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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Coppe Spade Bastoni e Dori

Dal mago dei distillati Gianni Capovilla al celebre violoncellista Mario Brunello: volti noti e meno noti, amichevoli “insulti” e scene d’altri tempi all’annuale gara di scopa all’Antica Trattoria Da Doro di Solagna

Pubblicato il 05-03-2025
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È il pomeriggio di un giorno di chiusura per l’Antica Trattoria Da Doro di Solagna, uno dei templi riconosciuti della ristorazione del nostro territorio.
Luci spente nella sala d’ingresso e porta regolarmente chiusa a chiave, sulla via principale del paese.
Ma basta attraversare l’arco del sottoportico di fianco per andare nella corte retrostante, ed ecco che dietro alla porta laterale del locale risuona un animato ambaradan di voci, battute, “sesti” vari e risate.

Giovanni Scapin, a destra nella foto, impegnato nella gara di scopa

Qui, nella sala più interna del ristorante, stanno infatti accadendo cose che noi umani non potremmo immaginare.
Nulla di preoccupante: è in corso la gara di scopa che Giovanni Scapin alias Doro, titolare e chef dell’omonima Trattoria, noto alle cronache cittadine anche come presidente della categoria dei Ristoratori di Confcommercio, organizza una volta all’anno, ogni primo lunedì di marzo, per una festosa combriccola di amici.
La simpatica disfida a carte, molto informale nel clima e ad eliminazione diretta, è in realtà strutturata come la Champions, con le sedici coppie di giocatori suddivise in due tabelloni opposti: ottavi, quarti, semifinali e finalissima.
E ciascuna sfida ad eliminazione tra coppie è al meglio delle sei partite o mani.
Si tratta di una roba molto lunga, dunque. Per questo la casereccia competizione non termina prima delle otto e mezza inoltrate di sera.
L’atmosfera è molto frizzante e il vostro umile cronista, in qualità di osservatore esterno, ne coglie quattro aspetti caratteristici che posso riassumere in modalità Fantozzi - Corazzata Potemkin: tanta passione, dialetto obbligatorio (anche nelle dichiarazioni di alcuni intervistati), un goto de vin sempre a portata di mano e “insulto libero”.
Già: proprio “insulto”, in senso amichevole e goliardico ovviamente.
Me lo conferma uno dei “volti noti” impegnati nella gara: il mago dei distillati Vittorio Capovilla, detto Gianni o, se preferite, “el Capo”.
È un aficionado dell’annuale appuntamento a Solagna e per abilità ed esperienza nel gioco della scopa può essere considerato una delle “teste di serie” del tabellone, al punto che batterlo in una partita, come mi confida uno dei partecipanti, equivale come minimo alla conquista della Coppa Italia.
Chiedo infatti a Capovilla che cosa lo porta a partecipare ogni anno a questo particolare incontro tra i mazzi di carte: se la passione o cos’altro.
Risposta:
“Xe un’occasion per stare un po’ coi amissi e insultarse un po’.”
“Insultarse, anche?”, ribatto io. E lui:
“Sì, ghe xe il diritto de insulto anca all’avversario. Questa xe la regola.”
“E come sta andando sto giro?”, gli chiedo ancora.
“Beh - risponde “el Capo” -, una partìa ben, una partìa meno…”.
Non serve dunque essere Aristotele per dedurne la massima filosofica:
“Il gioco della scopa è come la vita.”

Il gran cerimoniere di cotanta ludica riunione Giovanni Scapin si divide tra la sala della gara, dove mantiene le public relations a colpi di battute in mezzo ai tavoli, e la cucina dove si sta preparando…quello che seguirà.
Gli domando qual è lo “spirito” della gara di scopa.
“Ea se ripete da sempre, da dieci anni - mi spiega -. Senza appuntamento, senza niente. Ogni anno se rinnova, uno porta un amico, ognuno porta una sopressa e altre cose, e se se trova par magnare.”
Ogni tanto Giovanni “Doro” si siede anche ad uno dei tavoli per fare qualche partita di scopa, anche se riconosce di essere “scarsissimo”:
“Sì, son scarsissimo. Ghe xe i “professionisti”, qua…”.
Tra i partecipanti alla movimentata contesa c’è anche e nientemeno che il celebre violoncellista Mario Brunello, considerato uno dei più grandi interpreti del violoncello a livello internazionale, intento a giocare a scopa per rinfrancar lo spirito tra un concerto e l’altro.
Il suo prossimo concerto, tra l’altro, come mi informa il maestro Brunello rispondendo a una mia domanda al riguardo, è vicinissimo.
È in programma infatti per giovedì 6 marzo (domani per chi legge, NdR), alle 20:30, all’Auditorium “Arturo Toscanini” della Rai di Torino, dove il grande violoncellista di Castelfranco Veneto si esibirà assieme all’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, diretta da Pascal Rophé, per la rassegna Rai NuovaMusica, con trasmissione in diretta su Radio3 e in live streaming su Raiplay per Rai Cultura.
Qui invece siamo in diretta sui canali di Rai Doro, anche se al termine di numerose mani il famoso musicista non è riuscito a conquistare la finalissima.
“Eh, sbagliando se impara - commenta Mario Brunello dopo essere “uscito” dal tabellone -. Sempre, co’ tutto. Alle carte, al gioco, con l’arte, con l’economia, con la vita. Sempre sbagliando se impara. Mai rabiarse.”
Quindi il maestro mi rivela come mai ha deciso di partecipare a questa gara per la prima volta:
“Sapendo che era un luogo dove si potevano trovare i grandi campioni di scopa, non potevo mancare.”
Ma Mario Brunello conosceva già l’Antica Trattoria Da Doro?
Eccome: “Sono un assiduo frequentatore.”
Altro che sviolinata: questo è un assolo di violoncello.

