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“Da alcuni docenti del “Brocchi” metodi da soviet”
L'assessore provinciale alla Scuola Morena Martini (PdL) contesta la mozione anti-Berlusconi presentata al collegio docenti del Liceo e bloccata dal preside Zen. “Permane nella scuola un retaggio della “kultura” totalitaria”
Pubblicato il 11-02-2011
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Apriti cielo. Una mozione presentata al collegio docenti del Liceo Brocchi di Bassano del Grappa chiede le dimissioni del premier Silvio Berlusconi, “a tutela dell'onorabilità delle istituzioni”, e scoppia la bagarre.
La clamorosa iniziativa - che vede in prima linea uno dei docenti del Liceo, il prof. Ottaviano Siniscalchi - è stata bloccata in extremis dal preside Gianni Zen, di fronte a 170 docenti riuniti in assemblea, che ha giudicato “irricevibile” il documento e ha decretato lo scioglimento della riunione, benché la maggioranza dei “prof” sia rimasta seduta in segno di dissenso per la decisione del dirigente scolastico.
“L'immagine dell'Italia - è un passo della mozione - risulta quella di un Paese narcotizzato e disposto ad accettare qualsiasi offesa all'onore della Nazione. L'articolo 54 della nostra Costituzione impone a chi ricopre cariche pubbliche di esercitarle con disciplina e onore e solo rispettando nella forma e nella sostanza questo dettato costituzionale.
L'assessore alla Scuola della Provincia di Vicenza Morena Martini
Il Governo del Paese può mettere in campo l'autorevolezza per chiedere ai cittadini uno sforzo collettivo nell'affrontare le difficoltà economiche e sociali che stiamo attraversando”.
“Le tensioni politiche ed istituzionali registrate dalle cronache quotidiane - afferma ancora il testo - rischiano di innescare una spirale degenerativa che potrebbe mettere a rischio la stessa essenza della democrazia e della civile convivenza dell'intera comunità”.
Da qui la richiesta di dimissioni del Presidente del Consiglio, che doveva essere discussa dall'assemblea dei docenti e che è rimasta invece lettera morta. Ma molto vivo, e anzi vivacissimo, è il vespaio di reazioni suscitate dall'episodio.
Oggi, sulla vicenda, interviene l'assessore provinciale alla Scuola e alla Formazione Morena Martini (PdL), che in una nota trasmessa alle redazioni prende le distanze dai docenti del Brocchi che hanno promosso l'intervento anti-Berlusconi.
Questo il testo integrale del comunicato:
“Intervengo su quello che è successo al “Brocchi” in questi giorni per esprimere la mia più totale solidarietà nei confronti del dirigente scolastico Gianni Zen ed il più profondo dissenso verso i metodi da “soviet” adottati da alcuni insegnanti di questo Liceo, del “mio” Liceo.
Ho letto con molta attenzione il fiume in piena di dichiarazioni rilasciate ai giornalisti in particolare da uno di loro e mi sono tornati alla mente quei ciclostilati degli anni '70 nei quali le parole mascheravano in realtà una ideologia politica massificante e totalitaria che ha ridotto la Scuola in una laguna immobile i cui guasti sono sotto gli occhi di tutti e nella quale, assieme ai buoni propositi, è affogato tutto un sistema didattico.
Pensavo che il tempo di certe ipocrisie fosse finito, evidentemente mi sbagliavo. Nel suo roboante e per certi versi violento intervento, il professor Ottaviano Siniscalchi fa richiamo a valori come l'Unità d'Italia, il Senso ed il Rispetto delle Istituzioni , l'Onore della Nazione (per quanto mi riguarda è d'obbligo e non casuale la prima lettera maiuscola) arrogandosi prima il diritto di giudicare e finendo poi con il delegittimarle. In penosa contraddizione con sé stesso e con quel richiamo alla Democrazia (D sempre rigorosamente maiuscola) di cui mena vanto. Ma Senso delle Istituzioni e Democrazia presuppongono il Dovere di accogliere, ascoltare e rispettare anche le decisioni di chi, per convinzione o semplicemente per ruolo, è chiamato a tutelare le Regole.
E se è legittimo dissentire, è di contro espressione di profonda antidemocrazia mettere in atto comportamenti che pretendono di adattare queste Regole al proprio sentire, infischiandosene tranquillamente del loro valore intrinseco. La decisione di non sciogliere l'assemblea è la dimostrazione che permane nella Scuola e nella Società il retaggio di una una kultura (volutamente con la “k”) totalitaria, che riconosce l'altro solo in quanto funzionale alla propria Idea e che non conosce contraddittorio.
Il Preside ha giustamente fermato l'assemblea che, ricordo, era il Collegio Docenti, chiamato ad attuare la primaria funzione dell'Istituzione scolastica che è quella didattica-educativa-formativa. Non certamente quella di dare voce a posizioni ideologiche politiche e di partito mettendole ai voti.
Mi chiedo cosa significhi per certe persone la frase “onorabilità delle Istituzioni” quando poi non si ha nessuna remora a trascinarle nella rissa, tacciando come “gesto autoritario” e, cosa ancor più grave, “reagendo con veemenza” all'inevitabile richiamo alla realtà delle cose e al buonsenso. Negando di fatto il ruolo e la figura del proprio dirigente scolastico. E' uno strano senso (questo sì con la esse minuscola) della democrazia. Se il professor Siniscalchi, che conosco personalmente e stimo come persona corretta, ritiene di aver qualcosa da dire e di poter dare il suo contributo alla vita di questo Paese lo faccia tranquillamente e si sottoponga al giudizio del popolo elettore. Cosa quest'ultima ben diversa da quei tristemente famosi tribunali del popolo che hanno distrutto tutto ciò, Istituzioni comprese, che respingeva la logica di chi usa la Democrazia come un paravento.
Ancora una riflessione. Quanto occorso al Liceo Brocchi in collegio docenti lo abbiamo potuto sapere grazie alla eco suscitata nella Stampa. Quante azioni di bassa politica avvengono purtroppo nelle aule di tutte le scuole dove colleghi insegnanti attaccano senza misura e senza mezzi termini le politiche di questo Governo? Credo che la misura abbia raggiunto oramai il colmo.
Morena Martini
Assessore provinciale alla Scuola e alla Formazione.”
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