Alessandro TichAlessandro Tich
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Attualità

Alla ricerca della dignità perduta

In Piazza Libertà l'appuntamento bassanese di “Se non ora, quando?”, la giornata di mobilitazione nazionale per la dignità delle donne. La gente si riappropria della piazza per un moto di civile indignazione

Pubblicato il 13-02-2011
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Suona un fischietto: è il segnale convenzionato. Segue un minuto di generale silenzio.
Poi la speaker, al microfono, intona la frase “Se non ora, quando?” e tutti rispondono “Adesso!”.
E' il momento clou di “Se non ora, quando?”, la giornata di mobilitazione popolare che vede anche Piazza Libertà a Bassano tra le oltre 230 piazze italiane coinvolte nella grande kermesse “per la dignità delle donne”, promossa a livello nazionale dal movimento spontaneo dei comitati per alzare la voce e soprattutto la testa contro il “modello Ruby” che sta degradando la vita pubblica, e non solo politica, del Paese.

Uno dei tanti interventi dei partecipanti a "Se non ora, quando?" a Bassano

E' una sorta - anche se sui generis - di “freeze flash mob”: azione collettiva preordinata che si svolge nello stesso momento in più località. Lo stesso minuto di silenzio e le stesse frasi, anche se in momenti diversi, saranno ripetute in tutte le altre piazze italiane coinvolte nell'evento.
Nel gazebo del Comitato Bassanese “Se non ora quando” i partecipanti firmano la petizione a sostegno dell'iniziativa. Gli organizzatori ritagliano dai volantini il logo della manifestazione, che con un po' di nastro adesivo si trasforma in pin da attaccare sulla giacca o sul cappotto. Tutt'attorno è steso un doppio filo da bucato, dove sono appesi dei fogli con pensieri, frasi e aforismi ispirati ai temi della giornata.
Ci sono anche dei fogli A4 con su scritto “cercasi rispetto” e “cercasi dignità”. In molte - e in molti - se li appendono attorno al collo per diffondere il messaggio in modo ancora più evidente.
“In Italia - leggiamo nel volantino della manifestazione - la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.”
“Tante - afferma ancora il manifesto - sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che - va ricordato nel 150esimo dell'unità d'Italia - hanno costruito la nazione democratica.”
“Questa ricca e varia esperienza di vita - è ancora un passo del testo diffuso per l'occasione - è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.”
Per tutta la mattinata, dalle 10.30 fino a circa mezzogiorno, il basamento della colonna col Leone di San Marco diventa un frequentato “speakers' corner”.
Donne e uomini - di diverse età, professione ed estrazione sociale - salgono sul primo gradino del monumento e leggono poesie, brani letterari, riflessioni, testimonianze personali. Un fiume in piena di pensieri che prende spunto dagli scandali dell'“Italia del Rubygate” ma si allarga molto spesso a considerazioni più profonde sui problemi della condizione femminile - dal mondo del lavoro fino all'immagine della donna imposta in televisione - che fanno gridare “basta” a chi ha ancora un briciolo di orgoglio per la dignità di questo Paese.
Gli interventi, sottolineati da frequenti applausi, si susseguono in un clima di civile e partecipata indignazione. Nessun eccesso, nessun incidente e - soprattutto - nessuna bandiera, se non quella tricolore. La manifestazione trasversale doveva essere, e trasversale è stata.
Era da tempo, a Bassano, che la gente comune non parlava apertamente e pubblicamente in strada. E Piazza Libertà, oggi, ha fatto onore al suo nome.

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