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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Verbale di contestazione
Sulla frattura all’interno della maggioranza di Bassano riguardo alla questione della Polizia Locale, sull’intervento in consiglio comunale del capogruppo di Fratelli d’Italia Stefano Giunta e sulla mina vagante Gianluca Pietrosante
Pubblicato il 30-03-2025
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Rieccomi qua.
Nell’articolo immediato (l’ho pubblicato alle 00:30 circa di venerdì 28 marzo) sul risultato del voto in consiglio comunale che ha deliberato l’uscita della Polizia Locale dall’Unione Montana del Bassanese e il suo reintegro nell’organico del Comune di Bassano del Grappa, avevo promesso che avrei scritto un più ampio commento sulle principali controversie emerse nel dibattito consiliare in un prossimo articolo.
Ed è quello che faccio finalmente oggi, in ritardo rispetto al previsto.

Foto Alessandro Tich
Il fatto è che nella giornata di venerdì sono stato “risucchiato” dalla trasferta a Monza per la conferenza stampa di presentazione del Concertozzo di Elio e le Storie Tese in programma il 4 e 5 luglio prossimi a Bassano.
Mentre ieri, sabato, sono stato inaspettatamente “travolto” da ben quattro comunicati stampa di reazioni politiche sul voto del consiglio comunale circa il recesso dalla convenzione con l’Unione Montana, di cui ben tre riguardanti la posizione contraria alla decisione dell’amministrazione Finco da parte del gruppo consiliare di maggioranza di Fratelli d’Italia, ma anche lo strappo interno al gruppo consiliare FdI medesimo a causa di una mina vagante che risponde al nome di Gianluca Pietrosante.
Non starò qui a fare il resoconto dell’acceso dibattito consiliare scaturito sul punto 7 all’ordine del giorno “Recesso dalla convenzione per il conferimento all’Unione Montana del Bassanese della funzione fondamentale di Polizia Municipale e Polizia Amministrativa Locale”.
Sono state quasi quattro ore di discussione, su questioni peraltro in buona parte già note perché emerse sia in commissione che negli articoli di stampa e di Bassanonet in primis, e ne uscirebbe un tomo indigesto per chiunque.
Mi concentrerò invece sul principale dato politico della serata: la spaccatura di Fratelli d’Italia all’interno della maggioranza.
Una frattura che è stata ovviamente limitata alla sola questione della Polizia Locale, ma che costituisce un importante precedente per i rapporti interni alla coalizione di centrodestra che sostiene il sindaco Finco, da non sottovalutare a futura memoria.
L’intervento-chiave nel dibattito in consiglio comunale, dal punto di vista della rilevanza politica, è stato quello del capogruppo di Fratelli d’Italia Stefano Giunta.
Il suo discorso in sala consiliare è stato un vero e proprio verbale di contestazione, per usare un termine caro agli agenti del Comando di via Vittorelli, sul metodo e sul merito col quale l’amministrazione comunale, nella figura del sindaco Finco, ha gestito la partita della Polizia Locale.
Da quando lo conosco giornalisticamente nel suo ruolo di amministratore pubblico,
riconosco in Giunta la capacità di non mandarle a dire e anzi di parlare sempre con schiettezza e senza giri di parole, a costo di essere scomodo o impopolare, pur mantenendo sempre pacatezza nel tono della voce.
Era già un osso duro una ventina di anni fa quando faceva il vicesindaco, figurarsi adesso quando la sua corteccia di politico navigato si è ancora più inspessita.
Nel corso del dibattito consiliare, tutti i consiglieri di minoranza intervenuti (Riccardo Poletto, Manuel Remonato, Paolo Retinò, Roberto Campagnolo, Gianni Zen, Giulia Moro) hanno ribadito i punti critici che dal loro punto di vista rendono il recesso della Polizia Locale dall’Unione Montana un rischio non supportato da dati certi ovvero un “azzardo” (Roberto Campagnolo) e un “non progetto” (Paolo Retinò), appellandosi più volte a un ripensamento in tempo utile dell’amministrazione comunale.
Anche Elena Pavan, il sindaco sotto il cui mandato è stata sottoscritta la convenzione per il trasferimento all’Unione Montana della funzione di Polizia Locale, ed oggi consigliere del gruppo di Fratelli d’Italia, ha invitato a una pausa di riflessione per evitare un “rischio boomerang” dal momento che, come ha dichiarato, “chi assume questa decisione senza sapere cosa accadrà e che cosa ne sarà degli uomini e delle risorse, si prende la responsabilità di un salto nel vuoto”.
Ma è significativo e soprattutto dirompente che le parole più esplicitamente dure all’indirizzo dell’amministrazione siano state pronunciate dal capogruppo di maggioranza, l’ingegner Stefano Giunta.
Tralascio gli aspetti tecnici riportati nell’intervento di Giunta circa le conseguenze del ritorno degli agenti sotto il Comune di Bassano, riconducibili alle problematiche già fatte emergere da un documento di fonti interne del Comando di Polizia Locale e rivelate da Bassanonet nell’articolo dello scorso 23 marzo intitolato “Affari Interni”.
Perché i veri siluri sono partiti sul metodo, e cioè sul modo nel quale tutta questa vicenda ha preso forma e sostanza.
