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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Il Nikylista
A proposito della cancellazione del concerto a Bassano del trapper Niky Savage e di una provocazione trasmessa in redazione da Luigi Tasca sul tema dei testi volgari o sessisti delle canzoni
Pubblicato il 30-11-2024
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Avviso di “Parental Control”: questo articolo contiene del linguaggio volgare e offensivo.
Sempre virgolettato, e oltretutto d’autore, ma sempre volgare.
E tra un po’ capirete a cosa mi riferisco.
L'annuncio del concerto a Bassano di Niky Savage, ora annullato. Archivio Bassanonet
Dunque: il tanto discusso e avversato concerto a Bassano del trapper milanese Niky Savage, che era in programma domenica 22 dicembre alla discoteca Studios Club di San Michele, è stato cancellato.
Gli organizzatori hanno ceduto alle polemiche sui testi delle canzoni di Savage, offensivi e sessisti nei confronti delle donne, e alle conseguenti pressioni del movimento di opinione contrario allo svolgimento dell’evento, di cui il sindaco di Pove del Grappa Francesco Dalmonte e l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Elena Donazzan sono stati i capostipiti.
Come è già accaduto a Castelfranco Veneto e a Marghera, dunque, l’esibizione a Bassano del contestato Nikylista del trap non si farà.
La comunicazione ufficiale non è stata ancora diramata, ma ormai la decisione è stata presa.
Cliccando sul sito ticketsms.it di prevendita dei biglietti “per l’evento Darkout w/ Niky Savage a Bassano del Grappa domenica 22 dicembre 2024” appare la grafica “Attenzione: Pagina non trovata!” e sulla pagina del sito evients.com dedicata allo Studios Club di Bassano, alla voce “prossimi eventi” compare la scritta “nessun evento in programma”.
E così, il giovanissimo pubblico bassanese e non solo che aveva già acquistato i biglietti per l’evento non potrà ascoltare dal vivo canzoni come BLA, quella in cui Niky Savage esprime nel testo da lui scritto i seguenti profondi concetti sul rapporto tra i due sessi (e qui devo mettere anche i puntini): “Lei lo sa, la ch… senza baciarla”, “Lei mi salta sul c… come un canguro” e “Troie, troie, le sto ch…ando in tre”.
Pura poesia neoromantica.
Potrei anche aver finito di scrivere di Niky Savage, anche perché, ad essere sinceri, è un argomento che mi sta sul c…
Ma non lo posso ancora fare perché ieri, nel frattempo, è giunta via WhatsApp alla nostra redazione una provocazione al riguardo di Luigi Tasca, ex segretario del Partito Democratico di Bassano del Grappa.
In merito alle parole volgari e sessiste nelle canzoni, infatti, Tasca mi ha trasmesso gli estratti da tre testi di celebri brani di cantautori italiani.
Il primo è, oserei dire, un “classico” del genere: “Bella stronza” di Marco Masini, del 1995. E questo è l’estratto di testo selezionato da DJ Tasca:
“Bella stronza, che hai chiamato la volante quella notte [...] Mi verrebbe di strapparti quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte, finché viene domattina”.
Poi il già segretario cittadino dem cita anche i primi due versi del testo di “Colpa d’Alfredo” di Vasco Rossi, del 1980:
“Ho perso un'altra occasione buona stasera. È andata a casa con il negro, la troia”.
Infine, in questa particolare Hit Parade del sessismo all’italiana, il selezionatore bassanese ha inserito anche “Bella senz’anima” di Riccardo Cocciante, del 1974:
“E quando a letto lui ti chiederà di più, glielo concederai perché tu fai così…”, eccetera eccetera.
“Eh ma questa è vera arte”, ho scritto ironicamente al mittente del messaggio.
“E allora arriviamo al vero punto della questione, cioè che giudichiamo quel che non conosciamo - ha commentato infine Luigi Tasca rispondendomi e riferendosi al caso Niky Savage, ma senza nominarlo -. Esattamente come le generazioni precedenti giudicano quello che piace alle generazioni successive dalla notte dei tempi.”
A parte il fatto che accostare “Bella senz’anima” di Cocciante alle oscenità testuali dei trapper di oggi mi sembra un’eresia - ma questa è una mia opinione personale -, quello di Tasca rappresenta comunque uno spunto molto interessante per alcune mie riflessioni conclusive.
