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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
L’Etra Glaciale
Nuovo statuto Etra e paventata partecipazione dei privati. Intervista al presidente del Consiglio di Sorveglianza di Etra Morena Martini. “Il nuovo statuto richiesto dai sindaci per snellire le procedure della società, no all’ingresso dei privati”
Pubblicato il 11-12-2023
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Benvenuti al cinema.
Ecco a voi il soggetto del nuovo film animato di questi giorni: un’Etra Glaciale sta per abbattersi sulla Terra minacciando la partecipazione esclusivamente pubblica della società multiutility di proprietà dei Comuni, per i quali è affidataria dei servizi “in house” dell’acqua e dei rifiuti.
Questo, almeno - come dal mio precedente articolo “Acqua in bocca”-, è lo scenario paventato dal Coordinamento Acqua Brenta e della Rete Associazioni del territorio sul nuovo statuto di Etra Spa, in fase di approvazione da parte dei consigli comunali dei Comuni soci, e in particolare sull’articolo 10 che non esclude, a norma di legge, l’eventuale partecipazione dei privati nella compagine societaria a seguito di prescrizioni legislative che prevedano la possibilità di assegnare quote di capitale sociale a soggetti privati, a determinate condizioni.
Il presidente del Consiglio di Sorveglianza di Etra Morena Martini (foto Alessandro Tich)
Sulla questione sollevata dalle associazioni, il presidente del Consiglio di Gestione di Etra Spa Flavio Frasson ha già diffuso un comunicato di replica, che però non è stato trasmesso a Bassanonet (ahi ahi ahi, egregio presidente. Non fosse altro per le bollette che vi pago, e per le migliaia di letture dei nostri articoli, le chiederei un minimo di attenzione).
Nella replica di Frasson, di cui sono entrato in possesso grazie agli agenti del KGTich, il presidente della società ribadisce che il nuovo statuto “prevede che la società sia e resti in totale proprietà pubblica” e che l’articolo 10 della bozza di nuovo statuto di Etra Spa, sottoposto all’approvazione dei Comuni soci, “esclude espressamente la partecipazione di soggetti privati al capitale della società”.
Ma perché si è reso necessario elaborare un nuovo statuto per Etra, che elimina l’attuale binomio Consiglio di Gestione-Consiglio di Sorveglianza per sostituirlo con un unico Consiglio di Amministrazione, che sarà controllato da un Comitato di Coordinamento composto da tutti i Comuni soci?
E come va esattamente interpretato l’articolo 10 che prevede comunque la facoltà discrezionale, a norma di eventuali prescrizioni di legge, del possibile ingresso dei privati nella compagine societaria?
Chiedo lumi al riguardo al vicesindaco di Rossano Veneto Morena Martini, nella sua veste di presidente del Consiglio di Sorveglianza di Etra.
Il Consiglio di Sorveglianza - da non confondere con la Conferenza dei Servizi alias Assemblea dei Sindaci soci, che è il terzo vertice dell’attuale Triangolo Etra ed è presieduto da Elena Pavan - è l’organismo di rappresentanza pubblica, nominato dall’Assemblea, che ha il compito del controllo politico dell’operato del Consiglio di Gestione.
Quest’ultimo, presieduto da Flavio Frasson, è invece l’organismo che amministra e gestisce la società.
Tutto chiaro fin qui? Bene: possiamo andare avanti.
Presidente Martini: come nasce questa storia del nuovo statuto di Etra?
Quando è stata scelta dai sindaci la nuova governance a guida Frasson-Martini, Frasson per la presidenza del Consiglio di Gestione e Martini per la presidenza del Consiglio di Sorveglianza, i sindaci in assemblea - e quindi 69 sindaci - hanno chiesto espressamente un cambio dello statuto. Nel senso di un cambio volto ad una velocizzazione di tutte quelle che sono state per tanti anni le procedure elefantiache di Etra. E ci hanno chiesto anche un impegno importante per portare e realizzare nel territorio infrastrutture e opere che erano ferme da tantissimo tempo. Quindi due missioni molto importanti. Riguardo alle opere, molte erano bloccate proprio dal meccanismo del sistema duale.
Sistema “duale”. Cioè?
Sistema duale vuol dire gestione e sorveglianza. La sorveglianza è chiamata appunto a sorvegliare e a dare determinati pareri prima che la gestione possa intervenire. La gestione è il braccio operativo e la sorveglianza è, diciamo così, il braccio “politico”.
Questo sistema duale rallentava l’attività e con l’ultima governance, dove il presidente era Levorato, si era un po’ inceppato. Basti pensare alle dimissioni del sindaco di Mussolente Cristiano Montagner, che era il presidente del Consiglio di Sorveglianza, che aveva lavorato molto bene. Ma poi ci sono stati dei problemi fra la gestione e la sorveglianza stessa e le difficoltà che aveva avuto anche il sindaco di Romano d’Ezzelino Simone Bontorin che gli era succeduto. Quindi ci sono stati momenti di grande tensione fra le due parti che avevano di fatto paralizzato l’ente.