“La gestione associata del servizio di controllo del territorio va oltre i confini dei singoli Comuni e la sicurezza dei cittadini va sempre di più in un’ottica intercomunale - ha affermato Giunta -. Nei primi quattro anni la Polizia Locale ha operato con efficienza ed efficacia, e mai sono state sollevate critiche al controllo del territorio, efficacemente coordinato dall’allora assessore alla Sicurezza Claudio Mazzocco.”
“In campagna elettorale - ha aggiunto - non è stata sollevata nessuna critica alla Polizia Locale o sulla necessità che i vigili dovessero rientrare, né la questione è stata inserita nel programma elettorale della coalizione che ha appoggiato il sindaco al ballottaggio. I sindaci dell’Unione sono stati messi davanti al fatto compiuto e non sono stati coinvolti fin da subito, i sindacati non sono stati coinvolti preliminarmente e nemmeno i dipendenti della Polizia Locale.”
Giunta ha quindi evidenziato “tre anomalie nella gestione della cosa pubblica”.
La prima “è emersa a fine settembre 2024 con l’interrogazione del consigliere Pietrosante all’assessore Campagnolo, per una procedura decisamente singolare, evidentemente congeniale a sollevare ufficialmente il caso, all’insaputa dei sindaci e della stessa maggioranza”.
La seconda è stata la recente commissione consiliare congiunta, per la quale Giunta ha citato la frase di un mio articolo che ha riassunto gli esiti di quella riunione, rimasta senza risposte su diversi aspetti economici dell’operazione: “Prima usciamo e poi vediamo”.
“È come dire - ha specificato - che ho bisogno di un paio di scarpe, le compro, poi vado a casa e vediamo se mi vanno bene.”
La terza è che “non esiste uno straccio di relazione presentato ai consiglieri, tale da giustificare il recesso della Polizia Locale dall’Unione Montana”.
Il capogruppo FdI ha quindi ricordato la tavola rotonda del 21 marzo organizzata dal coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia, “confermando le nostre perplessità su alcuni fondamentali aspetti, riguardanti gli uomini e le attrezzature, che nella scelta del sindaco Finco non sono stati presi in considerazione”.
“Perché i sindaci dell’Unione Montana - ha incalzato Stefano Giunta - sono stati messi davanti al fatto compiuto e non sono stati coinvolti per affrontare insieme le criticità, con i sindacati e con la Polizia Locale? Perché a Bassano si vuole buttar via il bambino con l’acqua sporca?”.
Intermezzo prima della conclusione.
Più avanti il sindaco Nicola Finco, che nel suo primo intervento ha addirittura parlato di “pressioni dall’esterno per alcuni componenti interni a quest’aula”, senza tuttavia chiarire a cosa si riferisse, ha ribattuto con la sua solita foga alle contestazioni di chi si è opposto al recesso dalla convenzione rigettando al mittente le accuse di “salto nel vuoto”, sostenendo che “le gestioni associate servono per tanti piccoli Comuni” (e quindi non per la Grande Bassano, interpreto io) e dichiarando che “da domani a dicembre avremo tutto il tempo per le trattative sindacali, per organizzare l’attività del Corpo di Polizia Locale, per la contrattazione eccetera.”
“La politica è confronto, è capacità di ascolto e di programmazione, signor sindaco”, gli ha replicato Stefano Giunta, seraficamente.
Non solo due prese di posizione, ma anche due stili a confronto.
Il capitolo finale di questo editoriale è dedicato - immancabilmente per questo argomento - a Gianluca Pietrosante, il consigliere più di destra del gruppo di Fratelli d’Italia, che dell’uscita degli agenti dall’ente sovracomunale ha fatto una questione personale e che ha votato a favore della delibera di recesso, contravvenendo alle disposizioni del suo partito e del suo capogruppo.
È lui che può cantare “una mattina mi son svegliato” per dire “Bella Ciao” alla Polizia Locale nell’Unione Montana, avendo tirato fuori improvvisamente la questione dopo l’estate con la sua interrogazione radiocomandata, o per meglio dire telecomandata, al sindaco e all’assessore alla Sicurezza.
Pietrosante, che ama fare i suoi interventi in consiglio comunale guardandosi allo specchio, tra un richiamo autoreferenziale e una citazione in latino, anche in questa occasione non ha deluso le aspettative.
Ha affermato infatti che “Bassano non ha bisogno di un’Unione Montana per essere leader di un territorio, ma deve pensare ed agire in grande”.
Da qui la sua nuova perla in latino: “de minimis non curat praetor”.
Ovvero: “il pretore non si occupa delle piccole cose”.
Il pretore, in questo caso, è l’amministrazione comunale di Bassano del Grappa che deve guardare “all’aspetto politico” della questione mentre le piccole cose, di poca importanza, sono gli “aspetti tecnici” che più volte sono stati messi sul piatto del dibattito consiliare: dal trattamento economico degli agenti fino ai mezzi e alle dotazioni che rimarranno a disposizione della Polizia Locale dopo l’uscita dall’Unione.
Tutte “cose di poco conto” rispetto all’importanza della scelta politica a monte, nell’interpretazione pietrosantiana, che saranno “affrontate e risolte” dai competenti uffici nei mesi che mancano da qui al 1 gennaio 2026.
Beh: se io fossi un agente della Polizia Locale, dopo aver appreso che per Pietrosante il mio inquadramento lavorativo sotto il Comune di Bassano del Grappa è una questione di secondaria se non terziaria importanza, non vedrei l’ora di vederlo parcheggiare in divieto di sosta.
E se per caso mi contestasse la multa, gli risponderei:
“Alea iacta est”. “Il dado è tratto”.
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