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“Hip Hop is Wonderful”: al Castello degli Ezzelini una mostra per i 50 anni di Zulu Nation con le due leggende del Graffiti Writing Cornbread e Cope2. Tre giorni di eventi in città per diffondere la cultura dell’Hip Hop

Pubblicato il 10-11-2023
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Sono ancora due ragazzacci.
Ma uno compirà 70 anni proprio dopodomani, domenica. L’altro invece di anni ne ha 55. Sto parlando, rispettivamente, di Cornbread e di Cope2. Statunitensi entrambi.
Al grande pubblico questi nomi (anzi pseudonimi) diranno poco, ma per la cultura internazionale dell’Hip Hop - movimento artistico e culturale nato nel quartiere newyorkese del Bronx e generatore di tutti i linguaggi creativi che oggi vengono chiamati Street Art, ma anche delle analoghe forme di espressione sul fronte musicale - si tratta di due autentiche leggende.

Cornbread e Cope2 (foto Alessandro Tich)

Cornbread, all’anagrafe Darryl McCray, è universalmente considerato il primo artista dei graffiti moderno. Fu uno dei primi a scrivere il proprio nome sui muri di Philadelphia alla fine degli anni ’60, dando il via al fenomeno del Graffiti Writing.
“Il primo sono stato io”, mi dice con orgoglio rivendicando la primogenitura assoluta del movimento artistico. Il suo nome d’arte è diventato il suo marchio di fabbrica: una firma sovrastata da una coroncina, abbinata a delle parole-messaggio la più famosa delle quali è “Cornbread -The legend”.
Cope2, al secolo Fernando Carlo, arriva invece da New York City, dove è cresciuto in un posticino tranquillo chiamato Bronx. Oggi è uno dei graff artists più famosi al mondo. È partito coi graffiti e la breakdance, si è formato sui muri e nelle stazioni della metropolitana del quartiere di New York dove 50 anni fa nacque la cultura Hip Hop, sorta nel 1973 per opera della Universal Zulu Nation.
Vale a dire l’organizzazione fondata dal rapper e Dj statunitense Afrika Bambaataa per veicolare un messaggio positivo che arginasse piaghe sociali come la droga e il crimine, soprattutto tra le gang giovanili.
E proprio per il cinquantenario di Zulu Nation, il messaggio multiforme dell’Hip Hop e dintorni si diffonde per tre giorni - venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 novembre - nella città di Bassano del Grappa, con una serie di eventi intitolati cumulativamente “Hip Hop is Wonderful”.
Un programma che ruota attorno alla figura di Matteo Benacchio, referente del “chapter” italiano di Zulu Nation, ribattezzatosi associazione culturale Hip Hop Conditio et Intellectus.

Venerdì 10 novembre 2023: lo ricorderò ufficialmente come il mio Hip Hop Day.
Un mondo a me in gran parte sconosciuto, e proprio per questo meritorio di curiosa attenzione.
Ricevo l’invito all’evento inaugurale di “Hip Hop is Wonderful” da Camilla Baron, in arte Keibi, già nota alle nostre cronache per altri motivi come vicepresidente dell’associazione culturale Veneto Barbaro.
L’evento inaugurale è una mostra d’arte per i 50 anni di Zulu Nation, allestita al Castello degli Ezzelini nella sala altrimenti adibita a biglietteria di Operaestate Festival e aperta al pubblico fino a domenica. E Camilla, artista il cui percorso creativo è nato proprio della cultura Hip Hop, ne è la curatrice.
È qui che avviene l’incontro ravvicinato tra Cornbread e Cope2, giunti appositamente a Bassano dagli Stati Uniti grazie ai buoni uffici del capitolo italiano di Zulu Nation.
Sono loro i due “big” dell’esposizione: Cornbread con varie repliche della sua iconica firma-graffito e Cope2 con due opere in puro stile Bronx - caratteristiche le sue lettere “a bolla” - che odorano ancora di vernice fresca, essendo state realizzate oggi.
Completano la mostra alcune opere della stessa Camilla Keibi Baron e dell’altrettanto giovane artista bassanese Link HG.
Il pubblico che interviene ha tutta l’aria di essere una “community” molto ferrata in materia di cultura Hip Hop e perfettamente sul pezzo. Io sono invece un pesce fuor d’acqua, ma proprio questo è il bello.
Cornbread tira fuori da un trolley che si è portato dietro dall’aeroporto un set di magliette col suo logo “Cornbread - The Legend”: andranno letteralmente a ruba.
Poi, con un corredo di marker e pennarelli fornito dall’organizzazione, viene invitato ad eseguire dal vivo la sua firma-graffito su tre pannelli da appendere in mostra.
Vederlo all’opera equivale ad assistere a un frammento di storia della Street Art in diretta. Alla fine le firme-icona “Cornbread” create al momento sono tre, accompagnate rispettivamente dai messaggi, che non serve tradurre: “The Legend”, “Change The World” e “I Start This Shit”.
Davvero un momento ricco di significati e fortemente evocativo, per chi ritiene che Philadelphia non sia solamente un formaggio spalmabile.

