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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Park Garage al Castello
Continuano le discussioni sul ritorno delle autovetture “autorizzate” nel piazzale del Castello degli Ezzelini e sulla necessità di restituirlo come “bene comune” alla città. Ma anche senza auto, cosa offre in realtà la visita al castello di Bassano?
Pubblicato il 12-12-2024
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Una di queste mattine, trovandomi in centro storico a Bassano, ho fatto una capatina al Park Garage al Castello.
Quello che ho visto lo vedete anche voi nella foto che ho scattato e che è pubblicata sotto: la solita fila di automobili recentemente “autorizzate” alla sosta h24 tutti i giorni dell’anno nell’ampio spiazzo interno alle mura altresì noto come piazza Castello, parcheggiate una di fianco all’altra e non solo, una delle quali (vettura di servizio del Comune) beccata proprio in fase di partenza.
Che scoop. Lo segnalerò alla redazione di “Quattroruote”.
Foto Alessandro Tich
La ritrovata investitura del Castello degli Ezzelini al ruolo di “parcheggio privilegiato” ha dato spunto nei giorni scorsi a due distinti, ma fondamentalmente concordi interventi, entrambi pubblicati da Bassanonet, del Consiglio di Quartiere Centro Storico e del consiglio direttivo della sezione di Bassano del Grappa dell’associazione Italia Nostra.
Il Consiglio di Quartiere ha invitato l’amministrazione comunale “a rivedere la propria posizione sul parcheggio di piazza Castello e ad avviare un processo di rifunzionalizzazione e conseguente valorizzazione della piazza, inserendo tutto il complesso all’interno di un progetto più ampio”.
E questo anche perché “il Consiglio di Quartiere del Centro Storico ha idee da condividere con l’amministrazione e chiunque abbia a cuore il passato e il futuro della città”.
Italia Nostra ha invece puntato il dito, ma guardando sempre alla stessa direzione, sulla necessità che l’amministrazione comunale si prenda in carico finalmente “una programmazione per l’annunciata valorizzazione del sito storico” allo scopo di “restituire un luogo per renderlo fruibile a tutti i bassanesi e ai tantissimi turisti che purtroppo si fermano appena sotto l’arco delle campanelle per scattare una foto e andare via”.
Ed è proprio questo, alla fin fine, il nocciolo della questione.
Perché purtroppo stiamo parlando di un castello anonimo, che da dentro non sembra neanche un castello e che ai turisti e ai visitatori non dà l’impressione di un sito dalla storia millenaria.
È vero: ci sono le torri, c’è il Duomo di Santa Maria in Colle, c’è il viale di ingresso della canonica che è la residenza del Don, c’è la grande Corte dell’Ortazzo (Teatro all’Aperto “Tito Gobbi”) che però è accessibile solo per gli spettacoli di Operaestate o per alcune cerimonie inaugurali e c’è anche il camminamento di ronda, quando è aperto.
Ma nel suo complesso, rispetto ad altri manieri o fortificazioni del circondario (come il Castello Inferiore e anche quello Superiore di Marostica, il Castello di Thiene o il Castello di Asolo e la Rocca di Asolo con la sua visione panoramica mozzafiato) il Castello degli Ezzelini, così come si presenta oggi, è una delusione.
La colpa è innanzitutto degli urbanisti brutalisti dei decenni passati che qui hanno deciso di far erigere due edifici da pugno nell’occhio alla Mike Tyson e che a loro volta fanno a pugni con la storia del sito medievale.
Il primo è il palazzone che si staglia subito all’ingresso, dove nei tempi che furono c’era il vecchio Fondaco del grano, e che ospita gli Uffici Tecnici del Comune, con una bella antenna telefonica installata sul tetto.
Il secondo, di fronte al primo e collocato come “spartitraffico” in mezzo alle due parti della piazza, è l’altrettanto triste fabbricato che oggi è sede dell’Area Urbanistica del Comune, con i muri esterni anneriti dalla muffa e dall’umidità.
È vero che ogni scarrafone è bello a mamma soja, ma qui di scarrafoni edilizi, in rapporto al contesto in cui sono stati costruiti, ne abbiamo già abbastanza.
Oltre ad una abitazione privata, completa il quadro degli innesti moderni all’interno dell’area del castello la fila di due case (“case dell’Ortazzo”), già residenziali, che rispondono rispettivamente alle attuali funzioni di deposito e camerini per gli spettacoli di Operaestate e di biglietteria del Festival.
