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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

Nebbia sfitta

A proposito dell’ultima performance artistica di Freak of Nature e del problema dei negozi sfitti in centro storico a Bassano

Pubblicato il 30-04-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Bambù 2, la vendetta.
Ritorno oggi ad occuparmi del secondo blitz in centro storico a Bassano di Freak of Nature, la street artist che nelle notti scorse ha nuovamente “decorato” - e per alcuni imbrattato - le vetrine dei negozi e dei bar sfitti, segnati uno ad uno dal simbolo ammonitore dalle canne di bambù di colore verde.
Ammonitore di che? Dello spopolamento delle attività commerciali che senza “una sana voglia di cambiare questo allarmante andamento” da parte di “associazione commercianti, proprietari degli immobili e amministrazione comunale”, come ha scritto la stessa artista, rischia di dilagare sempre di più se è vero che “il bambù può diventare infestante se lasciato in balia di sé stesso”. Si tratta quindi di un atto di denuncia pubblica, che però punta i colori (fortunatamente lavabili) sulla proprietà privata.

Foto Alessandro Tich

Un nostro affezionato lettore, che tra l’altro è anche il proprietario di alcuni locali presi di mira dalle rollate di bambù dell’artista milanese, mi ha detto che “la vera rivoluzione sarebbe che l’autrice di queste cose andasse a cancellarle lei la mattina dopo”.
Ma Freak of Nature non cancella: lascia lì i segni da lei tracciati nottetempo affinché le persone che passano per strada possano “riflettere” sul problema dei negozi sfitti nel centro cittadino.
A me personalmente le performance artistiche di Miss Freak non disturbano, ma sono anche cosciente del fatto che se fossi il padrone di uno dei locali vuoti ad uso commerciale segnati di verde dalla giustiziera della notte, la penserei diversamente.
La street artist ha specificato che “la rullata sulla vetrina è una forma di censimento” che intende “attirare l'attenzione su un problema contingente”.
Ogni rullata su ciascuna vetrina è accompagnata infatti dal numero progressivo del negozio sfitto “visitato”.
In questo suo secondo blitz notturno gli esercizi commerciali vuoti che hanno ricevuto il timbro verde sono stati in tutto 123: oltre il doppio o se preferite quasi il triplo rispetto alle 50 vetrine del centro storico contrassegnate dai bambù verdi nel dicembre 2021.
Compreso il Caffè Italia, di cui Freak of Nature ha tinteggiato di strisce verdi le imposte poche ore prima che venissero installate le transenne per il cantiere dei lavori di ristrutturazione che finalmente hanno preso il via.
E compresa persino la Cittadella della Giustizia di via Marinali, ovvero il vuoto che più vuoto non si può.
La foto che vedete pubblicata sotto immortala i segni verdi tracciati sulla vetrata esterna di quella che dovrebbe essere la sede dell’ancora ipotetico Tribunale della Pedemontana Veneta: pregasi inoltrarla al sottosegretario alla Giustizia Ostellari.
Fonti certe mi hanno riferito che non tutti i locali presi di mira in questa seconda performance freakiana sono sfitti: alcuni sono affittati e solo in attesa di essere arredati.
Anche nella sua prima performance del 2021 la street artist aveva preso qualche granchio, tracciando i suoi segni sulle vetrine di locali ancora vuoti ma già affittati oppure acquistati e in procinto di essere riempiti.
Ma si è trattato comunque di sporadiche eccezioni alla regola generale del vuoto a perdere.

Una cosa è certa: si potrà essere d’accordo oppure no con la modalità scelta dall’artista per lanciare alla città il suo messaggio, alimentando il dibattito tra favorevoli e contrari come è già accaduto con la sua prima “apparizione” di tre anni fa ma anche, più recentemente, con il caso delle centinaia di farfalle nere stampigliate da mano rimasta anonima sulla facciata dell’ex Teatro Astra.
Ma anche questa volta non si può negare che la Freak della Pedemontana (risiede a Crespano del Grappa) sia riuscita perfettamente a dare nell’occhio e conseguentemente a vincere il più grande nemico delle iniziative di denuncia sociale che è l’indifferenza.
Con buona pace dei proprietari dei locali costretti a prendere detergente e spugna per cancellare i poco graditi segni verdi sulle vetrine delle loro proprietà - e l’arrabbiatura di qualcuno di loro è umanamente comprensibile -, il nuovo raid artistico ha avuto lo scopo e se vogliamo anche la sfrontatezza di rendere visibile il fenomeno dei vuoti in centro storico che solitamente passano inosservati, dimenticati, persi nella nebbia sfitta.
A riprova di ciò, la foto che vedete invece pubblicata sopra l’ho scattata in via Bellavitis: non mi sarei mai accorto di quel locale chiuso e vuoto senza quelle tracce verdi brillanti segnate sulla vetrina.
Ed è anche uno spunto, dal punto di vista del racconto giornalistico, per ritornare sull’argomento.
Di abbandono del centro storico non si parla da oggi: sono anni e anni che ciclicamente la questione riemerge alla pubblica attenzione, indipendentemente dalle iniziative non autorizzate dell’artista di turno.
Abbiamo visto fior di negozi nascere e morire anche in breve tempo, cartelli con scritto “affittasi” rimanere appesi in eterno soprattutto nelle vie laterali e meno frequentate del centro, perfino medie strutture di vendita di note catene commerciali (vi ricordate l’Upim di piazzotto Montevecchio e l’HM in via Roma?) chiudere definitivamente i battenti.
Non è questa la sede per affrontare le ragioni alla radice del problema, che necessiterebbero di un convegno sul tema dell’economia di mercato.
Crisi economica Covid e post Covid, insostenibilità degli affitti mensili, crescente omologazione e conseguente calo dell’attrattività dell’offerta commerciale, concorrenza della grande distribuzione nella cintura urbana esterna al centro storico, sviluppo esponenziale dell’e-commerce a danno dei negozi di prossimità, eccetera.
Sono tante le concause dell’inesorabile tendenza a fuggire dal centro e altre se ne potrebbero aggiungere al carrello.
Come se non bastasse, gli ultimi piani di rigenerazione urbana approvati dal consiglio comunale di Bassano del Grappa riguardano la trasformazione di aree abbandonate e degradate nelle principali strade d’ingresso alla città in ulteriori medie strutture di vendita, come se il destino di chi arriva a Bassano, e alla faccia delle vacche magre di questi tempi, sia quello di comprare di tutto e di più, a patto che ciò non avvenga in centro storico.
Non so voi, ma io su un futuro e auspicato “ripopolamento” delle attività commerciali nel salotto cittadino, con tanto di “sana voglia di cambiare questo allarmante andamento” da parte di “associazione commercianti, proprietari degli immobili e amministrazione comunale”, sono alquanto pessimista.
È l’artista che denuncia, ma è il mercato che comanda.

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