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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Alla ricerca del turista perduto
Bassano del Grappa e l'attrattività d'area: a proposito di pernottamenti in calo, cultura del turismo e marketing territoriale
Pubblicato il 10-08-2015
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Alla ricerca del turista perduto.
E' il mio nuovo hobby dell'estate, dopo le notizie diffuse dal presidente degli Albergatori di Bassano del Grappa Roberto Astuni che lamenta, a fronte dell'annunciato nuovo boom del turismo in Italia, il calo - seppur lieve - delle presenze turistiche estive nella nostra città.
E così, oggi a mezzogiorno e mezza circa, ho fatto un salto all'Ufficio Iat in Largo Corona d'Italia per tastare il polso della situazione. Compresa la situazione stessa dell'Ufficio di Informazioni Turistiche, oggi gestito dalla Sis per conto del Comune di Bassano e la cui gestione viene finanziata dalla tassa di soggiorno imposta ai turisti che pernottano nelle strutture ricettive cittadine.
Fonte immagine: test.doctissimo.es
E' da mesi, infatti, che si parla del trasferimento dello sportello Iat nella ristrutturata ex sala di lettura Scarmoncin all'ingresso del Museo Civico, in posizione più centrale e quindi più strategica. Trasloco che, tuttavia, non è stato ancora compiuto.
“Per il momento siamo ancora qui e non sappiamo quando saremo trasferiti, non ci hanno ancora detto nulla” - mi ha risposto, a mia precisa domanda, la gentile signorina addetta al desk delle informazioni turistiche.
Aperta parentesi: dopo le preoccupazioni espresse da Astuni, pensavo che il personale dello Iat di Bassano trascorresse le giornate con le mani in mano per mancanza di interlocutori, ovvero di turisti desiderosi di ricevere info sulle cose da fare e sui luoghi da visitare nel nostro territorio. E invece non è così: “C'è movimento” - mi ha confermato l'addetta allo sportello.
Neanche a farlo apposta, proprio in quel momento è entrata all'Ufficio Iat una famiglia - marito con la mappa di Bassano in mano, moglie e figlia di 6-7 anni - la quale, dalla pronuncia, è risultata essere chiaramente americana.
La famigliola degli States si è recata allo sportello per ricevere una precisa informazione: se ci siano, e dove, mercatini dell'antiquariato (”antiques”).
La signorina dello Iat, prontamente, li ha informati in inglese dei mercati organizzati nelle vicinanze, come Marostica e Piazzola sul Brenta, che tuttavia si svolgono alla domenica e in specifiche date del mese o che nei mesi estivi, come succede ad Asolo, vengono sospesi. Per cui gli ospiti a stelle e strisce, se vorranno acquistare qualche oggetto d'epoca, dovranno rivolgersi a qualche antiquario privato - sempre che non sia in ferie - oppure recarsi a fare shopping nella solita Venezia, la città succhia-soldi per antonomasia.
Tutto questo per dire che a Bassano qualche turista c'è, ed è disposto anche a spendere. E in questo afoso lunedì di agosto c'è stata anche la comitiva di visitatori - questa volta italiani, presumibilmente giunti con un pullman - che ho incrociato poco dopo all'uscita del Museo Civico, dove è peraltro allestita anche la mostra antologica del grande della ceramica Federico Bonaldi.
Che fossero turisti mordi-e-fuggi l'ho percepito dal souvenir che molti di loro portavano in mano: il solito, classicissimo sacchetto di Nardini con l'altrettanto solita e classicissima bottiglia di grappa. L'immancabile acquisto, figlio degli immortali stereotipi della nostra città, eseguito in concomitanza con la visita del Ponte.
Un esempio, fra i tanti, dei turisti che sfuggono alle statistiche perché scelgono Bassano come destinazione, ma senza pernottare e quindi lasciare traccia.
“Cultura del turismo, dove sei?”
Tutto ciò premesso, appare evidente che quando Roberto Astuni si chiede, provocatoriamente, “Turista, dove sei?” si riferisce a una tipologia di ospite ben precisa. E cioè il turista che sceglie Bassano per restarci alcuni giorni, conscio di soggiornare in un territorio che non ha spiagge né Dolomiti, ma una serie di attrattività di altro tipo - dall'ambiente, alla cultura, allo sport, all'enogastronomia - tipiche di quel Veneto periferico, ma portatore di eccellenze assolute, che ancora sfugge ai flussi turistici nazionali e da oltre confine.
Proprio per questo lo stesso Astuni - che è uno dei promotori del Marchio d'Area e del tavolo di marketing territoriale “Territori del Brenta” - annuncia che “a settembre, su forte richiesta da parte di portatori di interesse, sarà attivato il primo tavolo di marketing territoriale per poter finalmente pensare non più ad un turismo di prossimità, ma ad un turismo internazionale, visto che questo settore è, e sarà, la leva più importante per l’economia.”
