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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

La Partita del secolo

2 settembre 2023: a cento anni esatti di distanza rappresentata la prima Partita a Scacchi di Marostica andata in scena il 2 settembre 1923. Grande festa nella Città degli Scacchi per la celebrazione del Centenario

Pubblicato il 04-09-2023
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Non fraintendiamo.
La partita del secolo è una sola: Italia-Germania 4-3, semifinale di Campionato del Mondo, Stadio Azteca di Città del Messico, 17 giugno 1970.
Boninsegna-Schnellinger-Müller-Burgnich-Riva-Müller-Rivera. 90 minuti di battaglia senza fine, il pareggio tedesco al 92simo, i tempi supplementari da Unità Coronarica.

Foto Giovanna Franco (Photopiù)

È lei “l’Immortale”, la partita di calcio che rimarrà per sempre.
Come l’altra “Immortale”, ma nel gioco degli scacchi: la partita vinta nel 1851 a Londra alla 23sima mossa dal tedesco Adolf Anderssen contro l’estone naturalizzato francese Lionel Kieseritzky, con grande sacrificio dei pezzi bianchi e strepitoso scacco matto dell’alfiere bianco al re nero.
Fu proprio “l’Immortale di Anderssen” ad essere riproposta 72 anni dopo al pubblico, ma per la prima volta nella storia con delle persone in carne e ossa chiamate a interpretare i pezzi della scacchiera.
Era il 2 settembre 1923. Un gruppo di giovani di Marostica, guidati dallo studente universitario Francesco Pozza, metteva in scena la prima Partita a Scacchi a personaggi viventi (“Partita a Scacchi in costume trecentesco” il nome ufficiale) in una piazza gremita di gente.
La Grande Guerra era finita da pochi anni, il primo anno dell’era fascista non faceva ancora presagire la sua drammatica evoluzione, c’era una grande voglia di liberatorio divertimento.
Scacchiera dipinta in mezzo alla piazza, costumi presi in prestito dal Teatro La Fenice di Venezia, scarpe e parrucche rimediate a Milano, bandiere bianche da una parte e bandiere nere dall’altra, persino i cavalli veri. Agli ordini di Francesco Pozza, bardato in una pesante armatura, i pezzi umani riproducevano le mosse dell’“Immortale”.
Pedone bianco di qua, cavallo nero di là, torre bianca di qua, alfiere nero di là, cavallo bianco di qua, regina nera di là e via giocando sulla grande scacchiera provvisoria fino allo scacco matto finale.
Era la goliardata geniale inventata dal giovane Pozza, che conosceva il gioco degli scacchi e che a Bassano aveva assistito a un’esibizione di Carnevale di studenti travestiti da soldati spagnoli, che forse lo ispirò.
Nel corso di quella Partita del 2 settembre 1923 la piazza di Marostica venne sorvolata da un biplano che lanciò sulla folla dei biglietti con un messaggio augurale di Gabriele D’Annunzio. Se il pilota del biplano fosse lo stesso D’Annunzio, è ancora argomento di discussione.
Ciò che non è in discussione è invece il grande successo riscontrato da quella manifestazione in costume trecentesco, che non si ripeté più.
Sarebbero passati tre decenni quando, nel 1954, un genio di nome Mirko Vucetich avrebbe ripreso in mano la Partita a Scacchi a personaggi viventi, scrivendoci su il libretto teatrale e inventandosi la sfida d’amore per la mano della Bella Lionora al Nobil Ziogo de li Scacchi, ambientata nel 1454.
Nasceva così la Partita “moderna”, quella che ammiriamo ancora oggi nel secondo fine settimana di settembre degli anni pari, rappresentata sulla grande scacchiera fissa di pietra in mezzo alla piazza che è il simbolo riconosciuto di Marostica in tutto il mondo.

2 settembre 2023. Esattamente cento anni dopo, quella prima Partita by Pozza and Friends viene rievocata in piazza.
È l’evento clou delle celebrazioni del Centenario della Partita a Scacchi, predisposte dalla Pro Marostica in collaborazione con l’amministrazione comunale.
Un programma che tra sabato 2 e domenica 3 ha visto il centro storico racchiuso dalle mura scaligere trasformarsi in un borgo medievale con mercatino a tema, accampamenti, laboratori per bambini, dimostrazioni di tiro con la balestra e altro.
Tra le altre cose, inaugurata anche la mostra “100 Anni di Partita a Scacchi” al Castello Inferiore.
Quella del Centenario è ovviamente una versione ridotta della rappresentazione storica rispetto a quella classica che implica il coinvolgimento, tra figuranti e organizzazione, di un esercito di persone. Ma prima ancora che una rievocazione, è una festa per la città: ingresso libero e gratuito per la cittadinanza e per i visitatori, assiepati attorno ai quattro lati delle transenne.
Ci sono i vessilliferi, gli armigeri, le danzatrici e naturalmente il gruppo scacchiera.
Ma non mancano anche i fedelissimi e sempre spettacolari Sbandieratori dei Borghi e Sestieri Fiorentini, quelli che trasformano le bandiere in roteanti e volanti saette.
Il costume del governatore di Marostica Taddeo Parisio è indossato per l’occasione dallo storico e scrittore veneziano Pier Alvise Zorzi. È lui che legge un monologo sulla storia della Partita a Scacchi, scritto da lui stesso, prima che la nobile contesa sulla scacchiera abbia inizio.
E la contesa dei pezzi viventi non può che riproporre “l’Immortale di Anderssen”.
A scacco matto compiuto dai bianchi di messer Vieri da Vallonara, contrapposto ai neri di messer Rinaldo da Angarano, l’evento del Centenario non è concluso.
Prende la parola al microfono il presidente di Pro Marostica Simone Bucco che, in onore al passato, parla del futuro della manifestazione in vista anche della prossima edizione del 2024: l’accordo con l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano per la formazione stabile di figure professionali per la partita, la collaborazione con il coreografo di Roberto Bolle e direttore del Teatro Nazionale di Zagabria Massimiliano Volpini, il “rebranding” della Partita a Scacchi sotto il profilo della comunicazione.
“Marostica è la Partita a Scacchi e la Partita a Scacchi è Marostica - afferma Bucco -. Se non ci fosse la Partita questa sarebbe sempre una città meravigliosa, con i due castelli, le mura e le torri. Ma Marostica non sarebbe più la stessa.”
Gli fa eco, nel suo intervento, il sindaco Matteo Mozzo che conferma il rapporto indissolubile tra lo spettacolo e la città e invita il pubblico a tributare un applauso a tutte le persone che rendono possibile tutto ciò con il loro lavoro dietro le quinte.
Lavoro che, per questa rievocazione del Centenario, non è ancora finito.

È il regista della Partita Maurizio Panici, in uno strepitoso dialetto veneto con intonazione laziale, a dare personalmente il fatidico ordine “Frecce…Fogo!”.
Gli arcieri lanciano le loro frecce infuocate contro il Castello Inferiore e dal maniero che domina la piazza partono i fuochi pirotecnici, fantasmagorici come sempre e anche con alcune novità. Poi un’assordante scarica di botti dà l’avvio al tradizionale incendio del castello, con una grande cascata di luci che scende dai merli accompagnata dall’effetto sonoro delle campane a festa.
Il tutto mentre sull’angolo in alto a destra del Castello appare, illuminato di rosso, il numero “100”.
E poco importa se non siamo all’Azteca di Città del Messico.
Per Marostica è la Partita del secolo.

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