Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Cavallo, oh oh

È ai blocchi di partenza l’intervento di restauro e ricomposizione del Cavallo Colossale di Antonio Canova, ridotto in pezzi da 55 anni nei depositi del Museo Civico. Entro ottobre, il gigante di gesso sarà restituito alla sua integrità

Pubblicato il 13-02-2025
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“C’era una volta un Cavallo Colossale, anzi due.”
Barbara Andersen Guidi introduce l’argomento in conferenza stampa come una fiaba.
E che fiaba: è quella per l’appunto del Cavallo Colossale di Antonio Canova che finalmente verrà ricomposto dai pezzi e frammenti in cui è stato smembrato da 55 anni per essere restituito alla sua totale ed integra grandiosità.

Il sindaco Nicola Finco tra due pezzi del Cavallo Colossale di Antonio Canova (foto Alessandro Tich)

Prende infatti il via, come da presentazione ufficiale in sala Chilesotti, l’intervento di restauro e ricostruzione del maestoso gesso canoviano di proprietà del Museo Civico, una delle ultime opere del genio di Possagno, caratterizzata dalla dimensione imponente e dalla coloritura superficiale a finto bronzo.
Perché si tratta del modello in gesso di una statua di bronzo, che fu realizzato da Canova tra il 1819 e il 1821 per il monumento equestre dedicato al duplice sovrano Ferdinando I e IV (re delle Due Sicilie e re di Napoli) di Borbone e venne completato per la sola parte dell’animale, per la sopraggiunta morte dello scultore, nell’ottobre del 1822.
Dopo la scomparsa di Antonio Canova il Cavallo Colossale in gesso, rimasto nello studio romano dello scultore di via delle Colonnette, venne donato da Giambattista Sartori Canova al Museo di Bassano, insieme a molte altre opere del fratello.
Tra queste c’era anche il Cavallo Colossale numero 2: un analogo modello in gesso di monumento equestre, dedicato questa volta al re Carlo III di Borbone, che diversamente dal primo comprendeva anche la figura del cavaliere.
I due maxi destrieri vennero collocati in altrettanti saloni del Museo Civico (l’attuale sala canoviana e l’attuale sala dedicata a Jacopo Bassano) finché, il 24 aprile 1945, il bombardamento alleato che si abbatté su Bassano colpì anche il Museo stesso.
Le bombe distrussero in maniera irrecuperabile il Cavallo con il condottiero dedicato a Carlo III, mentre il nostro Cavallo Colossale senza cavaliere non subì miracolosamente danni.
La macchina del tempo si trasferisce quindi al 1969 quando il direttore del Museo Civico dell’epoca, Bruno Passamani, in vista di alcuni lavori strutturali alla sala, decise in accordo con la Soprintendenza di trasferire il grande Cavallo nei depositi, facendolo sezionare in più parti, con l’idea di rimontarlo e di ricollocarlo in seguito in una posizione più adeguata.
Ma da allora e fino ad oggi il possente purosangue canoviano è rimasto così: letteralmente a pezzi.
Si è salvata dall’oblio dei depositi la sola testa dell’animale, recuperata e restaurata nei primi anni 2000 al tempo della direzione museale di Giuliana Ericani e da allora esposta nella sala canoviana del Museo.
Ma ecco che oggi possiamo annunciare quello che la direttrice Barbara Guidi presenta come il “lieto fine” della fiaba.

Avviato dall’amministrazione di Elena Pavan, come il sindaco Nicola Finco ricorda all’inizio della conferenza stampa, ma aggiungendo che si tratta di un intervento “che contraddistinguerà il mandato dell’attuale amministrazione”, il progetto del restauro del Cavallo Colossale è finalmente ai blocchi di partenza.
L’operazione per la restituzione di quello che l’assessore alla Cultura Giada Pontarollo definisce “un capolavoro unico al mondo” è promossa e organizzata dal Comune e dai Musei Civici di Bassano del Grappa, in collaborazione con il Segretariato regionale per il Veneto del Ministero della Cultura e con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Verona, Rovigo e Vicenza, con main partner Intesa Sanpaolo per il progetto “Restituzioni” e con main sponsor il Venice in Peril Fund.
Diamo subito i numeri: il quadro economico complessivo dell’intervento ammonta a 340.500 euro coperti per 122.000 euro da Intesa Sanpaolo, per 68.000 euro dal Venice in Peril Fund, per 88.000 euro da un contributo del Ministero e, per la restante somma di circa 60.000 euro, dal Comune di Bassano del Grappa.
“È un’iniziativa assolutamente eccezionale, intanto per il valore dell’opera, ma è anche un intervento estremamente complesso e sfidante - afferma il soprintendente Andrea Rosignoli -. La Soprintendenza ha autorizzato nel luglio 2024 il primo progetto di fattibilità tecnico economica che ora dovrà essere sviluppato nella sua parte esecutiva.”
In conferenza stampa c’è anche Anthony Roberts, vicepresidente del Venice in Peril Fund, accompagnato da Susan Sheer, responsabile dell’ufficio di Venezia dell’ente benefico britannico.
“Questa è la prima volta che sosteniamo un progetto al di fuori della città di Venezia”, sottolinea mister Roberts, che parla un buon italiano e che vive a Londra, ma è talmente innamorato di Bassano da avere qui la sua seconda casa.
Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, lancia invece la corsa contro il tempo.
Annuncia che nel prossimo mese di novembre nelle Gallerie d’Italia della banca in piazza della Scala a Milano si terrà l’edizione 2025 della mostra “Restituzioni” con l’esposizione di alcuni tra i più importanti restauri sostenuti nel corso dell’anno dal progetto di Intesa Sanpaolo di opere d’arte appartenenti al patrimonio nazionale.
La mostra milanese sarà dedicata in particolare al Neoclassicismo e, dichiara Coppola, “non potrà mancare il Cavallo Colossale di Antonio Canova”.
Secondo il cronoprogramma dell’intervento, il restauro del Cavallo dovrà concludersi in ottobre, in tempo per esporre l’opera compiuta alla sua “prima nazionale” a Milano, fino al 6 aprile 2026, prima della sua definitiva collocazione al Museo Civico di Bassano, nell’Ottagono d’ingresso al piano nobile, previo intervento di consolidamento strutturale del medesimo.
In questa fiaba a lieto fine, quindi, tutti i relatori in conferenza stampa concordano nel sottolineare con soddisfazione la grande importanza della sfida che sta per cominciare.
E tutti dissero felici e contenti.

