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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Gli invasori dell’impero Romano
A proposito dello sfogo social “privato” sulle manifestazioni in centro storico del vicepresidente della Confcommercio di Bassano Romano Zanon, rimbalzato oggi sulla stampa
Pubblicato il 17-10-2023
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Tra i 2920 amici su Facebook di Romano Zanon detto Carlo, vicepresidente della delegazione di Bassano del Grappa di Confcommercio, ci sono anch’io.
Ieri mattina, scrollando sui feed del social network (chiedo scusa a Dante Alighieri per questa frase in italiano perfetto), mi sono quindi imbattuto sul post di Zanon che in queste ore sta facendo molto rumore e me lo sono letto con interesse.
Ho tuttavia considerato il post per quello che è, vale a dire uno sfogo personale sui social, non meritorio pertanto, secondo i miei princìpi, di approfondimento giornalistico. Ma questa mattina l’intervento su Facebook di Zanon è stato ripreso dalla stampa con un articolone in evidenza sulle pagine bassanesi del Giornale di Vicenza e mi trovo quindi costretto ad occuparmene.
Foto Alessandro Tich
Premetto che il vicepresidente di Confcommercio Bassano è solito pubblicare sul proprio profilo Fb le sue considerazioni, mai banali, sugli argomenti più disparati, contraddistinte da un’impostazione di pensiero che richiama anche i suoi studi di filosofia.
Spesso si tratta quindi di interventi “strong”, ma che si fanno comunque leggere da cima a fondo.
Non ha fatto eccezione il post che ha sollevato il polverone di queste ore e che punta il dito sulla sovrabbondanza di eventi organizzati in centro storico.
Uno sfogo conseguente alla nuova “invasione” di sabato scorso nelle piazze del Rally Città di Bassano, nello stesso giorno della gara ciclistica Veneto Classic.
“Lo so, qualcuno mi odierà per ciò che scriverò ora; forse categorie intere - esordisce Zanon nel suo scritto -. Però lo penso, lo vivo, mi accompagna da anni e - ora più che mai - lo voglio esternare come appello accorato dopo aver sofferto l’ennesimo insulto a Bassano. Perché amo in maniera viscerale la mia città, fa parte di me, in modo intimo, genetico. Soprattutto con le sue tante mancanze e debolezze oltre che che per i suoi talenti.”
“Basta iniziative che prendono in ostaggio Bassano, spesso sovrapposte e raffazzonate, stop a mercati e mercatini, rally e giri d’Italia, giostre e circhi, fiere e manifestazioni sporadiche. Fermiamo la voglia di piantare la propria bandierina, a prescindere. Davvero basta - continua il post -. Un atteggiamento che appartiene al passato, a rigurgiti di un passato mal digerito. Quel che conta ora è l’identità di un luogo, il suo animo, il suo cuore palpitante non gli invasori alieni che poi non lasciano nemmeno lo stupore dei cerchi nel grano; né le dolorose vetrine spente e sfitte.”
“Bassano è spettacolare di suo, non serve altro - è un altro passo dell’intervento -. Le sue colline, il suo centro storico, la Brenta, lo status di crocicchio culturale. Abbiamo un Museo articolato, incantevole e gestito in maniera coraggiosa, OperaEstate, una miriade di associazione che propongono cose interessanti, il castello, la torre, il ponte, Angarano, il quartiere ebraico, viale delle Fosse e dei Martiri, le mura, le porte… Ci sono bellissimi bar e altrettanti negozi luminosi e raffinati.”
“Certo, ci manca il teatro e la viabilità va rivista - continua lo sfogo -. Alcune facciate sono vetuste e permangono angoli lerci, non ci sono spazi per i ragazzi, per l’arte e la cultura, ma si può risolvere. Se ne può ricavare un gioiello a cui non servono i Visigoti per aumentare la propria visibilità: miglioriamo i dettagli, curiamo i particolari. L’equilibrio e la vita piacevole sono il miglior passa parola che ci sia.”
“Il patrimonio principale è la densità di persone colte, sensibili e di mente aperta, alle quali va chiesto aiuto per migliorare la città - incalza Zanon -. Sembra che Bassano non sappia ciò che è e può essere. Sembra un problema di autostima. Che gli invasori vadano altrove.”
Il post è lungo e prosegue con una serie di altre considerazioni dello stesso tenore.
Ne cito ancora un paio.
Numero uno: “Vorrei vivere in una città che non stenta più a decollare e che prenda il volo seguendo la sua natura non uno status di paralisi che perdura da anni o decenni… insomma: vogliamo finalmente fare di Bassano ciò che può essere, accordando potere economico, politico e visione del futuro? Vorrei che avessimo il coraggio di dire no agli invasori, inutili e pretenziosi. Che trattano ogni luogo come uno spazio vuoto e privo di valore.”
Numero due: “Il Centro è il nostro vessillo e dovremmo prendercene cura, non lasciare che venga violato di continuo. Dovremmo esserne fieri, dovremmo coccolarlo e accudirlo perché è il nostro antenato più caro e fragile; non un contenitore vuoto da farcire con grassi idrogenati. Nel disegno urbanistico cittadino - storpiato dallo sviluppo acefalo del dopoguerra - il Centro è l’Agorà, la piazza comune da vivere assieme e non da cedere o affittare.”
Mi fermo qui, per quanto riguarda le dichiarazioni virgolettate.
È quanto basta, citando il nome del negozio di cui Romano Zanon è il titolare, per accendere il Focus. E che Focus: un vero e proprio incendio sul ruolo del centro storico e sul vero valore urbano e aggregativo della città.
Apriti cielo, che oggi è anche sereno. Il post del noto commerciante, rilanciato oggi dal GdV, ha scosso alle fondamenta l’apparente quieto vivere bassanese.
