Alessandro TichAlessandro Tich
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Stato confusionale

Pedaggi statalizzati e rischio traffico a carico dello Stato: nel ddl Concorrenza del Governo il ministro Salvini introduce la riforma delle concessioni autostradali, sul modello della Superstrada Pedemontana Veneta

Pubblicato il 24-07-2024
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La Superstrada Pedemontana Veneta?
Potrebbe “fare scuola” per l’intera rete autostradale italiana.
Ho scritto “potrebbe” perché al momento il condizionale è d’obbligo, ma questo è il succo della riforma delle concessioni autostradali che il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha introdotto con 17 articoli nel testo del nuovo ddl (disegno di legge) sulla Concorrenza, provvedimento governativo annuale previsto dal Pnrr.

Il ministro Matteo Salvini e il governatore Luca Zaia all’inaugurazione della tratta Malo - Montecchio Maggiore della SPV, lo scorso 28 dicembre (archivio Bassanonet)

Fatto sta che di Superstrada Pedemontana Veneta si sta scrivendo tanto in questi giorni sulla stampa italiana, ma non per gli aspetti collegati al suo ruolo di infrastruttura di collegamento sul piano locale.
Quello che viene fatto emergere alla pubblica attenzione è il cosiddetto “modello Pedemontana Veneta”.
Vale a dire l’accordo di gestione economico-finanziaria dell’arteria a pedaggio tra ente pubblico e concessionario privato, i cui fondamenti ispirano le nuove regole del gioco che il ministro Salvini vorrebbe far applicare a livello nazionale.

Ma rivediamo intanto che cos’è il “modello Pedemontana Veneta”, come confermato dalla storica intervista rilasciata a Bassanonet il 17 ottobre 2022 dall’ing. Elisabetta Pellegrini, direttore della Struttura di Progetto della SPV.
Si tratta, in sostanza, del rapporto tra il “concedente” pubblico dell’infrastruttura a pedaggio, e cioè la Regione Veneto, e il “concessionario” privato dell’opera viaria SIS del gruppo Dogliani di Torino, regolato dal Terzo Atto Convenzionale (TAC) siglato tra le due controparti nel 2017.
In estrema sintesi, perché la questione è assai più complessa e articolata: i pedaggi della Superstrada Pedemontana che noi paghiamo ai caselli vengono incassati dalla Regione Veneto.
A sua volta, la Regione Veneto deve corrispondere al concessionario privato una quota di partecipazione pubblica (chiamata “canone di disponibilità”) nei 39 anni della concessione, indipendentemente dai flussi di traffico, pari a una cifra complessiva di oltre 12 miliardi di euro.
È quanto prevede il TAC che accolla alla Regione stessa il “rischio della domanda” ovvero il rischio dei flussi di traffico, come peraltro era già stato concordato nel primo contratto con il concessionario privato del 2009.
In altre parole, il Terzo Atto Convenzionale stabilisce una rendita progressiva che l’ente regionale deve versare per 39 anni al privato, a prescindere dai flussi e quindi dagli incassi.
Perché, dunque, si parla di “modello Pedemontana Veneta” per la proposta di riforma delle concessioni autostradali del ministro Salvini nel ddl Concorrenza?
Elementare, Watson: perché nel suo passaggio centrale interviene sui meccanismi di pedaggio, rendendoli omogenei su tutto il territorio nazionale e “statalizzandoli” ovvero trasferendo la competenza per gli incassi allo Stato, che a sua volta li ridistribuirebbe sotto forma di “canoni di disponibilità” ai vari gestori privati.
In questo modo si estenderebbe di fatto il “modello Pedemontana Veneta” a tutta la rete autostradale italiana.

