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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Piccolo Grande Luogo

Da Roma emergono nuovi dettagli sui due sopralluoghi del funzionario ministeriale che hanno accertato l’insufficienza delle strutture bassanesi per ospitare il Tribunale della Pedemontana. E spunta una presunta lettera del sindaco Pavan

Pubblicato il 10-03-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Quello del Tribunale della Pedemontana Veneta con sede a Bassano del Grappa, egregi lettori, è fondamentalmente una questione di capienza. Come per i teatri, come per gli stadi e come per i palasport.
Ovvero: come riuscire a farci stare dentro 36 magistrati e 120 dipendenti amministrativi previsti in pianta organica (di cui 26 magistrati e 84 unità di personale amministrativo per il nuovo Tribunale e 10 magistrati e 36 amministrativi per la nuova Procura della Repubblica) per un circondario giudiziario che dovrebbe essere a servizio di un ampio territorio di 70 Comuni di tre Province e di un bacino di utenza di ben 500.000 abitanti.
Sono i numeri, previsti dai parametri delle norme vigenti sulle dotazioni organiche dei Tribunali in rapporto ai territori di riferimento, sulla base dei quali è risultato l’esito negativo dell’ormai noto doppio sopralluogo ispettivo compiuto in città da un funzionario dirigente del Ministero della Giustizia, che ha accertato l’insufficienza delle strutture bassanesi per l’istituzione del Tribunale pedemontano.

La visita del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari all’edificio nuovo della Cittadella della Giustizia di Bassano del Grappa del 6 febbraio 2023 (foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet)

Ora la vicenda si arricchisce di nuovi particolari e questa volta le “fonti vicine agli ambienti giudiziari vicentini” non c’entrano.
Gli ulteriori dettagli sulla Tribunovela arrivano da Roma, per il tramite di autorevoli fonti bassanesi.
E allora riavvolgiamo velocemente il film.
Il primo sopralluogo a Bassano del Grappa del funzionario dirigente del Ministero, un ingegnere preposto alla verifica della logistica delle strutture giudiziarie, è avvenuto - come è già noto - a metà dicembre.
L’ispezione si era limitata al solo edificio nuovo della Cittadella della Giustizia, lo “scatolone vuoto” di via Marinali che a seguito di quella prima visita tecnica dell’incaricato del Ministero è risultato ampiamente insufficiente a fronte delle necessità di organico dell’ipotizzato circondario giudiziario pedemontano.
I motivi della bocciatura logistica della cattedrale nel deserto in centro storico sono ben giustificati e anche intuitivi.
La realizzazione del “nuovo Tribunale” di Bassano del Grappa era stata approvata dal Ministero della Giustizia ancora nel lontano 1999, vale a dire ben 25 anni fa.
Ovvero, per dare meglio l’idea delle distanze temporali, alla fine del precedente millennio.
Il suo lungo e sofferto cantiere era terminato nel 2013, un anno dopo la riforma della geografia giudiziaria del governo Monti (su legge delega al governo del 14 settembre 2011, n. 148, approvata dalla maggioranza parlamentare del governo Berlusconi IV) che aveva decretato la soppressione del Tribunale di Bassano del Grappa e il suo accorpamento al Tribunale di Vicenza.
Cittadella della Giustizia, dunque, soppressa prima ancora di nascere. L’ennesimo capolavoro della Repubblica Italiana.
Comunque sia, il nuovo e mai attivato palazzo di giustizia bassanese era stato concepito sulla base delle dimensioni di quello che era allora il circondario giudiziario di Bassano del Grappa, molto più ristretto rispetto all’estensione dell’ipotizzato circondario pedemontano.
Prova ne sia che al vecchio Tribunale di Bassano operavano solamente 8 magistrati.
Un dato che trova riscontro anche nella verifica del funzionario dirigente del Ministero, il cui primo sopralluogo di dicembre ha accertato che nell’edificio nuovo della Cittadella della Giustizia potrebbero essere allocati non più di 10 magistrati e non più di 30 dipendenti amministrativi.
La doccia fredda sul Tribunale della Pedemontana si era quindi materializzata già prima di Natale. All’insaputa di tutti, consiglieri comunali compresi, al di fuori del sindaco e dei referenti dell’Ufficio Tecnico del Comune intervenuti a quel primo sopralluogo.
Ma ecco che, a questo punto, si interpongono i nuovi dettagli sulla vicenda.

