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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Per dirla Chiara
Amministrazione Poletto e Polo Museale. Analisi logica e cronologica di una sconfitta politica
Pubblicato il 27-01-2016
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La clamorosa decisione dell'Amministrazione comunale di Bassano del Grappa di riaprire la partita del Polo Museale Santa Chiara a seguito di parere legale - come ampiamente riportato in un altro articolo - non è stata presa per motivi tecnici ma, come sottolineato in conferenza stampa dal sindaco Riccardo Poletto, per “volontà politica”.
E in effetti - dal punto di vista della genesi, dell'evoluzione e dell'epilogo di tutta questa vicenda - non si può che dargli ragione. Perché per l'attuale giunta e maggioranza che governano la nostra città, il dover rimangiarsi tutto quanto pubblicamente detto e fatto negli ultimi tre mesi e far ripartire obtorto collo il “cantiere interrotto” di Viale delle Fosse è stata una sconfitta. E non una sconfitta tecnica, ma una débâcle politica.
E in politica, appunto, gli errori e le improprie valutazioni delle questioni di pubblico interesse - come tutte le cose umane - ci stanno. Ampiamente.
Un rendering del progetto del Polo Museale Santa Chiara (fonte immagine: lageardarchitettura.it)
Direi che fanno quasi parte del gioco.
Ma una cosa è commettere un errore, un'altra è non riconoscere di aver sbagliato. Ammettere di aver preso un abbaglio o di avere sottovalutato un problema è un gesto di onestà intellettuale che spiazza e disarma anche i critici e gli avversari. E invece, nel caso di cui all'oggetto, non è stato così.
Per dirla Chiara: l'errore fondamentale di questa Amministrazione è stato il fatto di voler trasferire un finanziamento già ottenuto per il Polo Museale a favore di un'altra opera, ovvero - come tutti ben sappiamo - il nuovo Teatro Civico bassanese. E l'“abbaglio” non è stato quello di concentrare l'attenzione sul Teatro, di cui la città ha comunque bisogno, ma il fatto di lasciare a sé stesso - qualora l'operazione fosse andata in porto - un cantiere per il quale, tra progettazione e lavori eseguiti, sono già stati spesi quasi 2 milioni e mezzo di soldi pubblici.
Non serve essere un laureato in Economia e Commercio per capire che il gettare al vento una simile somma, pari a circa 5 miliardi delle vecchie lire, comporterebbe quantomeno il poco piacevole interessamento della Corte dei Conti. La quale, in caso di riscontro giudiziario di spreco di denaro pubblico, obbliga i responsabili a pagare in solido, e cioè di tasca propria, l'ammontare della cifra contestata.
C'è voluto un parere legale per formalizzare “un considerevole rischio di responsabilità per danno erariale”. E cioè il pericolo su cui da mesi le minoranze, viste evidentemente come delle fastidiose Cassandre, hanno lanciato campanelli d'allarme.
Due premesse per gradire
E' vero un fatto: questa Amministrazione non ha voluto il Polo Museale, ma lo ha ereditato dai due governi cittadini precedenti. Ma una cosa è esprimere delle legittime riserve sulla futura gestione del Museo - magari però cercando già da adesso di costruire un business plan degno di tale nome - e un'altra è volere l'interruzione definitiva di un cantiere, “approfittando” del fallimento della ditta appaltatrice, su cui pendono contratti scritti, diritti di subentro, determine di pagamento e atti amministrativi.
Anche il sindaco Cimatti, che a sua volta aveva ereditato il progetto del Polo dal suo precedessore Bizzotto, ha sempre espresso perplessità sulla sostenibilità del complesso museale. Ma non ha mai ostacolato l'iter dell'operazione, e il cantiere è partito sotto la sua Amministrazione.
E' vera anche un'altra cosa: il sindaco Poletto, quando nei mesi scorsi negava la volontà del Comune di proseguire i lavori del Santa Chiara a carico delle casse pubbliche, aveva trovato un escamotage che permettesse di dire: “l'ipotesi Polo Museale rimane comunque aperta”. E cioè quella di affidarne la realizzazione e la gestione direttamente e totalmente ai privati.
Fermo restando che, allo stato attuale, per una parte del Santa Chiara è prevista comunque una gestione privata (Fondazione Museo dell'Automobile Bonfanti-Vimar), la soluzione di cui sopra avrebbe comportato l'avvio di un percorso difficilmente concretizzabile. Avrebbe voluto dire, in soldoni, che senza più il contributo di Fondazione Cariverona e tolti i quasi 2,5 milioni già spesi, il “mecenate” di turno, per i due stralci dell'opera già progettata, avrebbe dovuto sborsare circa 12 milioni di euro - allestimento e spese di gestione escluse - per farsi un Museo a propria immagine e somiglianza.
Sceicchi arabi, magnati russi e vincitori del Superenalotto esclusi, non certo delle disponibilità facilmente reperibili sul mercato.
Il cronista e l'elefante
Ora il parere degli avvocati richiesto dal Comune taglia la testa al Polo.
Tutto quanto detto sopra va in archivio e si ricomincia da tre. Anzi, per la precisione: da 2,5. Quello che fa scattare il Tich nervoso, tuttavia, non è l'esito politico-legale della vicenda, ma l'atteggiamento del “nuovo corso” dell'Amministrazione comunale rispetto a un'opera fino a ieri (per usare un eufemismo) mal digerita.