Al riguardo, proprio nello spazio dei commenti al nostro articolo “Turista, dove sei?”, si è sviluppata una discussione - che vi invito a leggere qualora non lo aveste ancora fatto - molto interessante, come dovrebbero essere tutte le discussioni a cui diamo spazio nell'area riservata alla nostra community.
In un suo post, Andrea Cunico Jegary - uno dei “tre tenori” del sopra citato progetto di marketing territoriale - osserva che la domanda “Turista, dove sei?” dovrebbe essere riformulata nella domanda: “Cultura del turismo, dove sei?”.
E questo perché “o sei competitivo o non stai sul mercato e il mercato vede protagonisti i territori e non le singole località”.
Da qui il monito costruttivo: “Il marketing territoriale è - per definizione - “territoriale”, implica cioè - per definizione - un “governo sovraordinato” della attrattività d'area (es. marchio d'area Territori del Brenta). Nel nostro caso 19 comuni dell'Intesa Programmatica d'Area Pedemontana del Brenta. E' quest'ultima che ha il ruolo di favorire l'avvio e la promozione del Tavolo Marketing Territoriale.”
Gli fa eco l'utente ninobixio, che parla di “pianificazione” e “programmazione”: “Termini - scrive un suo post - che che è il caso che anche gli albergatori, UNITI, inizino a metabolizzare e a capire che sono un elemento necessario, e non sufficiente, per venirne fuori. Si fa presto a guardare ai vicini competitor trentini (che io vedrei più come partner che come competitor; il competitor vero è il Sudtirol), ma oltre all'evidenza, bisogna vedere le attività / gli investimenti / la programmazione degli ultimi 20 anni.”
Come dire: occorre cambiare subito rotta e fare dell'attrattività del territorio il perno attorno al quale far ruotare l'attività coordinata e condivisa di tutti i “portatori di interesse”. Ma i risultati, se ci saranno, si vedranno in un non prossimo futuro.
La punta dell'iceberg
Ma la ancora inespressa potenzialità turistica di Bassano e del suo territorio rappresenta, ahinoi, solo la punta di un iceberg sommerso: la sorprendentemente altrettanto inespressa potenzialità di un presunto “big” mondiale del turismo come l'Italia nel “sapersi vendere” agli occhi dei visitatori internazionali.
Proprio oggi, sul Corriere della Sera, è apparso in prima pagina un articolo di approfondimento di Gian Antonio Stella sulle “opportunità, sprechi e alibi” del turismo del Bel Paese, superato ormai dal Regno Unito per introiti turistici, e persino dalla Norvegia per capacità di comunicazione riguardo all'industria dell'ospitalità.
Tra i numerosi dati analizzati e commentati nel suo dossier, Stella cita anche il Travel & Tourism Competitiveness Index, che nel Report 2015 pone tra le altre cose l'Italia - che risulta pure all'ottavo posto assoluto nel mondo per economia turistica - al 123simo posto per “efficacia del marketing nell'attrarre i turisti”.
Ovvero: siamo strapieni di bellezze e di patrimoni artistici, ma - fatta esclusione per Venezia, Firenze, Roma, Pompei e tutti gli altri luoghi dello Stivale dove i turisti vanno a prescindere - siamo ancora incapaci di promuoverli.
In più, sotto il profilo del fatturato turistico generato dalle prenotazioni online, l'Italia si attesta al 18% sul fatturato globale, ben al di sotto di altri Paesi europei (Irlanda 88%, Gran Bretagna 39%, Germania 32%, Portogallo 29%) e “staccatissima dalla Croazia”, diretta concorrente per le vacanze balneari, il 35% dei cui turisti viene attratto dall'offerta via web.
Un segnale del fatto che la “cultura del turismo”, ancora latitante dalle nostre parti, sembra essere carente anche nel resto di un Paese che col turismo, per introito diretto e per indotto, potrebbe risollevare in buona parte le proprie sorti.
Tornando a noi, l'auspicio è che davvero nei “Territori del Brenta” possa sorgere qualcosa di nuovo, e anche di pionieristico rispetto al resto nella nazione, per fare in modo “di pensare non più ad un turismo di prossimità, ma ad un turismo internazionale”.
Ma il territorio stesso deve sapersi attrezzare allo scopo: formare nuovi addetti e professionisti multilingue, adeguare gli alberghi con le dotazioni che il turismo 2.0 oggi richiede, conformare alle esigenze dello shopping turistico le aperture degli esercizi commerciali, creare una regia unica per un organigramma condiviso di eventi e di occasioni culturali nel corso dell'anno.
Eccetera eccetera.
Serve dunque, senza scomodare Mao Tse Tung, una vera e propria “rivoluzione culturale”. Senza la quale il Bassanese non potrà mai aspirare all'ambito ruolo di destinazione fissa per i flussi turistici nazionali e internazionali.
E occorre pensare in grande e pensare nuovo, per evitare che Bassano e il suo territorio, dal punto di vista dell'attrattività d'area, vadano a finire - con buona pace dei turisti americani di questa mattina - al mercatino dell'antiquariato.
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