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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Special report

Attualità

Linea d’ombra

Dopo l’inasprimento delle sanzioni per guida in stato di ebbrezza nel nuovo Codice della Strada, cala il consumo di vino e in generale di alcolici nei ristoranti del territorio. Nostra inchiesta tra i ristoratori del Bassanese

Pubblicato il 10-01-2025
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Brassaï. L’occhio di Parigi

0.50 g/l (grammi per litro) di tasso alcolemico.
La linea d’ombra - e per “ombra” capite cosa intendo - è sempre quella, sopra la quale si è passibili di denuncia per guida in stato di ebbrezza. Sono però sensibilmente aumentate le sanzioni pecuniarie e accessorie previste dal nuovo Codice della Strada per chi alza troppo il gomito e poi si mette al volante: da 0.51 a 0.80 g/l multa compresa tra 573 e 2170 euro e patente sospesa da 3 a 6 mesi; da 0.81 a 1.50 g/l multa tra 800 e 3200 euro e patente sospesa da 6 mesi a un anno; da 1.51 g/l in su, multa tra 1600 e 6000 euro, sospensione della patente da 1 a 2 anni e arresto da 6 mesi a 1 anno.
Per i neopatentati, la soglia di tasso alcolemico rimane a 0.0. per tre anni.

Partiamo dal presupposto che mettersi alla guida coi riflessi offuscati da qualche bicchiere di troppo è un comportamento irresponsabile e soprattutto molto pericoloso, senza se e senza ma.
Non è questo l’argomento di questa inchiesta, né è interesse di questo articolo - anche perché non è la sede giornalistica per farlo - valutare la congruità delle sanzioni.
Lo scopo di questo reportage è un altro, più calato nella realtà quotidiana locale.
Ci interessa capire quanto le nuove regole del Codice della Strada - entrate in vigore dallo scorso 14 dicembre e pertanto già pienamente vigenti nel periodo natalizio - abbiano influito sul normale consumo di vino e altri alcolici a tavola nei nostri ristoranti, restringendo l’analisi a questo contesto e senza quindi tener conto di tutto il resto dell’universo della “Bassano e dintorni da bere” costituito da bar, bistrot, birrerie, enoteche, grapperie e quant’altro.

Il quadro della situazione tracciato da Fiorenzo Zanon, titolare del ristorante “Bauto” a Bassano, è la presa d’atto di un nuovo trend, accelerato dal timore per le multe e il ritiro della patente.
“Io penso che ci sia tanta consapevolezza e tanto senso di responsabilità, ma soprattutto ho notato tanta paura - afferma -. Ritengo che le nuove norme che hanno inasprito le sanzioni abbiano impaurito la gente. Effettivamente è vero quello che dice Salvini: non è cambiato niente, il limite di 0.50 era prima e il limite di 0.50 è adesso.”
“Due o tre bicchieri nell’arco di due ore a cena o a pranzo non comprometterebbero lo 0.50 - precisa al riguardo -. Però trovo francamente che Salvini, con questa legge, abbia un po’ spaventato il pollaio e siano scappati via galli e galline.”
Zanon riconosce che sono cambiate di molto, rispetto a prima, le richieste nel bicchiere.
“C’è chi beve acqua, giustificando di essere astemio ma in realtà non è esattamente così perché un buon bicchier di vino si accompagna sempre con una buona cena e non fa male a nessuno - riferisce -. Però sicuramente abbiamo notato un bel calo di consumi sull’alcolico, questo lo devo ammettere. Ed è un problema perché comprometterà anche la filiera del mondo del vino, dei drink e quant’altro.”
Situazione speculare sulla parte opposta del Brenta, dove Roberto Astuni, manager del ristorante “Sant’Eusebio” presso l’hotel Alla Corte, conferma le stesse sensazioni.
“La nuova normativa ha certamente modificato le abitudini dei nostri clienti, che ora sono più cauti nel bere prima di guidare - dichiara -. Il consumo di vino è diminuito di molto, mentre è crollato quello dei superalcolici. Come ristoratore, comprendo l'importanza della sicurezza stradale e appoggio pienamente queste misure preventive. Tuttavia, è altrettanto importante mantenere l'essenza della convivialità che caratterizza la cena al ristorante e il consumo di vino.”
Clienti “più cauti nel bere” in che senso?
“Sono molto più cauti perché quando si porta la carta dei vini, molto spesso ti chiedono quali sono i vini al calice - risponde Astuni -. E quindi non dico che stia sparendo, e speriamo di no, ma è in forte diminuzione il culto della bottiglia di vino. Sta aumentando la richiesta dei calici, ma ne bevono uno solo. Tra l’altro cercano di berlo all’inizio, in modo che poi hanno tempo di smaltire l’alcol e quindi c’è cautela in questo senso.”
“Quello che è invece crollato proprio di brutto - ribadisce - è l’uso dei superalcolici, perché questi generalmente vengono bevuti alla fine del pasto e quindi oggi la grappa, anche se gliela offri, non la prendono.”

