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Dal dizionario della lingua italiana Devoto – Oli: “Banca: istituto che compie operazioni monetarie di credito, impiegando il capitale proprio e quello depositato dai clienti”. Quanto c’è di attuale in questa definizione? Queste parole descrivono in maniera precisa e valida gli istituti bancari dei giorni nostri? E’ la domanda che si è posto e ha rivolto al folto pubblico presente in sala Gianluigi De Marchi, giornalista finanziario ospite del quinto appuntamento del palinsesto culturale de “La Bassanese”.
“Sopra la banca il bancario campa, sotto la banca il cliente crepa”. Questo il titolo del libro scritto dal giornalista torinese, collaboratore tra gli altri de “Il Sole 24 Ore”, “Il Corriere della Sera”, “Borsa & Finanza”: una guida per orientarsi tra polizze index-linked, unit-linked, spread, insider trading ed altre operazioni finanziarie ormai non appartenenti solo ad un lessico specifico, ma sempre più presenti nella vita dei “non addetti ai lavori”.
“Le banche – spiega De Marchi – sono istituti privati. E’ normale, dunque, che abbiano come scopo principale il profitto. Ma qui si sta esagerando: si assiste ad una politica bancaria che ha come unico scopo quello di parlare un linguaggio incomprensibile al comune cittadino. Non tutti hanno il tempo di crearsi da soli una cultura finanziaria che li metta al riparo da brutte sorprese. La gente deve pretendere chiarezza: prima di affidare i miei soldi a qualcuno io devo essere sicuro di potermi fidare della persona che ho di fronte”. Ma qual è l’origine di questo gioco malato? Per l’ospite della serata è presto detto: “Basta guardare gli stipendi di dirigenti ed amministratori delegati: milioni e milioni di euro che vengono accumulati con la sottoscrizione di forme di finanziamento che stritolano il consumatore ed ingrassano gli istituti bancari. Per potersi permettere degli stipendi del genere, dev'esserci per forza 'dell'altro' oltre alle ordinarie operazioni di credito e finanziamento. Ovviamente questo comportamento non può essere attribuito a tutti gli istituti di credito: le persone oneste, come quelle disoneste,esistono in ogni ambito professionale ”.
Gianluigi De Marchi con Marco Bernardi, moderatore dell'incontro
I pensieri di De Marchi hanno un valore particolare: sono i pensieri di chi, nel corso della propria vita professionale è stato operatore di Borsa, dirigente di banca, dirigente di una società di fondi d’investimento, a capo di una società di vendita di prodotti finanziari. E un pensiero in particolare sembra sintetizzare in maniera efficace l’intero argomento: “L’interesse del cliente è difficilmente compatibile con quello del venditore”. Idee di una semplicità disarmante, che però sono all’origine delle riflessioni proposte dall’autore del libro che ripercorre i casi Cirio e Parmalat, disastri che hanno scoperchiato il vaso di Pandora di una vera e propria “jungla finanziaria” in cui sembra valere la legge del più forte. E allora, se si è piccoli, tanto vale affinare l’ingegno, studiando i meccanismi che regolano la vita di questo vorticoso sistema monetario per poterli usare a proprio vantaggio, traducendo il linguaggio spesso volutamente ambiguo di contratti e obbligazioni.
La serata è stata utile per poter avere un quadro preciso di ciò che è successo in Europa e nel mondo a partire dal 15 settembre 2008, data in cui la Lehman Brothers Holdings ha annunciato l’intenzione di avvalersi del cosiddetto “Chapter 11”, il provvedimento statunitense che comporta il “fallimento pilotato”: una bancarotta causata da un debito di più di 600 miliardi di dollari, il peggior disastro finanziario nella storia degli Stati Uniti d’America. Fortunatamente, in Italia, tipologie di investimento come derivati e mutui subprime non erano così radicate, ma il colpo è stato assai duro da assorbire, con effetti che si fanno sentire ancora adesso.
Da rotella dell’ingranaggio economico a perito tecnico in cause di risarcimento promosse da risparmiatori nei confronti di banche ed altri istituti di credito. Questo è il percorso compiuto da Gianluigi De Marchi, che tuttavia rifiuta l'etichetta di "pentito": meglio invece pensare alle proprie esperienze come occasione per poter mettere le conoscenze acquisite al servizio dei risparmiatori, meno tutelati a livello burocratico.
Alla fine della serata è stato possibile rivolgere all’ospite dell’incontro domande concrete su mutui, polizze ed altri scogli che affiorano da questo mare, in cui naufragare non è dolce proprio per niente.
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