Ieri sera Zanon, sommerso dai commenti e dalle reazioni social al suo intervento, ha postato le sue parole di chiarimento.
“Nel ringraziarvi per l’accorata partecipazione - ha scritto -, mi preme solamente ribadire che qui troverete sempre e solo la mia opinione, volutamente provocatoria ed estremizzata, oltre che sentita quale urgenza.”
“C’è chi ha voluto precisare - ha aggiunto - come il ruolo, che ricopro, alla vicepresidenza della Confcommercio cittadina, mi ponga in contrasto con la mia stessa associazione… assolutamente no! Sono anche presidente di Dif.fusione88 e faccio parte della Commissione scientifica del Premio Architettura, ma questo è il mio misero profilo Facebook mentre le dichiarazioni di ogni gruppo a cui partecipo nascono da una discussione collettiva e vengono esternate nei corretti canali istituzionali.”
“Perdonatemi - è la sua frase conclusiva -, quando parlo di Bassano dico esattamente quello che penso.”
Conoscendolo bene, so che si tratta di parole sincere.
Ma è innegabile che lo Zanon “privato” non può prescindere dal ruolo dello Zanon “pubblico” in Confcommercio, l’associazione che organizza una parte di quegli eventi da lui stesso contestati, allo scopo di animare il commercio in una città dall’animo spiccatamente commerciale, prima ancora che culturalmente elevato.
E quanti “Visigoti” hanno richiamato in centro storico anche quest’anno le notti bianche dei Mercoledì Sotto le Stelle, promosse e organizzate proprio dalla delegazione dell’Ascom di Bassano del Grappa di cui lui è il vicepresidente?
Come si rapporterà con la sua categoria quando tra poco ritorneranno nelle due piazze le eterne ed immutabili casette di legno del Mercatino di Natale, immancabile manifestazione acchiappa-Visigoti della Confcommercio bassanese?
Certo, ci sono anche gli eventi “in affitto”: quelli degli “invasori alieni”, in cui il cuore del centro storico viene ceduto temporaneamente in locazione a manifestazioni promosse da altre categorie, a manifestazioni sportive e quant’altro.
Ma, vivaddio, sono solo la Confcommercio e magari anche la Pro Bassano le uniche depositarie dell’organizzazione del tempo libero della vita cittadina?
Devo confessarvi che negli ultimi anni, in occasione degli accalcati fine settimana in centro storico, io personalmente fuggo da Bassano.
L’ho fatto anche qualche giorno fa in occasione dell’ultima Fiera Franca, che ho deliberatamente scansato. Ho ormai raggiunto un’età che al sabato pomeriggio e sera e nelle feste comandate mi porta a ricercare un buen retiro altrove.
Me ne sto insomma fuori dalle scatole, che già rompo abbastanza con i miei articoli nei giorni feriali. Non gradisco più il sovraffollamento confuso e in tutto ciò i postumi mentali della pandemia non c’entrano per niente.
Ma non posso pretendere che tutti la pensino come me. Sostengo anzi un concetto democratico, ma se volete anche demagogico, e soprattutto “popolare” della fruizione delle città di grande attrattiva per le gite fuori porta come Bassano.
Un concetto che esprime il diritto di chiunque ad “invadere” il salotto cittadino, richiamato dall’evento o dalla manifestazione di turno, fermo restando il rispetto dei comportamenti nei confronti del decoro urbano.
Come potrei sentirmi nel visitare una manifestazione in una qualsiasi città storica - Asolo, Marostica, Valeggio sul Mincio, Sabbioneta, San Gimignano, Orvieto, Spoleto e mille altre in Italia - se percepissi la sensazione di essere visto come un “barbaro invasore”?
Certo è che chi arriva a Bassano da fuori per girare - per fare due o tre esempi - tra le bancarelle della Festa del Cioccolato oppure tra le auto in esposizione a 4 Ruote a Bassano (organizzata dalla Confcommercio mandamentale) o alla fiera sempre in piazza delle specialità gastronomiche Bell’Italia Tour, non corrisponde nella maggior parte dei casi alla tipologia di visitatore interessato anche ad approfondire le eccellenze artistiche e culturali della città.
Ma non penso che questo sia un problema per gli addetti ai lavori, ovvero coloro che da questa “calata dei Visigoti” possono trarre vantaggio.
Il nostro centro storico è da sempre ben attrezzato per accogliere gli “invasori”, senza i quali l’economia di esercizio di diverse attività, soprattutto in questi tempi di vacche snelle, sarebbe carente di boccate d’ossigeno.
Asolo, ad esempio, è la Città dai Cento Orizzonti. Bassano è invece la Città dai Cento Bar.
Il centro di Bassano del Grappa è un salotto, ma senza l’angolo cucina e senza taverna non avrebbe il richiamo che ha.
In conclusione, da un punto di vista di “amore per la città” potrei anche essere parzialmente d’accordo con la visione di Romano Zanon.
Sarebbe indiscutibilmente bello avere una utopica Bassano che si presenta come una “città gioiello” che vive esclusivamente dei suoi smeraldi, vale a dire “le sue colline, il suo centro storico, la Brenta, lo status di crocicchio culturale” e che ciò che propone a chi la visita è primariamente “l’identità di un luogo, il suo animo, il suo cuore palpitante”.
Ma temo che una “città ideale” del genere non farebbe altro che guardarsi vanitosamente allo specchio, nella speranza che si imponga la cultura della “bellezza in quanto tale”, nell’attesa senza fine di un escursionismo illuminato e soprattutto di un turismo (quello che pernotta) sensibile alle sue eccellenze artistiche e culturali, senza più l’utile ingombro degli invasori dell’impero Romano nel frattempo trasferitisi a Cittadella o a Castelfranco.
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