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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Elvio RotondoElvio Rotondo
Contributor
Bassanonet.it

Geopolitica

Curili: la guerra infinita tra Giappone e Russia

Isole, circondate da zone ricche di pesca, con possibili riserve offshore di petrolio e gas

Pubblicato il 23-12-2023
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Le relazioni tra Russia e Giappone possono considerarsi piuttosto complicate, segnate da una disputa territoriale su una manciata di piccole isole controllate da Mosca al largo di Hokkaido. Parliamo delle Curili, isole che si estendono verso nord attraverso l’Oceano Pacifico, dall’estremità nordorientale di Hokkaido alla punta meridionale della penisola del Kamchatka, con una superficie di circa 10mila chilometri quadrati, che rappresentano una delle dispute territoriali più lunghe nel Far-East asiatico tra Russia e Giappone. Sono oggetto di un contenzioso territoriale che blocca la conclusione di un trattato di pace tra i due Paesi.
Le quattro isole interessate, chiamate dalla Russia Curili del Sud e dal Giappone Territori del Nord, sono Kunashir, Iturup, Shikotan e le isolette rocciose di Habomai. L’isolotto più meridionale del gruppo Habomai si trova a pochi chilometri da Nemuro, città e porto dell’isola giapponese di Hokkaido. Le isole separano il mare di Ochotsk dal Pacifico settentrionale. Come riportato in un articolo pubblicato sul Nodo di Gordio, a causa della controversia, Russia e Giappone non hanno mai firmato il trattato di pace per porre fine alla Seconda guerra mondiale.
Nel 1855, Russia e Giappone avevano firmato il Trattato di Shimoda, che ha dato al Giappone la proprietà delle quattro isole del sud e alla Russia la proprietà di quelle del nord. La comunità giapponese si è sviluppata su tre delle isole del sud e all’inizio della seconda guerra mondiale c’erano 17mila residenti. La Russia ha preso il controllo delle isole, alla fine della guerra, nel 1949, e ha deportato tutti i residenti in Giappone. Con il trattato di pace di San Francisco del 1951, firmato tra gli Alleati e il Giappone, il Giappone ha rinunciato “ad ogni diritto, titolo e pretesa sulle isole Curili”, così come su altri possedimenti. Ma questo non ha risolto nulla, perché la Russia non ha firmato il trattato e il governo giapponese, di conseguenza, non ha mai riconosciuto le quattro isole come facenti parte della catena Curili.

Le isole Curili al centro della disputa tra Giappone e Russia

Nel 1956, la Dichiarazione congiunta tra Giappone e Unione Sovietica ha ripristinato i rapporti diplomatici tra le due nazioni, ma un accordo di pace formale è rimasto fuori dalla portata a causa della disputa territoriale. A quel tempo, la Russia propose di restituire le due isole più vicine al Giappone, accordo che il Giappone respinse, in parte perché le due isole rappresentavano solo il 7% del territorio in questione. Da allora, la controversia è rimasta irrisolta.
Il paese del Sol Levante ha continuato a rafforzare il proprio allineamento con l’Occidente e lo scorso anno, in seguito alle sanzioni di Tokyo contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina, la Russia si è ritirata dai colloqui di pace sulle isole Curili contese. Il Ministero degli Esteri russo in una nota aveva dichiarato che la "posizione chiaramente ostile" del Giappone, che cerca di danneggiare gli interessi della Russia, rende impossibile la firma di un documento fondamentale per le relazioni bilaterali.
Nei vari incontri al vertice tra i due paesi, è emerso il timore da parte delle autorità russe su un possibile dispiegamento di sistemi missilistici statunitensi sulle isole, qualora venissero restituite al Giappone, creando una minaccia militare diretta alla Russia.
Ci sono accuse da entrambe le parti di militarizzazione della zona. Per Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ed ex presidente, Dmitry Medvedev, il Giappone, con l'aiuto degli Stati Uniti, starebbe espandendo le infrastrutture militari e aumentando gli acquisti di armi. E questo, a suo avviso, complica la situazione nella regione Asia-Pacifico.
I russi, nel 2020, avevano dislocato sistemi missilistici terra-aria S-300V4, nella baia di Hitokappu di Etorofu e vicino all'insediamento centrale di Furukamappu di Kunashiri. Ma, nel mese di agosto scorso sarebbero stati spostati, come avrebbe dimostrato un'analisi delle immagini satellitari, per un possibile riutilizzo da parte di Mosca nella guerra contro l'Ucraina.
Secondo alcuni analisti giapponesi, i russi avrebbero impiegato anche le truppe di stanza nell'Estremo Oriente per la guerra in Ucraina. Una brigata di fanteria navale d'élite con sede a Vladivostok avrebbe subito perdite significative in combattimento. Lo stesso sarebbe stato per un gran numero di vecchi carri armati e obici inviati sul fronte ucraino dal sud di Sakhalin dopo essere stati temporaneamente portati in fabbrica per le riparazioni.
Nei mesi scorsi, il Ministero della Difesa giapponese ha richiesto un budget record di 53 miliardi di dollari per il prossimo anno fiscale, parte del più grande rafforzamento militare dal secondo dopoguerra, con l'obiettivo di raddoppiare la spesa per la difesa portandola al 2% del prodotto interno lordo entro il 2027, in considerazione di una Cina sempre più assertiva e una Corea del Nord sempre più imprevedibile.
Nella disputa sul controllo del territorio conteso gioca un ruolo molto importante anche l’aspetto economico, legato alla presenza di risorse naturali. Le isole sono circondate da zone ricche di pesca, dove sembra ci siano riserve offshore di petrolio e gas. Depositi rari di renio sono stati trovati nel vulcano Kudravy sull’isola di Iturup. Anche Il turismo è una potenziale fonte di reddito, le isole sono un paradiso naturale con una natura ancora incontaminata. Il mancato trattato di pace, a 73 anni dalla fine della guerra, rimane fonte di tensione.

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