Sul piano operativo, il restauro presenta un coefficiente di difficoltà non da poco, come si evince dall’intervento di Giordano Passarella, titolare della ditta padovana Passarella Restauri, vincitrice della gara a procedura aperta per la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori, in associazione temporanea d’impresa con lo studio R.S. Ingegneria di Padova.
“Non è un semplice lavoro di restauro - spiega Passarella -. Il bando di gara richiedeva infatti di dare la possibilità al Cavallo di essere montato e ri-smontato a piacere e di dotarlo anche di un impianto antisismico.”
L’operazione ha preso avvio con la fase di studio preliminare dei pezzi e frammenti dell’opera. E già qua c’è stata una prima sorpresa: lo studio eseguito qualche anno fa da Factum Arte aveva catalogato 60 “pezzi di Cavallo” mentre in realtà la nuova analisi ha scoperto che i “cocci” dell’opera - tra i macro-pezzi, i pezzi più piccoli e i numerosi frammenti minori - sono circa 150.
Verranno tutti scansionati in 3D, sia sulla parte esterna, in modo da acquisire i modelli di unione tra i vari pezzi, che in quella interna.
I modelli tridimensionali interni consentiranno a R.S. Ingegneria di progettare una nuova struttura di sostegno necessaria a reggere l’opera, in sostituzione di quella compromessa radicalmente dallo smontaggio degli anni 60.
La nuova struttura di sostegno si avvarrà di tecniche e tecnologie all’avanguardia, nella forma di un telaio che dovrà aderire perfettamente al guscio interno del Cavallo, insieme a quattro aste metalliche di supporto, con la stessa funzione dei “puntoni” del Canova.
A completamento del restauro, una volta ricomposti i pezzi, si eseguirà la pulitura delle superfici dipinte e in gesso, il consolidamento delle stesse, il risarcimento delle lacune e il ritocco pittorico, sempre con materiali compatibili col manufatto originale.
Infine, il progetto include la costruzione di un basamento tecnologicamente avanzato, non solo allo scopo di sostenere il grande gesso ma anche di isolarlo e proteggerlo anche in caso di elevate sollecitazioni sismiche.

Terminato l’incontro stampa in sala Chilesotti, ci si trasferisce tutti sull’altra sponda del Brenta a Palazzo Bonaguro.
Qui, nell’atrio d’ingresso, sono collocati tutti i pezzi del Cavallo smembrato: da quelli più grandi a quelli minuscoli, questi ultimi conservati in apposite cassettine.
Manca solo la testa dell’animale, che continua ad essere esposta nella sala canoviana del Museo in attesa di essere ricongiunta al resto del suo corpo.
Quello di Palazzo Bonaguro è il primo laboratorio dell’intervento di restauro, adibito allo studio preliminare del materiale da restaurare e da ricostituire.
Dopodiché il “cantiere” si sposterà nella sede di R.S. Ingegneria a Padova, per tutte le scansioni esterne e interne
Infine, l’opera vera e propria di montaggio dell’opera verrà realizzata nel laboratorio della Passarella Restauri di Vigonza (PD).
Partono dunque i lavori di ricomposizione del Puzzle Colossale per restituire alla sua figura intera il monumentale equino canoviano.
E se tutto andrà come deve andare, sarà una meraviglia.
Nel qual caso, rimanendo a bocca aperta, potremo fare nostro il celebre ritornello di “Samarcanda” di Roberto Vecchioni:
Cavallo, oh oh, Cavallo, oh oh.

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