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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Ordini tassativi

I presidenti degli Ordini degli Avvocati di Padova, Vicenza e Treviso trasmettono una lettera ai sindaci delle tre Province sulla “infondatezza delle ragioni di coloro che in questi mesi hanno propugnato l’istituzione del Tribunale della Pedemontana”

Pubblicato il 21-01-2025
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Brassaï. L’occhio di Parigi

La lettera è lunghissima: tre pagine virgola quattro (“quattro” è il numero delle righe della quarta e ultima pagina), scritte in caratteri minuscoli e piene e fitte di osservazioni e considerazioni critiche sul Tribunale della Pedemontana Veneta. Ovvero, come è scritto, su “un nuovo tribunale la cui istituzione, si è detto nei giorni scorsi, dovrebbe essere oggetto di uno schema di disegno di legge di prossima approvazione da parte del Consiglio dei Ministri”.
Come sempre, devo quindi prendere il frullatore per produrne un estratto significativo.
Si tratta della lettera che in data odierna, martedì 21 gennaio, è stata trasmessa ai sindaci delle Province di Padova, Vicenza e Treviso dai presidenti dei rispettivi Ordini provinciali degli Avvocati: l’avv. Francesco Rossi per Padova, l’avv. Alessandro Moscatelli per Vicenza e l’avv. Diego Casonato per Treviso.

Archivio Bassanonet

Così spiegano i tre presidenti rivolgendosi a ciascun sindaco destinatario della comunicazione:
“Le scriviamo perché riteniamo necessario portare alla Sua conoscenza le ragioni per le quali non solo gli avvocati ma anche i giudici e gli altri operatori della giustizia - come sottolineato più volte dall’Associazione Nazionale Magistrati, dal Presidente della Corte d’Appello e dal Procuratore Generale di Venezia, dai Presidenti e dai Procuratori della Repubblica dei Tribunali di Padova, Vicenza e Treviso - sono fermamente contrari all’istituzione di questo nuovo Tribunale, evidenziando l’infondatezza delle ragioni di coloro che in questi mesi hanno invece propugnato l’istituzione del nuovo Tribunale.”
Ecco giunto il momento di prendere il frullatore per produrre il concentrato vitaminico del testo completo della lettera.
Pronti? …Via!

I primi missili terra-Bassano lanciati dai tre presidenti riguardano il concetto di “prossimità della giustizia” che implica la presenza di un Tribunale vicino a casa.
Per gli scriventi le ragioni di chi lo sostiene sono “poco chiare, al di là degli slogan” dal momento che “in un mondo perfetto sarebbe preferibile che il Tribunale sia vicino alla nostra sede o abitazione” come pure “l’ospedale, la scuola, l’università”.
“Ma - puntualizzano - ad una condizione, ossia che in quel Tribunale vi fossero giudici e cancellieri in numero sufficiente.”
Tuttavia, “il problema è che, come ben sappiamo, le risorse - per il Tribunale come per la sanità o per la scuola - sono limitate e che bisogna decidere come e dove impiegarle”.
Da qui il primo affondo: “È necessario effettuare una scelta, effettuando un bilanciamento fra i valori legati alla “prossimità” ed altri valori che vengono inevitabilmente in gioco, legati alla qualità dell’amministrazione della giustizia e alle risorse disponibili.”
E a tal riguardo i presidenti dei tre Ordini degli Avvocati, nel senso letterale del termine, dànno i numeri.
Uno dei mantra a favore del Tribunale della Pedemontana è che la sua istituzione non avverrà a “risorse invariate”. Traduco in italiano: per istituirlo non verranno “pescate” risorse umane da altri Tribunali, Vicenza in primis, ma ci sarà un incremento delle dotazioni e in particolare del personale.
Ma per gli scriventi “l’affermazione non risponde alla realtà per una ragione assai semplice”.
E cioè che già oggi “nel nostro Paese, rispetto al personale presente in pianta organica, mancano fra 1200 e 1500 magistrati e circa 13.000 addetti a vario titolo alle funzioni di cancelleria”. Enormi carenze “che non si riesce a coprire” neanche coi concorsi “che pure vengono indetti con frequenza”.
Il problema si riflette anche sul Veneto dove “oggi manca mediamente il 10-12% dei magistrati e circa il 30% del personale di cancelleria”.
“Il che significa - affermano i tre presidenti - che se il nuovo Tribunale verrà aperto, ciò determinerà una redistribuzione delle risorse che già operano presso altre sedi. Sedi, queste ultime, che vedrebbero così accentuate le difficoltà in cui già versano per essere private di risorse oggi assolutamente indispensabili e già insufficienti ad assicurare un servizio dignitoso.”
Com’era il titolo di quel famoso film?
…Ah, sì: Non ci resta che piangere.