Non c’è dubbio che dai tre estratti di testo “decontestualizzati” che l’ex segretario bassanese dl PD ha inviato in redazione, e in particolare quelli di Masini e di Vasco, l’immagine della donna esce con le ossa rotte.
Ma si tratta di casi-limite, se vogliamo chiamarli così per il linguaggio usato, di un certo concetto dei rapporti tra i due sessi che ha pervaso la canzone italiana nel corso dei decenni, anche quando “amore” faceva rima con “cuore”, tendente a glorificare il “possesso” dell’uomo nei confronti della donna.
In tal senso “Una carezza in un pugno” di Adriano Celentano, brano popolarissimo all’epoca, potrebbe essere considerato il manifesto del maschio-padrone.
Ma l’elenco è lunghissimo ed è un fenomeno che il filologo Roberto Burgazzi ha indagato in un suo libro intitolato “Il maschilismo orecchiabile”, con sottotitolo “Mezzo secolo di sessismo nella canzone italiana”.
Non che all’estero le cose siano andate meglio, anzi.
Every Breath You Take, l’iconica canzone dei Police, il gruppo originario di quello Sting che il prossimo 6 luglio si esibirà in concerto a Bassano, nonostante il testo apparentemente “romantico” parla di uno stalker che ossessiona una donna.
Ma erano gli anni ’80, quando Jo Squillo cantava senza problemi in Italia “Violentami, violentami sul metrò”.
E che dire di Delilah, il più grande successo di Tom Jones, del 1968?
È una canzone che parla di un femminicidio: lui è accecato dalla gelosia, crede - sbagliandosi - che lei lo abbia tradito, lei gli apre la porta sorridendo ma lui ha in mano un coltello e alla fine lei, Delilah, “non sorride più”.
Proteste? Cortei con fiaccolate? Canzone censurata dalle radio e televisioni? Macché: milioni di copie di dischi vendute in tutto il mondo.
Decenni diversi, sensibilità diverse.
E oggi la sensibilità sul sessismo cantato è molto, ma molto più diversa rispetto al passato e vorrei anche dire finalmente.
In merito alla “narrazione” del rapporto tra uomo e donna nelle canzoni del proprio tempo, concordo quindi con la constatazione di Tasca del “chi è senza peccato scagli il primo LP”.
Ma non è questo il nodo del problema.
A mio modo di vedere, le osservazioni di Luigi Tasca sono utili per una presa d’atto della tendenza a proporre certi testi che in realtà c’è sempre stata, ma non sono applicabili al nostro caso di attualità.
Masini, Vasco Rossi e Cocciante non sono stati e non sono certamente esempi di miti momentanei riservati ai minorenni, ma sono artisti con un seguito inter-generazionale, Vasco su tutti.
E anche se qualche loro verso “decontestualizzato” nei confronti della donna, condito pure da qualche parolaccia, può essere letto come espressione di un sessismo esplicito, la loro produzione viene comunque recepita da un pubblico mediamente maturo, nel senso di capacità critica e non nel senso di età anagrafica.
I trapper come Niky Savage sono invece fenomeni di nicchia, assorbiti esclusivamente dal target a cui si rivolgono e cioè dai giovanissimi e dagli adolescenti, che vivono il periodo più delicato della loro crescita e formazione da futuri adulti e sono pertanto più esposti al rischio di essere influenzati dai messaggi negativi della musica “liquida” che gira oggi nei dispositivi mobili.
Non è quindi solo un problema di contenuti offensivi e volgari, ma anche e soprattutto del rapporto diretto tra questi contenuti e la generazione di “giovani menti in formazione” che se li fa entrare nelle orecchie.
Per questo plaudo anch’io alle motivazioni che hanno fatto annullare il concerto del portacolori milanese del trap.
A tanti e alle tante che adorano Niky Savage non possiamo ovviamente impedire di ascoltarlo nelle loro cuffiette. Ma almeno, come comunità bassanese, ne abbiamo impedito la consacrazione ufficiale nel nostro territorio.
Questo è quanto, a compendio di un caso a cui penso di avere dedicato anche troppo spazio.
Per me il Trap, ma con la “T” maiuscola, è uno solo: il leggendario Giovanni Trapattoni, che in una celeberrima conferenza stampa di quando allenava il Bayern si era incazzato in tedesco maccheronico contro il suo giocatore Strunz, colpevole di non essere mai disponibile perché sempre infortunato.
Bello Strunz.
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