Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Politica

Pitura Freska

La fase di rodaggio per il suo nuovo incarico, le questioni del territorio viste dalla Regione, la diga del Vanoi. Intervista veneziana al bassanese Renzo Masolo, da due settimane consigliere regionale del Veneto

Pubblicato il 31-07-2024
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Siede sui banchi di opposizione in consiglio regionale del Veneto a Venezia e il suo colore politico è il verde. È una tinta di certo ben definita, ma è ancora Pitura Freska.
Renzo Masolo, bassanese, esponente di Europa Verde, è consigliere regionale da appena due settimane e precisamente dallo scorso 17 luglio, quando è subentrato a Palazzo Ferro Fini sul Canal Grande alla neo eletta parlamentare europea Cristina Guarda.
In pochi giorni, però, ha già avuto il suo bel daffare in aula consiliare e anche di che intervenire tramite comunicati stampa ad alta frequenza di invio alle redazioni. È stato inoltre eletto vicepresidente della III Commissione del consiglio regionale che si occupa di politiche economiche, politiche agricole e per la montagna, caccia e pesca, politiche forestali e dell’energia.

Il consigliere regionale Renzo Masolo (foto Alessandro Tich)

Colgo l’occasione della mia presenza in consiglio regionale per la conferenza stampa di presentazione del “Quaderno Alpiniano 2023”, di cui a un mio precedente articolo, per fargli la mia prima intervista nella sua nuova veste di componente dell’assemblea veneta, durante la pausa dei lavori consiliari per la discussione e approvazione del rendiconto generale dell’esercizio 2023 della Regione Veneto.

Renzo Masolo, si è già abituato alle dinamiche del consiglio regionale?
No, sicuramente non ancora. Per me è tutta una novità ed è una novità molto stimolante e anche molto impegnativa. Diciamo che è come se stessi correndo per salire al volo su un treno in corsa. Questa è un po’ l’immagine del consigliere Renzo Masolo in questo momento. Perché mi sono trovato catapultato in questa situazione, in una legislatura che è già partita quattro anni fa, per questa bella coincidenza di Cristina Guarda che è diventata europarlamentare e che ha lasciato il posto a me, che poi facevo comunque anche altro, per il discorso lavorativo e associativo. Per cui è una cosa molto coinvolgente e però sono in uno stato di rodaggio. Ci vorrà il tempo per entrare in queste dinamiche, che purtroppo non è molto perché non manca molto alla fine della legislatura. Adesso ci sarà una piccola pausa estiva, oggi e domani abbiamo gli ultimi consigli regionali ma poi da settembre partirò con le idee molto chiare, cercando anche di capire come funziona questa macchina.

Lei sarà anche in fase di rodaggio, però pochi giorni dopo il suo ingresso è stato eletto vicepresidente della III Commissione del consiglio regionale. E allora come la mettiamo?
Anche questa è una cosa che mi ha fatto molto piacere. In commissione sia i gruppi di maggioranza che di minoranza hanno confermato la fiducia nei confronti del nostro gruppo politico Europa Verde e anche in questa commissione ho preso il posto che aveva Cristina Guarda come vicepresidente. Anche questo è uno stimolo grosso per seguire i lavori consiliari ed è una commissione anche molto importante.

Come si vedono le questioni, a lei care, dell’ambiente a livello “macro” e cioè veneto e non più solo bassanese?
Diciamo che qua cambia la prospettiva ed è una prospettiva molto ampia e logicamente anche molto più complessa. Perché io vedo che nelle discussioni in consiglio regionale ma soprattutto nelle commissioni passano tematiche molto varie e che riguardano tutte le parti del territorio regionale, con le peculiarità e caratteristiche specifiche di ogni problematica. Questo serve per capire che siamo in una Regione molto vasta, con molte problematiche. Però l’approccio non cambia molto. Nel senso che l’approccio che io seguo, quello della buona amministrazione, alla fin fine va seguito sia nel locale e sia a livello regionale e nazionale. È un tipo di approccio che io ho sempre predicato anche nell’ultima campagna elettorale ed è quello dell’ecologia integrale, che ci fa concepire tutti i problemi rispetto ad una soluzione soprattutto di tipo ambientale e di tipo sociale.