Quando noi siamo subentrati, cambiando soprattutto la parte della gestione, abbiamo iniziato a lavorare in un modo diverso, forse più celere ma sicuramente in accordo con quelle che erano le direttive dei sindaci.
Il nuovo statuto, quindi?
Quindi per poter rendere più snella Etra bisognava sicuramente cambiare lo statuto, ma cambiarlo nell'ottica di preservare la possibilità dei sindaci di essere protagonisti. Perché Etra deve rimanere pubblica, cioè Etra deve rimanere la società dei sindaci. Su questo nessuno ha mosso la benché minima idea contraria e allora è stato affidato ad una società lo studio del passaggio dal sistema attuale al sistema che andremo a votare nei consigli comunali. La società ha fatto tre ipotesi che noi, quindi Consiglio di Gestione più Consiglio di Sorveglianza, abbiamo portato in tutti i territori. Abbiamo incontrato i sindaci del Padovano, del Bassanese e dell’Asiaghese per poter discutere quale delle tre proposte era quella che più tutelava i sindaci e la loro rappresentanza all'interno di Etra. Tutte e tre le componenti territoriali hanno avanzato delle richieste di natura di rappresentatività politica che potessero ricalcare quelli che erano i primi patti parasociali che sono nati quando è nata Etra. Quindi la garanzia della rappresentatività dei singoli sindaci o delle parti politiche dei territori del Padovano, del Bassanese e dell’Asiaghese.
Per cui questo cambiamento non è stato “calato dall’alto” come sostiene qualcuno...
Non è vero che è stato calato dall’alto. È stato studiato nei minimi particolari, passando attraverso i sindaci attuali che ce l’hanno richiesto. Sono due anni che ci stiamo lavorando e i sindaci sono stati sempre messi al corrente di quello che sta succedendo. La parola d’ordine è sempre stata: Etra deve rimanere pubblica e i sindaci devono continuare ad essere i rappresentanti di Etra.
Allora arriviamo al punto. Che Etra deve rimanere pubblica lo dice lei, lo ha detto Frasson, lo dicono tutti. Come si spiega allora l’articolo 10 con questo accenno a un eventuale ingresso dei privati?
Quello che forse ha allertato le associazioni è che si sono trovate a leggere la bozza di questo nuovo statuto senza conoscerne la genesi. L’articolo 10 è stato interpretato in modo non corretto, perché è un articolo che esclude espressamente la partecipazione di soggetti privati al capitale della società. Quindi noi lo abbiamo messo “ad excludendum” di capitali privati ed è l’articolo che comunque siamo obbligati a mettere nello statuto perché riproduce fedelmente quanto previsto dall'articolo 16 comma 1 del decreto legislativo 175 numero 16. Cioè una norma che prevede che la presenza di privati nelle società “in house” sarebbe possibile solamente a due condizioni. La prima è che sia prescritta da norme di legge e la seconda è che i soggetti privati non possano esercitare né un controllo, né un potere di veto né l'esercizio di un'influenza determinante sulla società. Questo da noi non avviene perché di fatto nella situazione di Etra i 69 sindaci hanno la preminenza nel votare espressamente il fatto che Etra rimanga “in house”.
Dunque: abbiamo detto cento volte che Etra rimane pubblica. Ma l’inserimento di questa clausola nell’articolo 10 può rendere comunque fattibile l’eventualità, come ho scritto io in un precedente articolo, che Etra deve chiudere la porta ai privati ma che questi, in qualche modo, possano rientrare dalla finestra?
Era molto possibile e in un certo momento della storia di Etra c'è stato anche il pericolo che questo avvenisse. Diciamo che prima dell’avvento del binomio Frasson-Martini c'è stato questo forte pericolo, perché Etra era caduta così “in basso” che molti sindaci ci stavano pensando a vendere le proprie quote. Ora no. Ora c’è una forte ripresa di Etra negli investimenti e nella realizzazione di opere in tutto il territorio e i sindaci sono i primi a ribadire che deve rimanere “in house”. Sulla possibilità che i privati entrino dalla finestra, le dico di no. Per poter mantenere gli affidamenti “in house”, il servizio idrico integrato e il servizio ambientale, il capitale sociale di Etra in base alla normativa vigente dovrà comunque essere sempre di totale proprietà pubblica. La cosa sarebbe diversa nel momento in cui tutti i sindaci dovessero decidere che Etra non deve più avere capitale pubblico. Ma i sindaci sono 69 ed è impossibile che questo avvenga, per le condizioni che abbiamo messo nel nuovo statuto e per il fatto che abbiamo ribadito che Etra è una società “in house”.
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