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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Viva la diga

A proposito della bocciatura in consiglio comunale a Bassano della mozione delle minoranze che impegnava sindaco e amministrazione a dichiarare la propria contrarietà alla realizzazione della diga e serbatoio del Vanoi

Pubblicato il 09-12-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Viva la diga.
Per l’amministrazione comunale di Bassano del Grappa non c’è nulla di problematico riguardo alla questione della diga e del serbatoio idrico del Vanoi.
Si tratta dell’ormai ben conosciuto progetto dell’invaso di oltre 30 milioni di metri cubi d’acqua da rilasciare in base alle esigenze delle coltivazioni agricole a valle, che il Consorzio di Bonifica Brenta intende realizzare nella Val Cortella o Valle del Vanoi in Trentino, ingabbiando le acque dell’omonimo torrente. L’area di intervento interessa anche il Veneto: la diga vera e propria dovrebbe difatti sorgere nel territorio comunale di Lamon, nel Feltrino bellunese.

Una delle quattro alternative progettuali della diga del Vanoi contenute nel DOCFAP

Per il faraonico progetto del Consorzio di Bonifica, ente che tra l’altro con le elezioni del 15 dicembre è chiamato a rinnovare presidente e consiglio, è un momento da “Ora X”.
Entro il 31 dicembre dovrà infatti essere pubblicato il Dossier Conclusivo riguardante gli esiti del dibattito pubblico sull’idea progettuale della diga e del serbatoio del Vanoi che da fine agosto a novembre ha coinvolto 185 portatori d’interesse, in base ai contenuti del relativo DOCFAP (Documento di fattibilità delle alternative progettuali).
Entro un periodo di 60 giorni dalla pubblicazione del Dossier Conclusivo, e quindi al massimo entro febbraio 2025, il Consorzio di Bonifica dovrà esprimere la volontà o meno di realizzare l’opera, le eventuali modifiche e le ragioni che lo hanno indotto a non accogliere eventuali proposte. In altre parole: ci siamo quasi.
La questione interessa direttamente anche Bassano del Grappa perché è uno dei Comuni compresi nella “via d’acqua” che dall’ancora eventuale serbatoio del Vanoi raggiungerebbe il territorio dei Comuni di pianura lungo l’asta del fiume Brenta in caso di siccità.
Ed è per questo che se ne è parlato nuovamente in consiglio comunale a Bassano.

Dell’ampio fronte contrario alla diga e all’invaso del Vanoi - che comprende il Trentino, il Bellunese e diverse sensibilità del territorio di pianura - abbiamo già scritto brentane d’inchiostro.
Si contesta, fondamentalmente, l’inappropriatezza e la rischiosità di un progetto collocato in una valle inserita nella classe più elevata della Carta di Sintesi della Pericolosità Idrogeologica della Provincia Autonoma di Trento.
A questa estesa corrente di pensiero si aggiunge anche la mozione delle minoranze (firmatari i consiglieri Paolo Retinò, Roberto Campagnolo, Rosanna Filippin e Riccardo Poletto) presentata al consiglio comunale di Bassano dello scorso 28 novembre.
Il documento ha riassunto e numerose prese di posizione istituzionali contro il progetto e ripercorre tutti gli elementi di criticità del medesimo.
Tra questi, il distacco nel 2010 di una consistente quantità di materiale dalla parete del monte Totoga, riversatasi sull’area interessata dal progetto e tre frane ancora oggi visibili sul versante destro del Vanoi che “seppur di modeste dimensioni” sono il “segno in ogni caso evidente dell’instabilità del terreno”.
In più, tra le altre cose, si è ricordato che lo stesso DOCFAP allegato al progetto presentato dal Consorzio Brenta “evidenzia rischi di tipo geologico che potrebbero portare ad un evento di distacco di materiali dalle sponde o addirittura di dam break (“rottura della diga”, NdR) con conseguenze disastrose a valle, compreso il Comune di Bassano che subirebbe danni ingenti”.
I firmatari hanno sottolineato inoltre che “esistono alternative più sicure, economiche e rispettose dell’ambiente per gestire le crisi idriche come le AFI (aree forestali di infiltrazione), modelli di agricoltura innovativi che tengano conto dei cambiamenti climatici, ma anche lo sghiaiamento dei bacini già esistenti”.
Da qui la richiesta della mozione di impegnare il sindaco e la giunta comunale “a dichiarare contrarietà al progetto Realizzazione di un invaso sul torrente Vanoi a tutela dell’irrigazione del territorio del Consorzio di Bonifica Brenta”.
Non c’è che dire: comunque la si pensi al riguardo, è un tema di primaria importanza.
Non però, evidentemente, per l’amministrazione bassanese.
Al di là delle differenze di vedute emerse in sede di dichiarazione di voto, in consiglio comunale la vera e propria discussione sull’argomento si è limitata agli interventi del sindaco Nicola Finco, di uno dei firmatari della mozione, Roberto Campagnolo, e di un solo consigliere di maggioranza, Stefano Giunta.
In dichiarazione di voto il sindaco Finco ha quindi tessuto le lodi del Consorzio di Bonifica Brenta e di tutti i Consorzi di Bonifica “per il grande lavoro di tutela della risorsa idrica” per poi dichiarare:
“Questa è una progettualità che il Consorzio ha deciso di avviare perché ci crede. Dopo saranno i tempi e saranno i tecnici a dirci se il progetto del Vanoi è la soluzione ideale oppure meno. Vedo difficile che un consiglio comunale si esprima contrariamente a una progettualità che è andata avanti e che ha delle basi.”
Mozione respinta, col voto compatto della maggioranza.