A dire il vero, la nuova ipotesi di gestione autostradale a carico dello Stato si trova attualmente in una fase di Stato confusionale.
Sembra che nel prossimo Consiglio dei Ministri sarà discusso il ddl Concorrenza - che in quanto compreso nel Pnrr deve essere obbligatoriamente approvato - ma senza la parte relativa alle autostrade che, come ha dichiarato il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, “ha bisogno di approfondimenti”.
Le misure di riforma delle concessioni autostradali del ministro Salvini non piacciono infatti alla Commissione Europea.
Il testo di legge è da settimane al centro di un serrato confronto con i tecnici di Bruxelles, che hanno voce in capitolo dal momento che gli articoli del ddl Concorrenza devono rispettare i requisiti delle “milestone” (aspetti di natura amministrativa e procedurale) del Pnrr che, lo ricordo, è un piano finanziato con le risorse dell’Unione Europea.
Come riferisce Nordest Economia, da cui ho tratto le informazioni sopra riportate, la Commissione Europea ha espresso “preoccupazione” sul modello proposto, soprattutto con riferimento alla tenuta dei conti pubblici.
E così, come da articolo del 20 luglio del Sole 24 Ore, nei giorni scorsi i commissari Ue “nel corso di una riunione molto animata” avrebbero bocciato i punti cardine del testo messo a punto dal Ministero delle Infrastrutture.
Da qui le ulteriori parole del ministro Fitto: “Abbiamo ancora due Consigli dei Ministri da qui alla pausa e ci sarà sicuramente la possibilità di valutare bene questo testo.”

Il piano di Salvini per la riforma delle concessioni autostradali è stato stroncato anche da Nicola Zaccheo, presidente dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART).
In dichiarazioni al Sole 24 delle scorse settimane, Zaccheo afferma che “sono due gli elementi che non vanno bene: il rischio traffico che verrebbe trasferito allo Stato e il pedaggio unico” poiché “si potrebbe creare un buco finanziario enorme per lo Stato”.
“C’è un rischio elevatissimo, perché si trasferirebbe il rischio traffico allo Stato - sostiene il presidente dell’Autorità -. E invece è essenziale che il rischio traffico rimanga al concessionario. Del resto su questo abbiamo un esempio non particolarmente efficiente che è la Pedemontana Veneta: lo dice anche la Corte dei Conti in tre diverse delibere, nel 2020, ’21 e ’22.”
“Lì si sono fatte previsioni di traffico eccessivamente ottimistiche - continua Zaccheo -, quando invece, a fronte di un impegno contrattuale della Regione Veneto per 12 miliardi di euro da riconoscere al gestore nell’arco della concessione fino al 2059, i ricavi da pedaggio saranno enormemente inferiori.”
“C’è un buco finanziario enorme che ricade sulle casse pubbliche - conclude -. Con la riforma proposta, anziché cercare di risolvere questo caso, si estenderebbe il modello a tutto il sistema.”

Ieri, intanto, l’Huffington Post ha pubblicato un articolo testualmente intitolato “Il regalino di Salvini a Zaia: le perdite dell’autostrada Pedemontana se le prende in carico lo Stato”.
Secondo la chiave di lettura del quotidiano in edizione online, “Matteo Salvini lancia un potenziale salvagente a Luca Zaia nel caso la Pedemontana Veneta dovesse diventare una mina per le casse regionali”.
“Nelle pieghe della prossima legge sulla concorrenza, secondo le bozze in circolazione, spunta un articolo che permette di trasferire al Ministero dei Trasporti le tratte autostradali a pedaggio di cui il dicastero non è concedente - rivela e rileva huffingtonpost.it -. Un modo per trasferire il buco veneto alle casse statali.”
Ma dai… Ma va’ là… Ma che ci lamentiamo a fare?
Scrolliamoci di dosso il pessimismo, visto che “I pessimisti non fanno fortuna” è addirittura il titolo di un libro del nostro inappellabile governatore Luca Zaia.
E guardiamo piuttosto il casello mezzo pieno: in futuro, come dai piani del ministro delle Infrastrutture, potremo andare direttamente in autostrada da Bassano del Grappa fino in Sicilia, via Superstrada (e futura autostrada) Pedemontana Veneta e via Ponte sullo Stretto di Messina.
Il tutto a carico delle casse pubbliche, rappresentate da una società quotata in borsa, nel senso del nostro borsellino: la Paga Pantalon SpA.

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