E i nuovi dettagli, secondo le informazioni arrivate da Roma, riguardano una presunta lettera che il sindaco di Bassano Elena Pavan avrebbe successivamente trasmesso al Ministero della Giustizia per richiedere un secondo sopralluogo in città del funzionario tecnico.
Nella fattispecie, da parte della prima cittadina sarebbe stata richiesta una visita allargata ad altri due edifici di proprietà comunale, possibili sedi integrative del Tribunale della Pedemontana, con relativa Procura, a fronte dell’insufficienza logistica del già citato “scatolone vuoto” di via Marinali.
L’istanza del sindaco è stata accolta dai competenti uffici ministeriali e la cosa è avvenuta: si arriva quindi alla seconda ispezione ministeriale dello scorso 21 febbraio.
Questa volta la visita tecnica si è svolta pertanto su tre fabbricati: oltre all’edificio nuovo della Cittadella della Giustizia, il funzionario ministeriale è stato accompagnato al sopralluogo di Palazzo Antonibon, sede del vecchio Tribunale di Bassano del Grappa, e di Palazzo Cerato, sede della vecchia Procura della Repubblica.
Ma anche in questo caso l’esito dell’ispezione tecnica è risultato negativo.
Anche considerando tutti e tre i palazzi messi assieme, i 36 magistrati e i 120 dipendenti amministrativi previsti complessivamente in dotazione organica per il Tribunale della Pedemontana, fra nuovo Tribunale e nuova Procura della Repubblica, non ci stanno.
È stata la seconda doccia fredda sul Tribunale della Pedemontana Veneta, questa volta ancora più gelata, sempre all’insaputa della città.
Poi, dopo le rivelazioni di Bassanonet sul sopralluogo ministeriale - che hanno generato ben due interrogazioni a risposta orale al ministro della Giustizia Carlo Nordio da parte del senatore vicentino Pierantonio Zanettin -, il sindaco Elena Pavan si è trovata costretta a confermare di fatto quanto riportato dalla nostra testata.
Intervistata da Tva Bassano Notizie, la prima cittadina ha dichiarato che “le questioni logistiche non ci fermano e non sono un problema” e che “in ogni caso abbiamo degli altri spazi a disposizione”, indicando Palazzo Pretorio tra le possibili sedi alternative.

Le due ispezioni di dicembre e di febbraio a Bassano del dirigente ministeriale sono state dunque un intervento a gamba tesa, supportato da dati oggettivi, sulle ambizioni del Tribunale della Pedemontana Veneta.
Come è ugualmente noto, il sindaco Pavan ha affermato che “non sono i tecnici a decidere, ma la politica” ed è arrivata in suo soccorso la nota dichiarazione del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, secondo il quale l’esito del sopralluogo dei tecnici del Ministero “è positivo” e quindi “l’iter per la realizzazione del Tribunale prosegue”, dal momento che “le chiacchiere non contano, contano i fatti”.
Ma i fatti ci dicono anche altre due cose.
Nell’ipotesi che la politica decida alla fine di accendere il semaforo verde sulla istituzione del Tribunale della Pedemontana, nonostante l’accertata insufficienza logistica delle strutture bassanesi, si aprirebbero infatti due scenari alternativi.
Il primo è quello della realizzazione di un Tribunale-spezzatino, suddiviso in quattro o anche più sedi distinte per consentire l’allocazione della dotazione organica prevista di magistrati e dipendenti amministrativi.
Tenendo conto delle complicanze: ancora nel 2021, Palazzo Cerato è stato destinato dall’attuale amministrazione comunale a nuova sede dell’Agenzia delle Entrate.
E senza considerare l’evidenza che le sedi alternative dovrebbero essere comunque adeguate allo scopo, se non persino ristrutturate, per costi a carico del bilancio comunale che non sono stati ancora preventivati.
Il secondo ed opposto scenario è invece quello della riduzione del numero dei Comuni del circondario giudiziario pedemontano, col sacrificio di alcune aree comprensoriali come potrebbe essere quella della Castellana trevigiana o dell’Alta Padovana.
Il tutto in modo tale da snellire il bacino di utenza, in funzione di una pianta organica di magistrati e dipendenti amministrativi più limitata e in rapporto agli effettivi spazi a disposizione nella sede del nuovo edificio della Cittadella della Giustizia, eventualmente allargata a Palazzo Antonibon e a Palazzo Cerato.
Una prospettiva che a seguito dei due sopralluoghi del dirigente tecnico ministeriale, secondo voci informate, sarebbe stata ipotizzata dallo stesso sindaco Pavan.
Tuttavia, in questo caso ne uscirebbe per davvero un “tribunalino”, ben più ristretto rispetto alla grandeur del progetto presentato e ampiamente condiviso dalla “supersquadra pedemontana” delle pubbliche amministrazioni, delle associazioni di categoria e degli ordini professionali nei tre incontri dell’anno scorso nella sala Chilesotti del Museo Civico a Bassano con il sottosegretario Ostellari.

Non vorrei essere bollato come la Cassandra bassanese, lungi da me.
Ma il progetto del Tribunale della Pedemontana Veneta - per come lo conosciamo oggi, al netto della sua evidente utilità territoriale e per ragioni di pura fattibilità pratica - potrebbe infilarsi in una strada molto complicata, se non persino in un vicolo cieco.

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