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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Processo alle intenzioni

A proposito degli ultimi sviluppi del progetto per l’istituzione del Tribunale della Pedemontana Veneta

Pubblicato il 12-03-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Nel tardo pomeriggio di ieri è venuto a trovarmi in redazione un noto avvocato bassanese.
Era di passaggio, ha visto che c’ero dalla vetrina del mio ufficio che si affaccia su via Marinali - perché Bassanonet si trova nella stessa via dell’ex Tribunale e della Cittadella della Giustizia - ed è entrato.
Ha letto anche lui i miei primi quattro articoli sulla nuova Tribunovela e mi ha detto, in tono cortese come sempre, esprimendo un pensiero condiviso anche da altri avvocati cittadini, che io dovrei “portare acqua al mulino di Bassano e non a quello di Vicenza”.

Il sindaco Elena Pavan con il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari (foto da Facebook/Andrea Ostellari)

Preciso subito che io non porto acqua al mulino di nessuno.
Io raccolgo fatti, li scrivo e li commento.
Ho sempre seguito con attenzione e anche con partecipazione la vicenda del progetto del Tribunale della Pedemontana Veneta ma, come ho affermato in un precedente articolo sull’argomento, non sono né il portavoce del Comune di Bassano del Grappa né l’addetto stampa del Comitato per l’Istituzione del Tribunale della Pedemontana.
Io riporto notizie e la notizia, ormai ampiamente nota, è quella dei due sopralluoghi tecnici compiuti a Bassano a dicembre e a febbraio da un funzionario dirigente del Ministero della Giustizia che in entrambe le occasioni ha accertato l’insufficienza logistica delle strutture bassanesi per ospitare la dotazione organica di magistrati e di amministrativi prevista per il Tribunale della Pedemontana medesimo.
Questo è il quanto: notizia data e palla al centro.

Tutto il resto è politica, a cominciare dalla nota dichiarazione del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari che ha affermato esattamente il contrario, che l’esito del sopralluogo “è positivo” e che “l’iter per la realizzazione del Tribunale prosegue”.
Diamo atto al senatore leghista Ostellari di essere diventato di fatto “il senatore di Bassano”, per quanto sia residente nell’Alta Padovana, prendendo idealmente il posto di altri parlamentari bassanesi dell’attuale legislatura nazionale, sulle cui iniziative a favore del territorio scarseggiano le notizie.
Il sottosegretario alla Giustizia, avvocato di professione, è del resto legato alla nostra città. Dal 2003 al 2009 ha svolto il ruolo di viceprocuratore onorario presso la Procura della Repubblica di Bassano del Grappa e quindi, per così dire, è stato già introdotto nei meccanismi di quella che è stata la giustizia bassanese.
In più, in anni più lontani è stato anche arbitro di calcio nei campionati di Eccellenza, iscritto alla sezione A.I.A. di Bassano del Grappa, con i cui fischietti si è peraltro incontrato in una sorta di rimpatriata nello scorso gennaio.
Ora il sen. Ostellari indossa un’altra divisa: quella di arbitro politico dei destini dell’ipotizzato Tribunale del circondario pedemontano.