Neanche a farlo apposta, dopo il suo ingresso qui a Palazzo Ferro Fini in consiglio regionale si è parlato del bacino ovvero diga del Vanoi, che interessa anche i territori a valle come il Bassanese. Il consiglio ha approvato una risoluzione che impone il monitoraggio del progetto, mentre il consorzio di bonifica Brenta ha aperto l’iter del dibattito pubblico sull’intervento. Lei cosa dice?
Questo è un discorso molto lungo che meriterebbe approfondimento. Anche questo è stato molto stimolante perché è stata una coincidenza incredibile il fatto che il mio insediamento in consiglio regionale abbia coinciso con il primo incontro con il comitato di Imer, vicino a Primiero, contro la diga e il serbatoio del Vanoi. Io sto già seguendo molto la questione, proprio due giorni fa ero su a fare un sopralluogo per rendermi conto di come sia la situazione reale e di come sia l’ambiente che dovrebbe subire questo immenso serbatoio d’acqua, denaturando completamente la Val Cortella, la valle del Vanoi. E nello stesso tempo c’è questo iter regionale che sotto certi aspetti è anche un po’ imbarazzante perché all’interno della maggioranza ci sono anime differenti, alcune molto favorevoli e alcune contrarie, soprattutto i consiglieri regionali residenti in quei posti. Poi c’è un procedimento che il consorzio di bonifica sta un po’ forzando, creando questo percorso partecipativo, ma che di fatto mette alla luce grosse criticità legate alle emergenze ambientali attuali.

Cioè?
Cioè siamo ancora nel tempo in cui è da pensare di creare un serbatoio d’acqua immenso o dobbiamo invece pensare a modelli di agricoltura e di allevamento diversi rispetto a quello che abbiamo fatto fino adesso? Dobbiamo pensare a dei progetti, tra l’altro già avviati dalla Regione da dieci anni, che mirano a tesaurizzare l’acqua nella pianura attraverso metodi alternativi a quello di spendere 150 milioni di euro per una immensa vasca di cemento con una diga e con tutti i rischi in una valle che presenta un rischio geologico molto alto. Io su questo mi batterò in prima persona ma non tanto per il “no”, ma per il “sì” a delle alternative legate al cambiamento dei tempi che abbiamo.

Lei è fresco reduce dalla campagna elettorale per le amministrative bassanesi in cui ha proposto, assieme ad altri, varie cose. Visto che tra l’altro non avete vinto, da consigliere regionale queste cose le ha abbandonate nel cestino, oppure…?
Purtroppo per poco non abbiamo vinto. Ma quelle cose che abbiamo portato avanti come lista Bassano per Tutti - Europa Verde e che ho portato avanti io come promotore di alcune proposte rimangono attuali. Anzi, molto più attuali adesso che sono in Regione perché ci sono alcune tematiche che riguardano il nostro territorio bassanese che io continuerò a portare avanti, mi auguro anche col coinvolgimento del territorio stesso sia dal punto di vista politico, se si può avere una convergenza con l’attuale amministrazione ma anche con le minoranze, e nello stesso tempo confrontandomi con il territorio, con i residenti.

Su quali temi, ad esempio?
Questi temi sono legati soprattutto al consumo di suolo, e il tema di San Lazzaro è sempre più attuale perché adesso vedremo anche quale approccio avrà questa maggioranza a Bassano. Il tema della sanità: prima di tutto via Mons. Negrin. La “Cittadella del Welfare” è un tema a me caro e che io continuerò a seguire cercando di coinvolgere l’Ulss e la Regione. Il tema della Valsugana, anche questo sempre più attuale. Qualche giorno fa è uscito un articolo sul trasporto ferroviario, la Ciclovia del Brenta è ancora chiusa. C’è una viabilità da ripensare in Valsugana e finalmente io spero il più possibile, in questo tempo di legislatura che mi rimane, di portare sempre più attenzione a una valle e a un asse del Brenta che io vedo dimenticato e abbandonato dalla politica. E poi tanti altri temi, legati anche alle politiche sociali, per le famiglie e altro del nostro territorio, che sono sicuramente da portare avanti.

C’è solo Bassano e il Bassanese nei pensieri del consigliere regionale Renzo Masolo?
Il Bassanese potrebbe essere comune a qualsiasi altro territorio del Veneto. Per cui le proposte che possiamo portare avanti e magari realizzare anche in modo convincente a vantaggio della popolazione possono essere buone proposte e buone pratiche poi da esportare anche da altre parti. Non voglio essere partigiano per Bassano. Logicamente mi impegnerò nel mio territorio come mi impegnerò anche negli altri territori. Sto ricevendo tantissimi appelli e contatti da realtà e da problematiche sparse un po’ in tutta la Regione. Mi sto già cominciando a muovere. Tra l’altro mi sto muovendo con l’intermodalità, per cui con treno e bici. E cercherò di farlo sempre di più anche per dimostrare le difficoltà, anche per un consigliere regionale, di girare il nostro territorio del Veneto senza auto. Vorrei metterlo in luce e portarlo in giunta regionale per far capire che non è tutto oro quel che luccica e che ci sono grosse difficoltà legate al trasporto, ai costi del trasporto pubblico e altro. Non parliamo solo di infrastrutture, di strade e di costi della Superstrada Pedemontana, ma guardiamo un po’ i numeri, proprio oggi che in consiglio regionale stiamo parlando del rendiconto generale 2023, e pensiamo a cosa può essere investito di più per un mobilità sempre più sostenibile.

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