Pollice verso dei presidenti dei tre Ordini anche su un falso mito, secondo il loro punto di vista, riguardo alla prossimità della giustizia ovvero alla comodità per il cittadino di avere un Tribunale vicino a casa.
Quest’ultimo accede infatti direttamente al servizio giustizia “solo con riferimento ad alcuni diritti, legati in larghissima parte alla volontaria giurisdizione” (tutele, curatele, amministrazioni di sostegno eccetera) mentre in tutti gli altri casi “deve ricorrere all’intervento dell’avvocato”.
Per cui “se si vuole rispondere davvero alla domanda di giustizia prossima che proviene dai cittadini, sarà sufficiente istituire dei presidi relativi alla volontaria giurisdizione, perché è questo il servizio cui i cittadini accedono direttamente”.
Ma oggi soprattutto “vi è una circostanza che appare dirimente” (traduco dall’avvocatese: “appare risolutiva”) al fine “di escludere in modo assoluto la necessità dell’apertura di una nuova sede”, ossia “la trattazione delle udienze da remoto”.
“Oggi - incalzano i tre presidenti - moltissime udienze vengono trattate in via cartolare o in videoconferenza e le sedi di Tribunale sono spesso deserte, tanto da porre seri interrogativi nell’immediato futuro in ordine al loro utilizzo e alla necessità che conservino le loro dimensioni attuali.”
Ergo: “Negli ultimi anni gli accessi “fisici” all’interno di alcuni Palazzi di Giustizia del nostro circondario sono calati anche del 70%. Anche solo pensare, quindi, di aprire una nuova sede appare francamente fuori dal tempo in cui viviamo.”

Forza, dai, che stiamo entrando nella parte conclusiva del concentrato vitaminico.
Le ultime considerazioni di Rossi, Moscatelli e Casonato intendono smontare l’idea che “il Tribunale più vicino sarà migliore perché la giustizia sarà più rapida e più funzionale alle esigenze delle imprese (si sente parlare spesso di un “Tribunale delle imprese”) e, con esse, alle esigenze del territorio”.
E questo innanzitutto perché “la qualità della giustizia è legata anche alla specializzazione degli operatori, siano essi magistrati o avvocati” e pertanto “solo dei magistrati e degli avvocati specializzati potranno garantire la qualità della Giurisdizione e nel contempo la sua celerità”.
Onde per cui: “Se c’è una circostanza su cui non vi sono dubbi è che nell’ipotetico nuovo Tribunale della Pedemontana tale specializzazione non sarà possibile assicurare in alcun modo.” E questo perché “sarà un Tribunale in cui - nel migliore dei casi - saranno addetti una ventina di magistrati tra Procura, settore civile e settore penale, che faticheranno a comporre i collegi in ragione delle incompatibilità e ai quali sarà, nella sostanza, possibile assegnare la trattazione solo di alcune tipologie di controversie”.
Ormai Capodanno è passato da più di venti giorni, ma non mancano i botti finali:
“I Tribunali di dimensioni estremamente ridotte, come sarebbe quello di Bassano, sono i luoghi in cui più frequentemente si manifesta l’autoreferenzialità e il protagonismo, per assenza di controllo sociale.”
Ciò vuol dire che “il magistrato solo, che non può confrontarsi con colleghi che trattano le sue stesse questioni, può finire per assumere contegni e orientamenti legittimati dalla circostanza che in quel luogo è solo lui a decidere.”
“E ciò può portare con sé - affermano i tre firmatari prima di concludere - rapporti connotati da opacità, generati dalla necessità di ingraziarsi la benevolenza di chi è arbitro unico dell’amministrazione della Giustizia.”
Accidenti, che scenario inquietante.
Da qui l’invito implicito ai primi cittadini a riflettere su tutti questi fenomeni “che certo non rispondono né agli interessi delle imprese né tantomeno a quelli dei cittadini”.
Ma i sindaci dei Comuni destinatari della lettera, 70 dei quali nel 2023 si sono pronunciati a favore del Tribunale della Pedemontana, staranno agli Ordini?

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