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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Urban Center
“Un bel tacer non fu mai scritto”: lungo intervento di replica del consigliere di maggioranza Antonio Guglielmini alla lunga lettera di Ferragosto dell’ex assessore Francesco Fantinato sulla questione Baxi/Pengo/San Lazzaro
Pubblicato il 27-08-2023
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Per la lunghezza dei testi inviati in redazione, è uno scontro fra titani. E non siamo ai Mondiali di Atletica di Budapest, ma è comunque una bella sfida di salto in lungo.
L’architetto Antonio Guglielmini, da me ribattezzato l’architutto, consigliere di maggioranza del gruppo #PavanSindaco, ha trasmesso a Bassanonet un intervento di replica alla lettera ferragostana dell’ex assessore all’Urbanistica Francesco Fantinato sulla questione Baxi/Pengo/San Lazzaro, di cui al mio cliccatissimo articolo del 15 agosto “Peng Pong”.
“Quello dell’ingegnere ed ex assessore all’Urbanistica - avevo scritto a riguardo della comunicazione di Fantinato - è un intervento lungo. Anzi, oserei dire lunghissimo.”
Il consigliere comunale di maggioranza Antonio Guglielmini (foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet)
Ma Guglielmini non gli è da meno, anzi.
Preparatevi dunque, nella lettura del corposo comunicato che segue, a un nuovo impegnativo esercizio di concentrazione per non perdere il filo del discorso.
In più, le prolungate argomentazioni dell’architetto-consigliere contro le prolungate dichiarazioni dell’ingegnere-ex assessore sono anch’esse condite da numeri, sigle, riferimenti normativi e terminologie urbanistiche. Urban Center.
In sostanza, l’architutto rispedisce al mittente l’accusa rivolta all’attuale amministrazione, in merito alla richiesta di trasformazione di 11,5 ettari di terreno a San Lazzaro (area Pengo), di aver creato le condizioni per la “più pesante Variante Urbanistica degli ultimi decenni”.
E contesta a Fantinato di essere stato proprio lui, da assessore all’Urbanistica, l’artefice della Variante al Piano Regolatore Generale che nel 1989 ha individuato nuove aree di espansione urbanistica della città, con la trasformazione di ben 149 ettari di suolo a residenziale e produttivo.
Ma c’è anche il bonus track. Nella sua mail Guglielmini allega (tra le altre cose, perché gli allegati tecnici sono diversi) l’immagine di una tavola del PRG 1989, quello della variante al PRG di Fantinato, con indicate le nuove aree di espansione “insieme alle aree di espansione già presenti nel PRG 1969 ma non ancora avviate e confermate nella variante”.
La trovate nella foto pubblicata in calce a questo articolo.
Ed oltre a quanto scritto nel suo long playing che leggerete tra poche righe, nel testo di accompagnamento della mail l’architetto-consigliere aggiunge quanto segue, relativamente al vecchio PRG 1969:
“L'area di San Lazzaro che era oggetto di trasformazione con l'accordo Baxi-Pengo, ma anche parte delle aree più ad ovest, interessate dall'altra richiesta di trasformazione (Meb-Agb-Brunello), risultavano allora già pianificate ad uso produttivo, poi stralciate nella variante 1989 per far spazio evidentemente ad altre trasformazioni.”
Insomma, è una lunga storia.
UN BEL TACER NON FU MAI SCRITTO
È un noto e popolare proverbio italiano, il cui significato potrebbe essere sintetizzato in “la bellezza del saper tacere al momento opportuno non è mai stata lodata a sufficienza”, da molti attribuito addirittura al Sommo Poeta, che anche mia mamma ripeteva più volte nei suoi insegnamenti, una donna di quella generazione di ferro che un po’ alla volta ci sta lasciando, dopo aver attraversato mille difficoltà e, senza mai arrendersi, ci ha insegnato come affrontare la vita con dignità, in ogni occasione.
Un insegnamento che però oggi, pur con qualche giorno di riflessione, non mi è possibile rispettare dopo aver letto il contributo dell’ing. Francesco Fantinato sulla questione BAXI-PENGO, trasmesso a tutti i Consiglieri Comunali ed ai media la vigilia di Ferragosto.
Sì, perché in quella lunga dissertazione, anche un po’ “romanzata”, con cui l’ing. Fantinato, già Assessore all’Urbanistica dal 1985 al 1990, ha ritenuto doveroso dare il proprio contributo al dibattito in corso, avrebbe anche dovuto premettere, a memoria di noi attuali amministratori ma soprattutto di quei cittadini bassanesi oggi quarantenni, o che allora non erano nemmeno nati, che proprio lui, da Assessore all’Urbanistica, fu l’artefice di una importante Variante al Piano Regolatore Generale allora vigente (PRG 1969 e successive varianti), adottata dal C.C. con delibera n. 290 del 03.10.1989 e approvata dalla Regione Veneto con delibera DGRV n. 2817 del 15.05.1992. Un nuovo assetto per la programmazione urbanistica che avrebbe dovuto essere “il riferimento territoriale dello sviluppo economico e sociale della Bassano del Duemila”.