“Trovo francamente svilente - al di là del voto finale - che il consiglio comunale non abbia voluto costruire un dibattito più approfondito sul tema dell’invaso, fatta eccezione per l’intervento di un solo consigliere comunale e per l’intervento del sindaco a nome dell’intera maggioranza”, ha commentato in una nota trasmessa alle redazioni il consigliere comunale e primo firmatario della mozione Paolo Retinò.
“La gestione delle acque, a monte, a valle e in pianura è un tema che influisce sulle nostre vite, sulle produzioni, sull’economia - ha proseguito il consigliere di Bassano per Tutti-Europa Verde -. È tempo ormai di usare nuovi paradigmi e nuove tecnologie per la gestione delle crisi idriche, è tempo di guardare avanti.””
“Un invaso come quello del Vanoi - ha aggiunto - è invece un guardare indietro, mettere una toppa a un sistema che ha bisogno di altro per avere sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico.”
“Voglio rimanere sul piano politico - ha rilevato l’esponente di opposizione -. Su un tema così importante, che ha dei costi esorbitanti a carico della comunità (il PNRR non sono mica soldi di nessuno, sono soldi nostri!), mi sarei aspettato un po’ di dibattito, uno scambio di vedute, una richiesta di chiarimenti.”
“La progettazione di questo invaso - ha concluso Retinò - ha un impatto enorme sulla città di Bassano del Grappa, eppure sembra si stesse parlando di una questione lontana milioni di chilometri.”

Quelle di Paolo Retinò, trattandosi del primo firmatario della mozione respinta, sono ovviamente parole di parte.
Ma sono anche altamente rappresentative di quelle “diverse sensibilità del territorio di pianura” che ho citato prima, che si sono aggiunte al blocco inamovibile anti-progetto del Vanoi dei territori di Trento e Belluno e che hanno contribuito alle oltre 13mila firme raccolte in tre mesi contro la diga del Vanoi e consegnate lo scorso 6 novembre in consiglio regionale a Venezia.
In consiglio comunale a Bassano la questione è rimasta congelata tra due chiavi di lettura diametralmente opposte: quella della “visione colonialista della casa d’altri”, come affermato da Retinò rispetto alla pretesa di realizzare un invaso in territorio trentino, e quella dell’“egoismo” di chi si oppone al progetto nei confronti delle legittime esigenze del mondo agricolo, come sostenuto da Stefano Giunta, rispetto al problema della carenza idrica che l’invaso intende risolvere nella campagna veneta.
Tra questi due poli opposti, in realtà, ci sono tante sfumature che avrebbero potuto essere meglio approfondite nel dibattito consiliare, e su questo aspetto concordo con il primo firmatario della mozione.
Dal punto di vista della opportuna valutazione politica dell’operazione-diga nel suo complesso, rischi compresi, emerge l’immagine di un’amministrazione bassanese che attinge idealmente l’acqua dal torrente Vanoi e se ne lava le mani.

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