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Etra sull’ecopiazzola a San Vito: “Si procede col cantiere per la realizzazione dell’opera”. Il presidente Frasson sulle resistenze dei cittadini: “Non possiamo farci guidare dall’egoismo e dalla totale mancanza di competenze di pochi individui”

Pubblicato il 06-08-2024
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Ecopiazzola a San Vito: ora interviene anche Etra, titolare del contestato progetto di realizzazione dell’impianto di compattazione dei rifiuti nella superficie dell’area sgambamento cani tra via Cogo e via Monte Pertica.
Come riportato nell’articolo precedente, da questa mattina sono in corso i lavori di carotaggio del terreno per la verifica preventiva del rischio bellico nell’area di cantiere.
E come è ormai noto, ieri il sindaco Nicola Finco ha annunciato il tentativo dell’ultimo minuto di bloccare l’installazione a San Vito per spostarla in un’area idonea dell’ex Caserma Fincato, nello stesso quartiere.

L’area di cantiere dell’ecopiazzola di San Vito (foto Alessandro Tich)

La prima notizia, alla luce del comunicato stampa trasmesso questo pomeriggio in redazione da Etra Spa, è che per la società multiutility il sito di costruzione dell’ecopiazzola non si discute: “Etra procede con il cantiere per la realizzazione dell’opera.”
Nella nota inviata alle redazioni, inoltre, si aggiungono delle specificazioni sulla presenza in loco questa mattina di una pattuglia del Commissariato di P.S.
Rispondendo alle domande dei cronisti presenti, oggi i residenti hanno dichiarato di essere stati loro a chiamare la Polizia.
Mentre Etra smentisce questa versione dei fatti riportando che sono state le forze dell’ordine a intervenire “per invitare alcuni cittadini che occupavano l’area in cui sorgerà l’ecopiazzola a ridosso di via Cogo a sgomberare l’area e per far accedere il personale di Etra presente sul posto che doveva aprire il cantiere”.
Nell’occasione, i vertici della società partecipata dai Comuni con sede a Cittadella esprimono la propria “sorpresa” per le resistenze dei cittadini e il presidente Flavio Frasson dichiara che “questo atteggiamento di pochi, noto come sindrome NIMBY, ovvero “Not In My Back Yard”, che in italiano si potrebbe tradurre con “Non nel mio cortile”, rischia di creare un disservizio per tanti altri che sarebbero costretti a percorrere lunghe distanze per accedervi”.
Insomma: per la società che gestisce il servizio rifiuti il progetto dell’ecopiazzola di via Cogo è bell’e pronto, prossimamente disponibile, confezionato in Etrapak.
Nessuna parola da parte di Etra sulle dichiarazioni di ieri del sindaco Finco e nessun accenno all’ipotesi alternativa lanciata in extremis dall’amministrazione comunale di collocare l’ecopiazzola all’ex Caserma Fincato, come dal testo che segue.

COMUNICATO

Ecopiazzola a Bassano del Grappa:
ETRA procede con il cantiere per la realizzazione dell’opera


Sono intervenute le forze dell’ordine, questa mattina, nel Quartiere di San Vito a Bassano per invitare alcuni cittadini che occupavano l’area in cui sorgerà l’ecopiazzola a ridosso di via Cogo a sgomberare l’area e per far accedere il personale di ETRA S.p.A. Società benefit presente sul posto che doveva aprire il cantiere.
Dopo una verifica della regolarità dei documenti in mano ai tecnici di ETRA, i cittadini sono stati invitati dalla Polizia a liberare il sito al fine di consentire la prosecuzione dei lavori. La zona è stata così recintata in modo che i lavori da parte della multiutility possano proseguire in sicurezza, innanzitutto con la valutazione di rischio bellico (VRB).

La questione delle ecopiazzole era già salita agli onori delle cronache durante la fase finale della campagna elettorale della scorsa primavera quando era diventata anche materia di scontro politico. Ora l’argomento è tornato di attualità dovendo ETRA procedere con i lavori che vanno conclusi entro l’anno per non perdere il contributo PNRR ottenuto dall’Europa.
Alla base di tutto c’è la convenzione tra il Comune di Bassano ed ETRA SpA Società benefit che prevede la realizzazione dell’ecopiazzola nel quartiere di San Vito nell’area di sgambamento a ridosso di via Cogo (oltre ad altre due in Q.re Rondò Brenta e Quartiere XXV Aprile). I criteri che hanno guidato la progettazione sono la facile accessibilità anche da parte di persone senza grande mobilità, la massima sicurezza del sito (che sarà curato dagli operatori della società), le soluzioni tecniche adottate assolutamente all’avanguardia che ne fanno un’isola ecologica strutturata. L’ecopiazzola prevede, infatti, press container innovativi che garantiranno a tutta la cittadinanza un servizio di conferimento dei rifiuti più agevole e complementare alla raccolta porta a porta, attivi tutti i giorni 24 ore su 24 e accessibili agli utenti tramite Ecocard.

I passaggi positivi in Consiglio comunale, nei diversi organismi e uffici comunali di Bassano dal 2015 in avanti, senza osservazioni o critiche, testimoniano, peraltro, che chi è intervenuto al riguardo non aveva ravvisato criticità in questa struttura che sarà una delle tre ecopiazzole progettate per la città.
La multiutility conferma, in tal senso, la sorpresa per queste resistenze, come già aveva fatto a giugno quando si erano palesate le proteste di una parte di qualche cittadino. L’obiettivo fondamentale che ha guidato la progettazione era, e rimane, quello di migliorare il servizio alla popolazione, riuscendo a predisporre un progetto che pesa solo in minima parte sulle bollette, essendo finanziato quasi per intero con fondi pubblici. A tale riguardo, peraltro, da ETRA si rileva che una nuova progettazione, a parte portare un risultato peggiore in termini di qualità per l’utenza, potrebbe far perdere il contributo europeo che rappresenta un’occasione che non si ripeterà facilmente e comporterebbe inevitabilmente un incremento dei costi.

“Dispiace - commenta il presidente di ETRA Flavio Frasson - perché alla fine chi ci rimette sono i cittadini e la comunità locale che rischia di perdere una grande opportunità. Non mi è mai successo, in tanti anni, che dei cittadini non volessero la costruzione di un’isola ecologica moderna e soprattutto facilmente accessibile. Una nuova ecopiazzola è assolutamente necessaria considerata l’alta densità abitativa della zona: gli utenti che vi avranno accesso avranno un grande vantaggio, ma in questo caso alcuni di loro la vorrebbero spostare fuori dal centro abitato. Questo atteggiamento di pochi, noto come sindrome NIMBY, ovvero "Not In My Back Yard," che in italiano si potrebbe tradurre con "Non nel mio cortile”, rischia di creare un disservizio per tanti altri che sarebbero costretti a percorrere lunghe distanze per accedervi. Abbiamo pensato a persone anziane o a chi non ha l’auto per spostarsi? Non possiamo, in questo tipo di decisioni, farci guidare dall’egoismo e dalla totale mancanza di competenze di pochi individui.”

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