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Alessandro TichAlessandro Tich
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Lo strano caso del Dr Pietro e Mr Sante

La doppia identità di Gianluca Pietrosante: consigliere comunale e ricercatore storico, autore del libro e manuale di “controstoria per una restaurazione dei programmi scolastici” I due Stendardi

Pubblicato il 10-08-2023
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Consigliere comunale di Fratelli d’Italia, mascherato da esponente consiliare della lista civica #PavanSindaco.
E ricercatore storico particolarmente dedito allo studio del Medioevo, considerato il periodo dei “secoli bui” da molti ma non da lui, e della prima era dell’Età Moderna, che ha avuto inizio per convenzione dopo la scoperta dell’America del 1492.
È lo strano caso della doppia identità di Dr Pietro e Mr Sante.

Foto Alessandro Tich

Di Gianluca Pietrosante ho già scritto tantissimo sulle pagine di questo portale, ma relativamente alla sua attività di consigliere comunale spesso al di fuori degli schemi, con prese di posizione su temi sensibili che più di una volta hanno fatto rumore.
Due anni fa, uscendo dall’alveo della politica, ho dedicato un pezzo ad Obstinate contra: il primo libro di Pietrosante, riportante varie tesi “contro la dittatura del politicamente corretto”. Ma quello, in qualche modo, era un libro che suffragava anche il pensiero del Mr Sante consigliere comunale.
Oggi invece mi trovo a scrivere un pezzo sul Dr Pietro - non solo studioso, laureato e specializzato in Storia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ma anche docente di storia, lettere e filosofia alla scuola superiore -, autore del nuovo volume I due Stendardi, pubblicato da Edizioni Radio Spada.
L’impostazione spiccatamente pietrosantiana della pubblicazione è chiaramente indicata già nel sottotitolo: “Materiali di controstoria per una restaurazione dei programmi scolastici”.
Il libro si occupa di eventi e di figure storiche a cavallo tra il Medioevo e l’800, concentrandosi sulle secolari contrapposizioni tra la Chiesa Romana Cattolica e il resto del mondo.
Il volume è dedicato dall'autore alla moglie Irene e gode della prefazione del prof. Giorgio Ravegnani, docente di Storia Bizantina all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

L’esercizio di “controstoria” del Dr Pietro si basa, dati storici alla mano, sulla riabilitazione di grandi personaggi della Chiesa condannati dalla storiografia ufficiale e sulla critica di grandi figure anticattoliche o anticlericali a cui la storia ha invece riservato un trattamento di favore.
È il caso di Papa Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, con il quale il libro si apre: Pontefice di pochi ma contrastati anni (1294-1303) la cui figura, come scrive l’autore, è “stata infangata dai suoi contemporanei e dai posteri”.
Per “contemporanei” si intende in primis Dante, il Sommo Poeta che nella bolgia dei simoniaci dell’Inferno incontra un altro Papa, Niccolò III, che predice la maledizione per Bonifacio VIII, all’epoca della scrittura della Divina Commedia ancora vivente.
Altro che “haters” sui social network. Per “posteri” si intendono invece tutti gli storici, in particolare ottocenteschi, propagatori di “un atteggiamento calunnioso che continua ancora oggi anche nei semplici testi scolastici”.
Pietrosante ricostruisce il turbolento scenario storico attorno al papato del Caetani, agitato dalle faide tra le famiglie patrizie dell’epoca, dalle lotte tra Guelfi Bianchi e Neri e dalle mire dei francesi contro il potere del Papa di Roma. Non a caso, dopo la morte di Bonifacio VIII, la sede dei Papi fu trasferita ad Avignone.
E ne restituisce l’immagine di un Pontefice illuminato, risoluto “nel far valere i diritti della Chiesa cattolica” e ingiustamente giudicato dalla posterità come quel “Papa simoniaco, avaro e ignorante dei Vangeli” che egli non fu.
C’è poi il capitolo dedicato nientemeno che alle Crociate: argomento che, da solo, meriterebbe un’intera biblioteca.
L’autore ne traccia i lineamenti storici essenziali, rimarcandone lo spirito di “guerra di civiltà” e contrapponendosi agli studi di storia che a partire dall’Illuminismo bollano le Crociate come “una follia di cui la natura umana è stata capace”.
E si concentra in particolare sulla genesi e gli sviluppi della IV Crociata (1202-1204), detta “dei Veneziani” perché partita da Venezia su impulso primario della Serenissima Repubblica. La figura centrale di questa epopea è l’anziano doge Enrico Dandolo, ultra 80enne e mezzo cieco, che dopo simpatici preliminari come il saccheggio di Zara e dopo infinite vicissitudini riuscì a convincere gli Stati europei alleati nel segno della Croce a non puntare alla conquista di Gerusalemme, come previsto, ma a deviare flotta e soldati verso la riconquista di Costantinopoli.
Segue il capitolo dedicato ad un personaggino mica da poco: Martin Lutero.
Dr Pietro alias Mr Sante ne ripercorre con spirito fortemente antagonista l’inarrestabile ascesa che lo trasformò da semplice sacerdote agostiniano ad autore di un epocale scisma dalla Chiesa cattolica, compiendo un’analisi critica dell’impianto degli scritti teologici e dei fondamenti del pensiero filosofico del riformatore tedesco.

