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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Elvio RotondoElvio Rotondo
Contributor
Bassanonet.it

Geopolitica

La crescita delle spese militari nell’Indo-Pacifico

Potenze economiche a confronto

Pubblicato il 17-07-2023
Visto 4.260 volte

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Brassaï. L’occhio di Parigi

La regione dell’Indo-Pacifico è diventata da alcuni anni il teatro delle competizioni tra grandi potenze.
Rappresenta il cuore pulsante dell’economia mondiale, dove Cina e USA aspirano ad avere un’influenza strategica sempre maggiore.
L’area sta diventando sempre più rilevante dal punto di vista geopolitico ed è destinata a diventare lo spazio dove si stabiliranno i nuovi equilibri mondiali e possibili scontri tra grandi Stati.

Il grande gioco Cina-Usa nell'ordine asiatico


La spesa militare mondiale è aumentata del 3,7% in termini reali nel 2022, raggiungendo il livello record di 2240 miliardi di dollari.
Le grandi potenze economiche dell’Indo-Pacifico non fanno eccezione nella corsa agli armamenti.

La Cina è da tempo impegnata nel potenziamento della spesa militare ad un ritmo senza precedenti. Negli ultimi dieci anni Pechino ha più che raddoppiato il suo budget e figura al secondo posto al mondo, dopo gli Stati Uniti, con circa 292 miliardi di dollari nel 2022, il 4,2% in più rispetto al 2021 e il 63% in più rispetto al 2013. La spesa militare cinese è aumentata per 28 anni consecutivi. La priorità numero uno di Pechino rimane, senz’altro, l’invasione di Taiwan entro il 2049, con la possibilità di passare ai fatti in qualsiasi momento.

Secondo quanto riportato dal Dipartimento della difesa USA, gli Stati Uniti hanno ribadito il loro impegno nella regione dell'Indo-Pacifico effettuando nuovi significativi investimenti. Solo nel 2022, hanno fornito oltre 2 miliardi di dollari in assistenza estera alla regione, ampliato l’impegno diplomatico e dedicato risorse aggiuntive alle priorità indo-pacifiche. Hanno, inoltre, fornito, nell'anno fiscale 2022, oltre 620 milioni di dollari in assistenza alla sicurezza e 13,55 miliardi di dollari in vendite militari estere. Washington rimane di gran lunga il più grande investitore militare al mondo. La spesa militare ha raggiunto gli 877 miliardi di dollari nel 2022, pari al 39% del totale mondiale e tre volte superiore all'importo speso dalla Cina. L'aumento della spesa militare sembra sia dovuto, in parte, anche agli aiuti militari forniti all'Ucraina. Eppure, l’Indo-Pacifico resta la regione più importante per il futuro degli Usa e il loro teatro prioritario. Ne è la prova il fardello economico che ogni anno Washington è disposta a sostenere. Il Pentagono spende, annualmente, circa 8,5 miliardi di dollari per lo stazionamento delle decine di migliaia di truppe americane in Giappone e Corea del Sud (55.000 soldati in Giappone, e 28.500 in Corea del Sud).

Sempre nell’area dell’Indo-Pacifico, non è da sottovalutare la spesa militare dell’India di 81,4 miliardi di dollari, la quarta più alta al mondo, il 6,0% in più rispetto al 2021.

Al 9° posto si trova la Corea del Sud con una spesa militare in diminuzione del 2,5% con 46,4 miliardi di dollari nel 2022, ponendo fine a una serie di 22 anni di aumento in termini reali. Secondo il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) la diminuzione è stata in gran parte il risultato dell'inflazione: in termini nominali, il budget militare della Corea del Sud è aumentato del 2,9% rispetto al 2021. Da moli anni Seoul subisce continue minaccie nucleari e missilistiche da parte della Corea del Nord.

Il Giappone si attesta al 10° posto con un aumento del 5,9% nel 2022 rispetto al 2021, raggiungendo i 46,0 miliardi di dollari, pari all'1,1% del PIL. È la spesa militare giapponese più alta dal 1960. La nuova strategia per la sicurezza nazionale, pubblicata nel 2022, stabilisce piani ambiziosi per aumentare la capacità militare del Giappone nel prossimo decennio in risposta alle crescenti minacce percepite da Cina, Corea del Nord e Russia.

Da notare che il Giappone sta subendo un profondo cambiamento nella sua politica militare. Le restrizioni del dopoguerra imposte alle sue spese e capacità militari sembrano allentarsi. (L’articolo 9 della Costituzione giapponese, prevede il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali). Oltre alle limitazioni costituzionali e sociali, l’ostacolo maggiore potrebbe essere il debito pubblico del Giappone che ha raggiunto il 263% del PIL, il più alto a livello globale. Il rapido deterioramento dell’ambiente di sicurezza della regione, la rapida espansione della capacità militare cinese e lo sviluppo nucleare e missilistico della Corea del Nord hanno portato i partiti politici giapponesi a ripensare allo strumento militare nazionale. Il partito al governo avrebbe l’ambizione di portare la spesa per la difesa del Paese del Sol Levante al 2 per cento del Pil entro i prossimi cinque anni.

La competizione tra i paesi dell’area è sempre più forte, come lo sono le tensioni in crescente aumento che rischiano di minacciare l’equilibrio dell’intera regione.
Le enormi risorse dedicate alle spese militari, sono sinonimo di crescenti spaccature tra alcuni paesi che si sono create nell’arco degli ultimi anni.
Al momento è veramente difficile immaginare un futuro senza scontri armati nella regione, anche senza essere necessariamente catastrofisti.

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