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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

La città esclusiva

Pensieri e parole sulla chiusura della terrazza di Palazzo Sturm, riservata alle autorità, per il concerto sul Ponte

Pubblicato il 31-05-2021
Visto 7.235 volte

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Brassaï. L’occhio di Parigi

“Il manifesto di Borgo Angarano è stato anche troppo buono. Doveva mostrare il sindaco Pavan con due giocattoli: il Ponte e Palazzo Sturm.”
Così mi ha detto - testuali parole - un affezionato lettore di Bassanonet dopo aver letto il mio articolo “Chiuditi Sesamo” dedicato alla chiusura del Ponte e al concerto “Un ponte di musica - Omaggio a Ennio Morricone” di sabato scorso.
Non si tratta di un consigliere di minoranza o di un esponente di qualche partito o civica di opposizione, ma di uno stimato residente del centro storico che nulla ha a che vedere con la politica. In questo modo il nostro lettore ha voluto esprimere la sua irritazione, condivisa da molte altre persone, per la “sorpresa” riservata alla città in occasione dello spettacolo: la chiusura - oltre a quella del Ponte - anche della terrazza panoramica di Palazzo Sturm, riservata alle autorità e agli ospiti selezionati dal cerimoniale quale postazione privilegiata per godere l'esibizione dell'Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana e del Coro Lirico Opera House, diretti dal maestro Diego Basso, insieme al flautista solista Andrea Griminelli.

Foto Alessandro Tich

Riservata e ben protetta: due teli riproducenti l'immagine del Ponte di Bassano con la scritta “La restituzione alla città” coprivano interamente il cancello d'ingresso del belvedere escludendolo da sguardi indiscreti, peraltro impossibili da tentare per il corposo servizio di vigilanza messo in atto durante il concerto all'esterno dello Sturm da un cordone di agenti della Polizia di Stato e della Polizia Locale.
Intendiamoci: il “palco delle autorità” è sempre esistito e fa parte dell'iconografia delle manifestazioni celebrative nel nostro Bel Paese. Ma, in quanto tale, è sempre un palco “aperto” e visibile: una passerella per il popolo più o meno osannante. In questo caso abbiamo invece assistito a un utilizzo privato, anche se da parte di rappresentanti delle istituzioni, di un luogo pubblico. Quel cancello chiuso e coperto è diventata l'immagine simbolo di una città esclusiva - nel senso letterale del termine e cioè “che esclude” - e di un piccolo ma significativo privilegio che profuma tanto di casta pedemontana.
Va detto, a onor del vero, che lasciare aperta e fruibile alla gente la terrazza di Palazzo Sturm in concomitanza col concerto avrebbe comportato il rischio di assembramenti, non ancora consentiti. Si sarebbe dovuto provvedere ai controlli anti-Covid all'ingresso, all'accesso contingentato, eccetera eccetera. Impraticabile. E allora, col senno di poi, sarebbe stato meglio chiudere il cancello come avviene ogni sera, lasciando la terrazza libera col suo bel Rinoceronte d'acciaio specchiato, senza teli di copertura e senza sedie vip, facendo riecheggiare più inclusivamente le musiche di Morricone su via Schiavonetti e tenendo disponibili gli agenti delle forze dell'ordine per altri e più importanti compiti.
Certo il sindaco, il prefetto e gli altri selezionati avevano pieno diritto di assistere al concerto celebrativo per la restituzione del Ponte alla città. Ma mi sarebbe piaciuto vederli, ovviamente in prima fila, tra la gente in piazza davanti al ledwall della diretta streaming.
Sarebbe stata una passerella strepitosa, sempre per il popolo più o meno osannante.
In questi giorni siamo stati letteralmente sommersi dalla retorica del “Ponte che unisce”. Quel cancello sbarrato e vietato agli estranei di Palazzo Sturm ha avuto invece l'effetto di un muro divisorio.

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