Con quei presupposti l’Assessore Fantinato richiese allora alla Città un’importante pianificazione urbanistica con l’individuazione di Nuove Aree di Espansione insieme alla conferma di Aree di Espansione già previste nel previgente PRG ma non ancora attuate:
• Nuove Aree di Espansione Residenziali = 630.847 mq = 63,0 Ettari
(Fonte: Elementi Quantitativi Variante PRG 1989)
• Nuove Aree di Espansione Produttive = 204.754 mq = 20,5 Ettari
(Fonte: Elementi Quantitativi Variante PRG 1989)
• Conferma Aree di Espansione con Piani Attuativi e Progetti Planivolumetrici Residenziali e Produttivi per nulla edificati =655.009 mq = 65,5 Ettari
(Fonte: Allegato “C” Variante PRG 1989)
In totale quindi 149 Ettari di suolo trasformati sia di tipo residenziale che produttivo, e per chi non avesse dimestichezza con le misure agrarie sono esattamente 1,49 milioni di mq!
E tra le tante nuove trasformazioni i 6,7 ettari dell’area produttiva PP 6/A, tra Via Cartigliana-Via Rambolina e Via Negrofumo, ed ancora i 9,1 ettari della area produttiva PP 6/B in prossimità dell’intersezione fra Viale De Gasperi e la Pedemontana, ove sorgono ora due grandi strutture commerciali, l’Emisfero e il Decathlon, a cui poi si aggiunsero con successive varianti altri 14,2 ettari per un’altra area produttiva PIP 1 tra Via Rambolina-Via Negrofumo e Via Pio La Torre.
Mentre tra le altrettante conferme c’era anche quell’area di circa 26 ettari - per la precisione 259.250 mq a Santa Croce – P.P.E. Commerciale SANTA CROCE, approvato con Delibera C.C. n. 48 del 24.02.1989, dove sorge ora l’attuale grande Centro Commerciale Logistico di Via Colombo, realizzato proprio per iniziativa della Società PENGO SPA su terreni di proprietà, e con successive varianti vennero aggiunti altri 2,1 ettari di area produttiva D23 ad ovest sempre riconducibile a PENGO SPA.
Giusto per riprendere una frase contenuta in quel contributo: Una pianificazione urbanistica della Pubblica Amministrazione o “un evidente interesse privato che chiede di pianificare il territorio per le proprie esigenze”?
Ed ancora, quando tratta nel suo contributo le “aree dismesse, …con capannoni in disuso, abbandonati, portatori di problematiche igieniche, estetiche ed ambientali… che possono invece essere viste come una risorsa, sempre che la politica le sappia valorizzare…”, avrebbe dovuto anche spiegare come valorizzò la politica di quel tempo le aree dismesse: assegnando ad alcune di esse il più elevato indice di edificazione che la nostra Città abbia mai dovuto sopportare, le tanto discusse aree identificate con la sigla B9, in particolare le B9/7 - B9/8 e B9/9 con UT - Indice di Utilizzazione Territoriale, che va da 0,60 a 0,70 mq/mq – 8 piani e altezza fino a 25,5 ml, in totale 240.140 mc (Fonte: Parere C.T.R. Sezione Urbanistica Regione Veneto allegato a delibera DGRV n. 2817 del 15.05.1992).
Iniziative che non sono di certo diventate un bell’esempio di pianificazione urbanistica, trasformate in aree ad alta densità abitativa con standard urbanistici in larga parte monetizzati, e che ora dimostrano in tutta la loro grave evidenza la assoluta insufficienza di spazi pubblici a parcheggio e a verde urbano. E non mi soffermo sull’aspetto qualitativo degli interventi, perché è quasi sempre un concetto di carattere soggettivo.
Però ognuno volendo può farsi la propria opinione, ad esempio l’area B9/9 ex Giesse ora Largo Perlasca, o ancora l’area B9/9 ex Berti angolo tra Via Ca’ Rezzonico e Viale XI Febbraio.
Quindi quantità piuttosto che qualità, tutto il contrario delle belle premesse che sottendevano a quella Variante Generale del 1989.
Di fronte a numeri così importanti, che fanno parte della storia urbanistica della nostra Città, serve quindi un bel coraggio a definire la richiesta di trasformazione di 11,5 ettari in località San Lazzaro, a poche centinaia di metri dal casello ovest della SPV, come la “più pesante Variante Urbanistica degli ultimi decenni.”
Ci può stare come definizione del tutto personale di un soggetto che non ha dimestichezza con l’urbanistica e non conosce i fatti, ma non detta da chi ha ricoperto in quel tempo il ruolo di Assessore all’Urbanistica.
Come si potrebbe allora definire la trasformazione di 149 Ettari inseriti nella Variante Generale del 1989?