Della serie: integrità storica del sito, questa sconosciuta.
Ma ormai è questo, e certamente non da oggi, quello che passa il convento o per meglio dire il castello-garage.
E allora dobbiamo fare buon viso a cattiva immagine e porci la questione di cosa offre ai visitatori, con o senza automobili al suo interno, questo luogo segnalato nelle mappe turistiche cittadine.
E mi dispiace, ma la risposta è una sola: offre poco o nulla.
Ma cosa è il “poco” e cosa è il “nulla”?
Il “poco”, anche se in realtà è tanto, è rappresentato dal Duomo di Santa Maria in Colle.
È il nucleo di nascita della nostra città, laddove sorgeva l’antica Pieve, cuore del Millennio di Bassano celebrato nel 1998, depositario di una storia e di una fede cristiana che si perdono nei secoli, nonché tempio interessante per gli amanti dell’arte.
Qui si possono ammirare, tra le altre cose, l’Altare del Rosario, da pochi anni restaurato, con le sculture di Orazio Marinali e la grande Pala della Madonna del Rosario di Leandro Bassano, pure restaurata da poco tempo.
Ma è “poco” perché per tutta la settimana feriale il Duomo è chiuso.
Apre solamente, come informa un avviso all’ingresso, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.
Il “nulla”, invece, è tutto il resto.
Vuoto assoluto, anche se riempito parzialmente di auto. Uno spazio indefinito, senza una fisionomia precisa e senza attrattive.
Fa eccezione l’attuale periodo natalizio, grazie all’iniziativa “Il Villaggio di Babbo Natale” della Confcommercio che all’interno del castello ha allestito la “casa di Babbo Natale” nella biglietteria di Operaestate, la giostrina “il bruco dei folletti” con la neve finta davanti al palazzone degli Uffici Tecnici e la mostra “La casa dei ghiacci con le principesse”, una specie di “Frozen” alla bassanese, nella torre di Ser Ivano.
Anche queste attività però funzionano solo il sabato e la domenica in determinati orari, con bonus track lunedì 23 e martedì 24 dicembre.
Ma, come dice il saggio, piuttosto che niente è meglio il piuttosto.
Tutto è comunque transitorio: finite le feste, l’area di piazza Castello, fatta eccezione per le macchine autorizzate, tornerà a riproporsi in modalità deserto dei Tartari.
Non c’è dunque niente - se non la speranza di trovare aperto almeno il camminamento di ronda, dove come minimo si può godere il panorama, altrimenti escluso alla vista - che renda la visita al Castello degli Ezzelini un’esperienza non dico indimenticabile, ma perlomeno degna di essere ricordata.
Italia Nostra, giustamente, insiste sulla necessità di restituire il castello come “bene comune” della città.
Ma un “bene”, per definizione, è qualcosa che va utilizzato, goduto, messo a frutto.
Coi venti che tirano per le casse comunali, non dico che il castello debba essere trasformato in una “Cittadella della Cultura” - con una mostra permanente dedicata alle città murate del Veneto e mostre temporanee a tema, una programmazione di spettacoli e feste medievali annuali, mercati dedicati e dell’antiquariato e persino la collocazione di una sezione storica staccata del Museo Civico - come proprio la sezione di Bassano del Grappa di Italia Nostra aveva proposto nell’ormai lontano 1996 nel celebre documento “Bassano nel III Millennio” che lanciava una serie di idee per un nuovo piano di sviluppo urbano della città.
Tuttavia, appare quanto mai opportuno cercare di ricostruire un programma di rivitalizzazione di questi spazi. Serve ovviamente la cosiddetta “volontà politica” per fare questo, ma l’amministrazione comunale non può farlo da sola.
L’unica strada per restituire il Castello degli Ezzelini a un minimo sindacale di dignità è un concorso di idee e di conseguenti azioni tra l’ente pubblico e i portatori d’interesse del tessuto civile: primi fra tutti il Consiglio di Quartiere Centro Storico e le associazioni, come Italia Nostra ma non solo, che hanno a cuore il decoro di Bassano e il recupero e la valorizzazione della sua identità storico-culturale.
Vogliamo davvero che il nostro castello continui a versare in uno stato di abbandono civico, senza qualcosa che lo renda più vivo e più attrattivo?
Persino i garage, quelli veri ad uso parking, dove lasciamo l’auto in sosta pagando il ticket, sono più animati.
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