Per chi vi scrive, il capitolo più appassionante del libro - non dico “il più interessante” perché per argomento lo sono tutti - è quello incentrato sulla figura di Giordano Bruno.
Per questo mi soffermerò un po’ più a lungo sulla narrazione resa da Pietrosante nei confronti del religioso e filosofo di Nola.
Proprio lui: il grande e a suo modo intrigante pensatore eretico del XVI secolo, frate domenicano votatosi a una concezione “panteistica, ermetica e magica” del mondo, che finì la sua tormentata esistenza terrena il 17 febbraio 1600 bruciato al rogo in Campo de’ Fiori a Roma, con una morsa che gli chiudeva la bocca per impedirgli di parlare per l’ultima volta alla folla che assisteva alla sua esecuzione.
Esecuzione avvenuta nello stesso punto dove oggi è eretto il celebre monumento a lui dedicato, con la testa incappucciata del condannato rivolta in direzione di San Pietro, inaugurato nel 1889 per opera dello scultore massone Ferrari, acclamato dal crescente movimento anticlericale dell’epoca e motivo di un infruttuoso digiuno di protesta di Papa Leone XIII.
L’autore fa capire subito da che parte sta, nel momento in cui afferma all’inizio del testo che Giordano Bruno “rappresenta una di quelle personalità che la storia contemporanea ha eretto sull’altare degli eroi” ovvero una figura “riemersa prepotentemente con il nascere e l’esplodere delle idee idealistiche, romantiche e anticlericali, che avevano tra i tanti scopi l’appropriarsi di personaggi storici di dubbia virtù solo per mera propaganda politica e ideologica, da usare contro la Tradizione cattolica”.
Pietrosante ne ricostruisce il pensiero filosofico e le vicissitudini biografiche e infine giudiziarie con il rigore storico della consultazione dei documenti, ma con uno stile da Spy Story. Perché la vita stessa del pensatore nolano è stata un intrigo di cambi di scenario e colpi di scena. Vengono ripercorsi i suoi viaggi in giro per l’Europa in cui ebbe modo di diffondere, non sempre con esiti positivi, i semi delle sue idee.
La Svizzera di Calvino, dove venne arrestato ed esiliato dagli stessi calvinisti.
La Francia di re Enrico III, dove insegnò anche alla Sorbona. L’Inghilterra di Elisabetta I, dove secondo alcuni storici fu agente segreto al servizio di Sua Maestà, proprio come 007, per sventare il tentativo di rivolta dei cattolici per mettere sul trono Maria Stuarda. La Germania di Lutero, dove finì scomunicato dagli stessi luterani.
E poi il suo soggiorno a Venezia, che fu l’inizio della sua fine, prima invitato dal nobile veneziano Giovanni Mocenigo per apprendere “l’arte della memoria” sviluppata dal Bruno sulle orme di Pico della Mirandola e poi dallo stesso accusato di “opinioni avverse alla Santa Fede” dando il via nel 1592 al lunghissimo processo nei suoi confronti.
La parte più approfondita del capitolo, con dovizia di citazioni dai documenti originali consultati all’Archivio di Stato di Venezia, riguarda gli atti degli interrogatori del processo intentato contro Bruno dall’Inquisizione veneta. Un’altra ampia dissertazione concerne il processo definitivo di Roma, davanti all’Inquisizione del S. Uffizio, dove il domenicano ribelle venne trasferito, come si direbbe oggi, per “competenza territoriale”.
L’autore, nel riportare gli accadimenti, si concentra nel restituire il “volto umano” dell’Inquisizione, impegnata fino all’ultimo nel tentativo di convincere l’imputato all’abiura delle sue teorie per salvarne la vita, fino alla definitiva rinuncia al pentimento da parte del nolano che lo portò a bruciare sul rogo.
Nelle pagine su Giordano Bruno, Dr Pietro punta a delineare i tratti controversi del personaggio elaborandone un giudizio negativo ma - ironia della sorte - non fa che arricchirne il fascino.