Tra i compiti di un amministratore, che sono tanti, c’è anche di certo la tutela del territorio, oggi più che mai attuale, e questa maggioranza si è impegnata da subito per uno “sviluppo eco-compatibile con consumo zero di suolo”, e giustamente aggiungo. Ma qui forse qualcuno non si ricorda o, meglio, è più comodo non ricordarlo, che proprio questa maggioranza ha fortemente voluto un’importante Variante al P.I. vigente tutta concentrata sulla riduzione del Consumo di Suolo, con l’istituzione anche di un apposito Registro del Consumo di Suolo, approvata lo scorso 29 giugno dal C.C. dopo 2 anni di lavoro degli uffici e di professionisti esterni coordinati dall’Assessore all’Urbanistica Andrea Viero e da Mauro Zen, Presidente della Commissione Consiliare Territorio.
Difficile non tenerne conto, anche se è passata quasi in silenzio e con l’astensione delle opposizioni.
Si tratta della prima consistente riduzione di suolo consumabile mai attuata nella nostra Città, che ha restituito all’agricoltura quasi 40 Ettari di terreni prima destinati all’edificazione, gran parte dei quali divenuti edificabili proprio a seguito di quella Variante Urbanistica del 1989, che vide tra i principali protagonisti l’Assessore all’Urbanistica di allora, ma anche chi lo seguì nei mandati successivi.
Questa sì merita di essere definita come la più importante Variante Urbanistica degli ultimi decenni, ma in assoluta controtendenza però rispetto a quanto fatto fino ad ora.
Con la Variante al PRG 1989 non era ancora ben definito lo strumento della perequazione urbanistica, quel sistema che oggi spartisce il maggior valore economico di una trasformazione urbanistica tra il privato proponente e il pubblico concedente, era tutto a titolo gratuito e a discrezione dell’Amministrazione pro-tempore, salvo l’introduzione, ma solo per alcune delle nuove aree di espansione – le C/2.2 e le C/2.3 ad esempio, dell’obbligo per i proprietari di cedere, in fase di attuazione, una quota parte della propria area al Comune, compresa tra il 40% e il 70%, da destinare poi a servizi pubblici o all’edilizia pubblica sovvenzionata o convenzionata. Ma di fronte all’inerzia del privato, o anche dell’Amministrazione, nulla accadeva, tutte le previsioni restavano solo sulla carta e così nemmeno una lira entrava nelle Casse Comunali.
E mi sorprende che l’ing. Fantinato, da amministratore di lungo corso ma ancor più da stimato professionista, possa aver messo sullo stesso piano la perequazione urbanistica, propria di un’azione amministrativa, con la mediazione immobiliare, propria del lavoro di un mediatore professionale. Con tutto il rispetto per l’importante attività dei mediatori immobiliari, è un sillogismo improprio, che in questo caso ritengo anche denigratorio per chi mette a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze a favore della collettività.
La perequazione urbanistica, cosa diversa dalla compensazione urbanistica, è uno strumento per poter riconoscere a quelle aree chiamate ad usi urbani diversi, un diritto edificatorio la cui entità è strettamente legata allo stato di fatto e di diritto in cui esse si trovano al momento della trasformazione urbanistica, e la cui finalità è di ridistribuire in maniera equilibrata i vantaggi economici dell’edificabilità impressa rispetto alle aree già dotate di eguale potenzialità edificatoria.
C’è una Legge che stabilisce come deve essere calcolata la perequazione urbanistica, c’è una Delibera del Consiglio Comunale che definisce i criteri di valutazione iniziali e finali di una zona, o anche di un fabbricato, oggetto di trasformazione urbanistica, e la differenza tra questi due valori è l’oggetto della perequazione, con cui il privato trasferisce da subito al Comune almeno il 50% del maggior valore economico ottenuto.
E poi, nella fattispecie, il contributo perequativo richiesto per la Variante di San Lazzaro non era limitato al solo denaro, quei 5 milioni di €uro che comunque l’Amministrazione avrebbe poi utilizzato in opere compensative per i quartieri interessati dell’intervento, ma anche 45.400 mq di terreno da utilizzare per la mitigazione ambientale con la messa a dimora di 4.500 alberi, un impianto fotovoltaico in copertura da 5,5 MWp da gestire in comunità energetica con i residenti del quartiere, ecc..
Questa maggioranza ha sempre agito avendo come obiettivo unico l’interesse pubblico, non è mai stata “complice” di nessuno e non ha neanche mai minimamente pensato di assumere il ruolo proprio di un “mediatore immobiliare” . Condizioni queste ultime che sicuramente erano estranee anche all’attività dell’allora Assessore Francesco Fantinato e della sua maggioranza.
Trovare infine in quel contributo una affermazione del tipo “l’Amministrazione ci sta proponendo il gioco delle tre carte” è un passaggio poco opportuno da parte di una persona con un passato amministrativo importante, direi anche poco dignitoso.
Ristabilire una corretta informazione sui fatti storici ed attuali della pianificazione urbanistica nella nostra Città, questi sono i motivi per cui non ho ascoltato l’insegnamento di una donna d’altri tempi, cosa che invece qualcun altro avrebbe dovuto fare.
Un cordiale saluto e buon lavoro a tutti
Antonio Guglielmini
Gruppo Consiliare #PavanSindaco
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