfollati ad abbandonare le loro case per cercare rifugio in Europa. Ci sono migliaia di migranti economici che attraversano il Mediterraneo in cerca di una vita migliore.
Se le varie crisi e le instabilità politiche dovessero peggiorare in alcuni Paesi rivieraschi del Mediterraneo, nuove ondate di migranti potrebbero riversarsi in Europa attraverso il mare peggiorando la situazione attuale, già particolarmente difficile.
Secondo il dossier statistico immigrazione 2023 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 26 ottobre 2023, alla fine del 2022 si stimavano circa 295 milioni i migranti nel mondo, con la previsione di superare la soglia dei 300 milioni nel 2023: circa un abitante della Terra ogni 30.
Secondo i dati pubblicati da Frontex, Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, il 2023 ha visto un aumento significativo del numero di attraversamenti irregolari delle frontiere esterne dell'Ue, cresciuti del 17% nei primi 11 mesi, raggiungendo oltre 355.300 unità.
Il Mediterraneo centrale è rimasto la rotta migratoria più trafficata nel 2023, con oltre 152.200 rilevamenti segnalati dalle autorità nazionali nei primi 11 mesi.
Si tratta del dato più alto dal 2016. Anche la rotta del Mediterraneo orientale è rimasta attiva, registrando, nei primi 11 mesi, un aumento di quasi il 50% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quasi 52.600 rilevamenti. La rotta dell'Africa occidentale ha registrato l'aumento più consistente del numero di attraversamenti irregolari, che nel 2023 è raddoppiato fino a superare le 32.400 unità.
La posizione geografica dell’Italia, con i suoi vantaggi e svantaggi, necessita di una classe politica con grandi capacità di gestione delle situazioni, con una visione illuminante per poter sfruttare la sua collocazione naturale e soprattutto non subirla. E quindi, avere il giusto peso in ambito internazionale che le compete, come d’altronde meriterebbe.

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