Il quinto e penultimo capitolo de I due Stendardi è intitolato “La Rivoluzione filosofica”. Argomento davvero strong: non di certo, per usare un eufemismo, una lettura balneare.
Alcuni passi vanno letti e riletti più volte, per la particolare complessità del tema, per quanto riassunto in brevi accenni sull’evoluzione del pensiero filosofico antico e moderno, da Socrate, passando per Cartesio e Kant e tanti altri, fino a Marx.
Per la serie: Marx Attacks.
Ma si tratta, in realtà, della chiave di lettura per comprendere il progressivo passaggio nella cultura occidentale da un pensiero che inquadrava l’uomo come parte integrante di una realtà superiore - naturale e soprannaturale - alla filosofia dell’“Io”, all’origine del sistema individualistico e liberistico moderno.
È una “rivoluzione” a seguito della quale, secondo l’autore, si è generato “il soggettivismo filosofico moderno le cui conseguenze religiose, politiche e sociali culmineranno nel famigerato ‘68” e “oggi viviamo in una società laicizzata e atea, che è anche innaturale”.
Dulcis in fundo: il capitolo conclusivo, dedicato a Leone XIII contro il socialismo.
Focus sulla figura del Pontefice, al secolo Vincenzo Gioacchino Pecci, che nel corso del proprio papato (1878-1903) risorse dalle ceneri dello Stato Pontificio caduto nel 1870 lanciando una controffensiva sul primato religioso e insieme sociale della Chiesa, seppur privata di un territorio-Stato (la Città del Vaticano sarà istituita nel 1929 a seguito dei Patti Lateranensi).
È l’epoca in cui si diffondono le idee del già citato Marx Attacks, a cui Leone XIII replica con una serie di encicliche che evidenziano i progetti realizzati dalla Chiesa a favore della formazione al lavoro delle classi più bisognose, che gettano le basi della Dottrina Sociale della Chiesa e che culminano nell’enciclica fondamentale sulle nuove esigenze di risposta sociale generate dai tempi moderni: la Rerum Novarum.
È l’endorsement definitivo dell’autore nei riguardi di una Santa Romana Chiesa pronta a confrontarsi con i contrapposti scenari del nuovo che avanza.

A proposito e per concludere: a cosa si riferisce il titolo del libro?
Lo spiega lo stesso Dr Pietro e Mr Sante nel testo di presentazione, anticipando il filo conduttore dell’analisi storica dei fatti e personaggi raccontati nel volume: “I due Stendardi rimandano proprio a questo: (…) o si sta sotto lo stendardo di Cristo o sotto quello avverso.”
Ed è fuor di dubbio che l’autore propenda per il primo.

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