Sergio Dussin, titolare del ristorante “Al Pioppeto” di Romano d’Ezzelino, vede il bicchiere (di vino) mezzo pieno:
“Noi abbiamo la fortuna di avere dei clienti tranquilli. A tavola abbiamo clienti che prendono anche bottiglie di vino di un certo tipo. Naturalmente chi guida non prende vino, prende acqua o altre cose. C’è più attenzione su chi guida la macchina.”
Tuttavia, esprime anche un’osservazione sulla tempistica del provvedimento governativo.
“Io direi che questo decreto è stato messo fuori prima di Natale per creare attenzione da parte della gente - rileva Sergio Dussin -. Però a mio avviso ha un po’ danneggiato quelle che sono le attività di pubblico esercizio, fermo restando che la salute delle persone è una cosa fondamentale, come pure la sicurezza in strada. Se però veniva fuori a fine novembre sarebbe stato molto più gradito e molto più compreso da tutti quanti.”
Suo figlio Marco Dussin vede invece il bicchiere (di vino) mezzo vuoto:
“Sicuramente il consumo alcolico è calato rispetto a prima, anche se alla fine non è cambiato niente perché i tassi alcolemici sono invariati. Però la gente ovviamente ha più paura rispetto a prima e sicuramente il consumo si è molto ridotto.”
“Si è potuto notare durante queste festività, appunto tra il Natale, il cenone di fine anno, varie cene aziendali eccetera - aggiunge -, che una volta c’era più consumo anche di bottiglie di vino e invece adesso ci si limita al calice o al massimo si beve un amaro alla fine del pasto. È una triste realtà, siamo presi così.”
Sono invece in controtendenza i riscontri di Giovanni Scapin, titolare della “Antica Trattoria da Doro” a Solagna.
“Non ho visto differenze nel consumo medio di vino perché anche prima era morigerato - è la sua testimonianza -. Nel senso che la gente non beve più del dovuto e non viene qua per il grappino o altre cose. Non penso che le nuove regole abbiano fatto così tanta differenza. Le persone stanno più attente, non bevono più di tanto ma anche prima era così.”
“Secondo me il problema non riguarda i ristoranti - continua Scapin -, ma è un problema per chi fa l’aperitivo lungo, per chi ha la mescita di vino, bevande, superalcolici. Il bar classico o l’enoteca: secondo me queste novità creeranno problemi più a loro che a noi.”

Infatti, Houston, abbiamo come sempre un problema: in questo territorio la cultura del “drink”, soprattutto fuori pasto, è molto radicata.
“Una cosa che mi sento di dire - afferma Fiorenzo Zanon - è che spesso la gente arriva al ristorante dopo aver già preso qualche aperitivo e di conseguenza quando si mette a tavola e beve magari quei due bicchieri, compromette effettivamente la stabilità psicofisica o chiamiamola di sobrietà. Bisogna cambiare un po’ le abitudini.”
“Magari invece di bere due o tre aperitivi ci possiamo limitare a uno - prosegue -, però dovremmo sempre accompagnare l’alcol con qualcosa da mangiare, perché si assimila meglio e fa meno effetto alcolico. Dobbiamo rieducarci, per me.”
Poi però mister Bauto lancia un messaggio in Codice (della Strada):
“Chi ha il telefono in mano e sta guidando, merita che gli venga tolta la patente perché in quel caso veramente si distrae e non è più concentrato. Non è il bicchiere di vino che toglie la concentrazione. O peggio ancora chi fa assunzione di stupefacenti e diventa una persona pericolosa. Qui sì dico che l’inasprimento delle sanzioni era giusto e giustificato.”
“Sul discorso invece di bere un bicchiere in più di vino - conclude Zanon -, non lo trovo proporzionato all’uso del cellulare o alla guida sotto l’effetto di uno stupefacente. Sono due cose completamente diverse.”
Giovanni Scapin, in merito alla severità delle sanzioni, taglia invece la testa al Doro:
“Quando uno beve non deve guidare. È meglio chiamare il taxi che perdere la patente. Tutto si basa, come sempre, sull’intelligenza delle persone.”
E a proposito di trasporti…

“Il discorso dell’alcol - sostiene Marco Dussin - può essere tranquillamente risolto organizzandosi, anche per le compagnie dei giovani, le cene con la famiglia, le cene organizzate eccetera, se a turno uno si sacrifica nel non bere durante la serata in modo tale che dopo può riaccompagnare a casa tutti quanti senza rischiare la patente o chissà cosa. Alla fine, in tutte le cose prevale il buon senso. Era una cosa già da fare prima di questo nuovo Codice della Strada però adesso, a maggior ragione, è da fare ancora di più.”
Roberto Astuni intende gestire la questione in modo ancora più strutturato:
“Per affrontare questa sfida, sto cercando, con altri ristoratori, di organizzare un servizio di 'riaccompagno' a casa. “Drink & Drive Home” è il nome del servizio che prevede l'organizzazione di navette (magari in collaborazione con i taxi cittadini) che possano accompagnare i nostri clienti alle loro abitazioni dopo una serata trascorsa al ristorante. In questo modo, potremo garantire che possano godere appieno della serata, senza preoccuparsi di dover guidare dopo aver bevuto.”
“Credo che questa soluzione - commenta Astuni - non solo promuova la sicurezza stradale, ma rafforzi anche il senso di comunità e il legame tra i clienti e i ristoranti, mantenendo viva la tradizione della convivialità perché, se venisse meno, non avrebbe neanche più senso andar fuori a mangiare.”
C’è però anche chi lascia a casa l’auto, per andare a cena, già per conto suo.
“Ieri sera - racconta Giovanni Scapin - sono venuti a mangiare tre ragazzi, e anche una compagnia di sei, e sono venuti tutti col taxi. Succedeva anche altre volte, però adesso magari l’inasprimento delle sanzioni ha motivato le persone intelligenti ad andare via così.”

Che dire, in conclusione?
Il vino è tradizionalmente sinonimo di convivialità ma tanto più adesso, a fronte non solo delle sanzioni più severe ma soprattutto per il bene della propria sicurezza e di quella degli altri, è necessario mantenere equilibrio e responsabilità nel consumarlo.
Probabilmente la giusta regola è tutta contenuta in quello che mi dice ancora Giovanni Scapin, che tira fuori il motto del “vecchio oste”, tramandatogli da suo padre:
“L’omo ga da bevere el vin, ma el vin no ga da bevere l’omo”.

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