Ma torniamo un attimo all’argomento principale di cui all’oggetto e cioè al gioco della scopa.
Carte, Denari (o Ori), Primiera e Settebello: sono i classici quattro punti della scopa, a cui ovviamente si aggiungono il numero di scope che si riescono a fare nel corso di ogni mano o partita e che valgono altrettanti punti.
Ma qui nella Scapin Arena di Solagna valgono anche i punti del Rebello (il Re di Denari) e inoltre e persino - ue’, guaglio’! - della cosiddetta Napoli, vale a dire la combinazione di Asso, Due e Tre di Denari che garantisce 3 punti, più punti extra (uno per ogni carta aggiuntiva) se si riesce anche a collezionare una scala successiva di Denari: Quattro, Cinque, Sei, eccetera.
Chi conosce le regole della scopa sa benissimo di cosa sto scrivendo, chi invece non le conosce non poteva questa sera andare a dormire senza avere queste informazioni.
Ma al di là del gioco in sé, quella a cui assisto è una rimpatriata fuori dagli schemi che consente di rivivere scene d’altri tempi, che si perpetuavano nelle trattorie di una volta, sui tavoli di legno e sempre accanto a un’ombra de vin.
Alla gara di scopa in quel di Doroland non manca il rinomato produttore e commerciante di formaggi Fabio Dalle Nogare, titolare dell’omonimo negozio di gastronomia in largo Parolini a Bassano, che è amico e anche “classe” (per la cronaca: anno 1964) di Giovanni Scapin.
Lui però non gioca. “Faccio il supervisore”, mi dice.
Gli chiedo cosa fa il supervisore.
“Magna e beve”, mi risponde di getto.
Da qui la mia immediata decisione: quando rinasco, se rinasco, da grande farò il supervisore.
Poi Dalle Nogare mi rivela le consegne che gli sono state date da Doro:
“Vien qua, porta un toco del formajo e se ‘a contemo.”
Quindi sottolinea come questo vivace appuntamento sia in realtà un’occasione “per socializzare”.
E in effetti Fabio Dalle Nogare ha ragione: in questi tempi di mondo digitale, realtà virtuale, collegamenti a distanza e intelligenza artificiale, anche il Settebello può favorire l’incontro diretto fra le persone.

Incontro diretto che dopo il tradizionale pomeriggio di scopa trova la sua apoteosi in serata nell’altrettanto tradizionale “Terzo Tempo” che segue gli impegni “competitivi” dei concorrenti che si sono misurati, una coppia contro l’altra, con le mitiche carte Dal Negro “Trevisane Professional”.
I tavoli su cui si è giocato vengono raccolti in due lunghe tavolate e dalla rivalità si passa così alla convivialità.
Accompagnato da vini d’autore (a un certo punto spunta anche una bottiglia di un rosso vecchio di quarant’anni), dalla cucina di Doro viene offerto a tutti i Champions della scopa - vincitori e vinti - un menù coi fiocchi, e non d’avena: sopressa e formaggio stagionato con pane alle noci, giardiniera fatta in casa, musetto con senape fatta in casa e una pasta e fasoi da antologia.
Il tutto seguito come digestivo da un’ulteriore serie di partite a scopa “fuori concorso” fino a notte fonda, riservate ai giocatori più inesauribili del gruppo, quelli della categoria Duracell.
È la conclusione in gloria per i partecipanti alla combattuta sfida a carte, felicemente persi per ore tra i quattro punti cardinali del rustico torneo:
Coppe, Spade, Bastoni e Dori.

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