In mostra sono esposte anche alcune grandi mele decorative in ceramica, ovvero le “Mele del Desiderio” realizzate dall’azienda Eva Design di Asolo.
Sono mele dipinte e a dipingerle sono stati gli artisti Smoke One, Andrew Tosh e Morris Spagnol. Più Cope2, che sulla sua mela già dipinta in precedenza aggiunge davanti al pubblico il suo tocco finale con marker di vari colori: le scritte “Cope” - nell’inconfondibile stile “bubbles” e cioè “bolle”- e “Bronx Hip Hop”.
Un pezzo unico che diventa così da collezione.
“Questa esposizione - spiega la curatrice Camilla Keibi Baron - vuole mostrare la parte positiva che c’è dentro la cultura Hip Hop nel suo profondo, visto che i media non riportano quello che la cultura Hip Hop vorrebbe trasmettere.”
“Non ci posso credere - continua - di avere qua a Bassano due leggende incredibili dell’arte del writing, che i più conoscono come graffiti. Cornbread che per primo ha tracciato la sua firma per affermare la sua identità con il Graffiti Writing e Cope2 che è uno dei più famosi e più quotati artisti di Graffiti Writing.”
“Cope è il re dell’America - afferma Cornbread ovvero Darryl McCray nei confronti del collega ovvero Fernando Carlo -. Io sono il primo elemento, ma lui ha iniziato lo spettacolo.”
Due ragazzacci, appunto. Apprezzati anche da un ragazzo di oggi, l’artista Link HG, bassanese, Nicolò di nome (sul cognome lasciamo il mistero).
“È bellissimo vedere quello che sta succedendo oggi - afferma -, con due pezzi da novanta come questi.”

Gran finale di serata e di questo primo Hip Hop Day, per tutti i partecipanti, in via Menarola.
Qui, nella sede dell’ex negozio Terry di fianco alla scalinata di salita Ferracina, è stato allestito il Museo dell’Hip Hop. Sarà aperto nei tre giorni di “Hip Hop is Wonderful” e anche la settimana prossima, da martedì 14 a domenica 19, in orario mattutino (“per i pomeriggi - mi dice Matteo Benacchio - si vedrà”).
Esposti manifesti, foto, opere, documenti e memorabilia di eventi, concerti e personaggi legati al movimento.
Ma il programma prevede diverse altre cose.
Tra queste, il Bassano Street Art Tour: una doppia visita guidata (sabato 11 alle ore 9 e alle ore 11) con Camilla Keibi Baron a scoprire la Street Art della città: da Pixel Pancho al parcheggio Le Piazze ad Ericailcane in via Tabacco.
Poi ci sono gli eventi per i più iniziati: un “Saturday Live” al Cookies Club di Pove e una “Sunday Battle” (“battaglia della domenica”) che qualcuno prima o poi mi spiegherà bene cos’è. Ancora domenica, tra gli altri appuntamenti, un “Art Contest” dalle 10 alle 13 con Eva La Mela del Desiderio.
Non mancano le primizie per i super-appassionati del genere: al Pick Up Records una collezione di dischi del già citato Afrika Bambaataa e a Dischiponte una collezione privata di cd rari di rap italiano.
Di tutto e di più, partendo dalla cultura urbana dei graffiti che, come spiegano gli organizzatori, “da semplici scritte sui muri per affermare la propria identità, sono diventati una forma d’arte riconosciuta e amata in tutto il mondo”.
Hip Hop Urrà.

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