Sul fronte bassanese, l’aspetto rilevante di questa vicenda è la determinazione del sindaco Elena Pavan nel considerare la partita non solo ancora aperta ma anzi ben avviata verso una positiva conclusione, puntando sulla preminenza della politica rispetto alle osservazioni tecniche della struttura ministeriale.
Ricordo che il primo sopralluogo del funzionario dirigente del Ministero ha avuto luogo a metà dicembre, limitatamente al nuovo palazzo della Cittadella della Giustizia, accertandone l’insufficienza logistica per ospitare i magistrati e gli amministrativi dell’ipotizzato Tribunale della Pedemontana.
Una doccia fredda, come ho già scritto, passata sotto silenzio.
Eppure solo poche settimane dopo, alla cerimonia per la festa di San Bassiano del 19 gennaio, il sindaco Pavan, come se nulla fosse successo, nel suo intervento sul palco ha affermato testualmente quanto segue:
“Abbiamo impresso un nuovo, deciso impulso al percorso di realizzazione del Tribunale della Pedemontana Veneta, con un ciclo di audizioni in città nella scorsa primavera, alla presenza del sottosegretario di Stato alla Giustizia, senatore Andrea Ostellari, per ribadire il pieno appoggio di 70 sindaci, assessori e consiglieri regionali, europarlamentari, senatori, deputati, presidenti delle Province, rappresentanti delle categorie economiche e degli ordini professionali interessati al nuovo presidio di giustizia.”
Come dire: le cose vanno avanti, la congiunzione astrale è favorevole e i risultati arriveranno quanto prima.

Alla cerimonia di San Bassiano la sindaca ha inoltre ricordato che “proprio su questo tema alcuni senatori veneti, con prima firmataria la senatrice Mara Bizzotto, hanno presentato un disegno di legge al Senato e il consiglio regionale del Veneto, con relatore il vicepresidente Nicola Finco, ha votato una proposta di legge statale impegnando la Regione a sostenere le spese di gestione della struttura”.
Già: ma quali spese, fintanto che non si troverà la quadra sulla allocazione dei magistrati e del personale amministrativo previsti in pianta organica?
Poi, a seguito della presunta richiesta della sindaca al Ministero di compiere un secondo sopralluogo a Bassano, allargato a Palazzo Antonibon e a Palazzo Cerato, il funzionario dirigente è tornato in città il 21 febbraio e anche questa ispezione tecnica ha avuto l’esito, che già sappiamo, della doccia fredda-bis.
Ma l’intervento a gamba tesa del tecnico ministeriale ha rappresentato solo l’ultima puntata, per il momento, di una soap opera che aveva già interrotto le sue trasmissioni.

Ancora lo scorso 30 gennaio, nel mio editoriale intitolato “Rito allungato”, avevo osservato come la questione del Tribunale pedemontano, dopo il tourbillon di eventi in città col sottosegretario Ostellari concentratisi tra febbraio e maggio 2023, fosse già da mesi scomparsa dai radar della pubblica comunicazione.
Nessuna notizia da fonte governativa, men che meno dal Parlamento sul già citato disegno di legge e nessuna risposta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che il sindaco Pavan aveva invitato ufficialmente a Bassano “per approfondire il tema dell’istituzione del nuovo Tribunale della Pedemontana Veneta e visitare la Cittadella della Giustizia” ancora nell’agosto dell’anno scorso.
Se ne è accorto anche l’europarlamentare Sergio Berlato, in prima linea tra gli aficionados del progetto pedemontano, che in un comunicato stampa di fine gennaio rilevava che “dopo iniziali entusiasmi e condivisioni generalizzate, l’argomento dell’istituzione del nuovo Tribunale della Pedemontana Veneta corre il rischio di essere messo in disparte dal Parlamento nazionale chiamato ad affrontare alcune altre emergenze ritenute di maggiore importanza”.
Da qui l’invito di Berlato a “tutte le forze politiche che a parole si sono dichiarate favorevoli” affinché “dimostrino concretezza e coerenza accelerando i tempi per l’istituzione del Tribunale della Pedemontana Veneta”.
Invito a tutt’oggi rimasto inascoltato.

Tutto questo per ribadire che Bassanonet non intende “portare acqua al mulino di Vicenza”, né a quello di Bassano, né a quello di nessuno.
È come se l’avvocato bassanese che è venuto a trovarmi in redazione mi avesse citato a processo, ma un processo alle intenzioni.
Bassanonet, e non certamente da adesso, sta semplicemente seguendo e riportando gli sviluppi di una vicenda sulla quale sono state espresse granitiche certezze e che oggi invece si presenta con contorni incerti e indefiniti.

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