Colpisce - nelle dichiarazioni di sindaco e assessori in conferenza stampa - l'improvviso “entusiasmo” per il Polo Museale, opera per la quale, assieme al parallelo progetto del Teatro, bisogna adesso “lavorare pancia a terra”.
Poletto parla oggi di “una possibile, se non probabile, sinergia stretta con il MuSe per la gestione del Santa Chiara”.
Ma chi vi scrive ricorda l'imbarazzo del primo cittadino, chiamato ad esprimersi su una possibile collaborazione con il MuSe in occasione della famosa visita dello scorso 5 settembre al Museo delle Scienze a Trento, e limitatosi a complimentarsi col direttore Michele Lanzinger per i risultati raggiunti senza proferire parola su eventuali “sinergie”.
Sempre il sindaco dichiara oggi che sul Santa Chiara “è stata sempre perlustrata ogni possibilità” e che “nulla è mai stato lasciato intentato”.
Ma la cronaca lo smentisce. Restano agli atti dei nostri articoli le sue dichiarazioni in occasione dell'altrettanto celebre riunione congiunta delle Commissioni consiliari, sul tema Polo Museale Santa Chiara, dello scorso 2 novembre: “Questa Amministrazione intende spostare quei soldi su una struttura teatrale”, aveva detto in merito al contributo residuo di 7 milioni di Fondazione Cariverona. Rincarando la dose sulle perplessità emerse dopo l'interruzione del cantiere per il fallimento della appaltatrice Adico Srl di Maser: “Lo stallo da prima del fallimento in poi ha aumentato i dubbi. Non c'era chiarezza su ciò che si può e si deve fare.”
Ed è stato a questo punto, come aveva riferito Poletto ai commissari consiliari, che “si è innestato un percorso parallelo con la Fondazione Cariverona, con un dialogo iniziato a fine 2014”. E questo perché “si palesava la perplessità dell'Amministrazione circa la prosecuzione del Polo Museale”.
Tutt'altra cosa, rispetto a quanto dichiarato ieri dagli amministratori comunali in conferenza stampa: “Se non c'era il fallimento, si andava avanti”. Dichiarazione che, a sua volta, stride con quanto affermato dal sindaco sempre alla Commissione del 2 novembre: “Quei soldi è opportuno e politicamente corretto investirli in altre progettualità.”
La memoria di elefante del vostro cronista - messa comunque nero su bianco e rintracciabile sugli articoli di questo portale - non può inoltre non ricordare l'affermazione del sindaco al “Santa Chiara Question Time” tenutosi in sala Chilesotti al Museo Civico l'8 novembre scorso: “Il fallimento della ditta è stato lo spartiacque delle questioni amministrative”. E soprattutto il perentorio e categorico niet sul Polo Museale espresso, nella stessa occasione, dalla capogruppo PD Elisa Cavalli: “Cariverona ha dato la disponibilità a rivedere la destinazione del contributo e il nostro primo pensiero è dirottarlo a un altro progetto. Il Santa Chiara è una strada in salita con variabili impazzite. Il MuSe di Trento, poi, è a solo un'ora di macchina e il bacino è già saturo.”
Erano appena tre mesi fa: sembrano passati anni luce. Ora il Santa Chiara non è più una strada in salita e con il MuSe dal “bacino saturo” si è palesata, di punto in bianco, “una probabile stretta sinergia”.
Parole e atti
“Sono solo parole”, si potrà obiettare. Già. Ma a testimoniare il “Blocco Continentale” instaurato fino a qualche settimana fa dalla maggioranza nei riguardi del cantiere di viale delle Fosse ci sono anche gli atti amministrativi. Che in quanto tali, per l'appunto, restano agli atti dell'ente pubblico.
E mi riferisco, ovviamente, al consiglio comunale dello scorso 30 novembre, ossia 1 dicembre dopo la mezzanotte. Ovvero la seduta consiliare per soli sonnambuli in cui, alle 2 di mattina, la maggioranza ha respinto la proposta di delibera di indirizzo delle opposizioni, posta all'ultimo punto all'ordine del giorno (o, per meglio dire, della notte), che chiedeva “di attivare, senza indugio, tutte le iniziative che si renderanno necessarie per la ripresa dei lavori di realizzazione del primo stralcio funzionale del Polo Museale”.
Non mi si venga quindi a dire, in conclusione, che sul Santa Chiara “nulla è mai stato lasciato intentato”. Quello delle ultime ore è un cambio di rotta a cui l'Amministrazione è stata costretta, dopo che qualcuno è finalmente riuscito ad aprirle gli occhi sul “considerevole rischio di responsabilità per danno erariale” che potrebbe conseguire al cambio di destinazione del contributo di Cariverona. Obiettivo che fino alla fine del 2015 questa giunta e maggioranza hanno perseguito senza se e senza ma, procedendo a testa bassa, senza ascoltare i “segnali” che già arrivavano da più parti e rimediando ora in extremis a un grave errore politico di valutazione.
Ben venga adesso la prosecuzione del cantiere del Polo Museale. Piaccia o non piaccia, e checchè se ne dica, quest'opera dunque s'ha da fare.
Si aprono ora nuovi scenari e nuove problematiche, futura gestione del Museo compresa, ma il dibattito cittadino scaturito negli ultimi mesi sull'argomento può contribuire ad affrontarle e risolverle. L'Amministrazione comunale, pur senza fare mea culpa, può a sua volta dare un concreto impulso affinché questo progetto, anche e soprattutto in un'ottica comprensoriale e di Area Vasta, approdi al suo miglior esito possibile.
Ma a Bassano abbiamo bisogno di storie, e non di storielle.
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