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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Politica

Torneranno i prati

Ho visto cose che noi umani eccetera eccetera: il resoconto del consiglio comunale di ieri sera conclusosi con la bocciatura dell’atto di indirizzo sul protocollo d’intesa con Baxi e Pengo

Pubblicato il 28-07-2023
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Spalti gremiti al civico 39 di via Matteotti, sede del municipio di Bassano del Grappa.
Le file delle sedie per il pubblico in sala consiliare sono già completamente occupate prima ancora dell’inizio del consiglio comunale, chi arriva qualche minuto dopo si mette a seguire i lavori in aula restando in piedi ma alla fine la maggior parte della gente resta fuori, nell’atrio esterno e sui gradini della scalinata che diventano tribune da stadio.
Chi non è riuscito a conquistare un posto all’interno della sala del consiglio segue la discussione sul telefonino tramite la diretta in video streaming, leggermente in differita rispetto al dibattito “live”. Lo si capisce perché al termine degli interventi più graditi dal pubblico da parte dei consiglieri contrari all’operazione Baxi/Pengo, con qualche secondo di ritardo partono le ovazioni e i “bravo!” che rimbombano dalle scale.

Roberto Campagnolo e Stefano Facchin sui banchi consiliari del Gruppo Misto (foto Alessandro Tich)

La gran parte del pubblico è costituita da persone favorevoli alla difesa della campagna a San Lazzaro nel grande triangolo verde tra strada Rambolina e la SPV dove Pengo vorrebbe trasferire il proprio polo logistico su un’area di intervento di 110mila metri quadri, di cui 73mila di superfice coperta, di sua proprietà.
Ma c’è anche una delegazione dei rappresentanti sindacali di Baxi, l’azienda che rappresenta il rovescio - oppure la faccia principale, a seconda dei punti di vista - di questa scottante medaglia.
In mezzo al folto pubblico c’è anche la politica, con consiglieri dell’opposizione in Regione Veneto (Cristina Guarda e Chiara Luisetto) e altri esponenti di partito locali.
Perché questo consiglio, nel votare l’atto di indirizzo per il recepimento della proposta di accordo presentata da Baxi e Pengo al Comune, rappresenta anche un atto di giudizio politico nei confronti dell’amministrazione Pavan a meno di un anno dal voto comunale a Bassano.
I cittadini presenti - ma anche i tanti collegati al video in streaming dei lavori consiliari - si sobbarcheranno coraggiosamente un’infinita maratona di parole: perché seguire i lavori del consiglio e soprattutto di questo consiglio è un’impresa, citando la antologica prima scena del primo “Fantozzi”, ai limiti delle possibilità umane.
I più stoici rimarranno fino alla fine, abbondantemente dopo l’ora - visto che a San Lazzaro i Tir di Pengo lasceranno spazio ai campi agricoli - in cui le carrozze si ritrasformano in zucche.

Nel palazzo comunale non c’è nessun servizio di catering, ma già all’inizio della seduta consiliare la tensione si taglia con il coltello.
I decisori eletti partecipano infatti all’assemblea con la chiara indicazione emersa nelle ore precedenti dalle rispettive scuderie: sulla questione Baxi/Pengo il consiglio comunale è spaccato esattamente a metà, più un consigliere “indeciso” che si trova sulle spalle il pesantissimo carico di ago della bilancia.
Sarà poi proprio questo l’esito della votazione finale, ma l’argomento non viene ritirato dall’amministrazione nel tentativo di convincere dissidenti e indecisi a passare dalla sua parte.
E in questo consiglio comunale decisivo come non si vedeva da tempo e con una partecipazione da record del pubblico “in presenza”, ho visto cose che noi umani non potremmo immaginare.
Ho visto Stefano Facchin, fresco dimissionario dalla carica di presidente del consiglio comunale e transfuga dal gruppo consiliare della Lega, sedersi sui banchi della minoranza nei posti assegnati al Gruppo Misto accanto a Roberto Campagnolo e a Giovanni Cunico.
Come ho già scritto nell’articolo precedente, Facchin poi voterà contrario all’atto di indirizzo finalizzato a scendere a patti con Baxi e con Pengo.
Ma già nella prima parte della seduta consiliare, dedicata a questioni collegate al bilancio e fortunatamente compressa nel giro di un’ora, ai sei punti all’ordine del giorno Stefano Facchin vota invariabilmente “astenuto”, discostandosi dai voti favorevoli della maggioranza.
Un segnale politico di rilevanza non secondaria.
Dopo il suo passo indietro, in attesa di eleggere il nuovo presidente del consiglio comunale, la presidenza della seduta consiliare viene assunta dal vicepresidente Riccardo Poletto.
E ho visto cose che di seguito tenterò di riassumere.

Impossibile fare in questa sede un resoconto anche parziale e sintetico del dibattito in aula perché scriverei comunque un libro. Basti pensare che la discussione sull’ultimo e cruciale punto all’ordine del giorno inizia verso le otto di sera: durerà per oltre cinque ore.
Prendo quindi il frullatore e cerco di estrarne il succo.
L’assessore all’Urbanistica Andrea Viero, aprendo le danze, non fa un discorso tecnico ma politico, ribadendo concetti già espressi in altre occasioni.
“È un atto di indirizzo meramente politico - afferma -. Io credo che tutti qui dentro abbiano a cuore i posti di lavoro. Se l’atto viene approvato, parte un percorso che fissa dei precisi requisiti per il protocollo d’intesa, cui farà seguito un tavolo di lavoro con le sigle sindacali e coi quartieri. Sono consapevole che ci sono due mondi che stanno entrando in collisione, ma abbiamo fissato dei paletti per trovare un punto di equilibrio. È un atto di indirizzo politico, è una partenza.”
La volontà di “trovare un punto di equilibrio” è ulteriormente confermata da un emendamento - e cioè un punto da aggiungere al testo dell’atto di indirizzo - della maggioranza, presentato dal capogruppo della Lega Roberto Gerin, che rafforza le garanzie dell’operazione Baxi/Pengo in senso ambientale e che recita quanto segue:
“(si delibera) di impegnare l’Amministrazione, attraverso gli Uffici, a individuare il percorso più idoneo per impedire qualsiasi futura edificazione produttiva nelle zone “Riva Bianca” e “Rambolina” nel perimetro tra strada Cartigliana, via Rambolina e SPV, compresa quindi l’area residua a nord non utilizzata dall’intervento oggetto di trasformazione (cd. “Area Pengo”), specificando che non potranno essere autorizzati interventi di natura produttiva per la cui realizzazione sia previsto il parere del Consiglio Comunale.”
L’emendamento proposto verrà giudicato come un atto di “buona volontà” dagli oppositori all’operazione Baxi/Pengo, ma non risulterà sufficiente a cambiare le sorti del voto sul documento.

Il lungo e intenso dibattito consiliare, che si sviluppa comunque con toni appropriati e molto civili, si può suddividere in due opposte correnti di pensiero.
Da una parte, quella dei sostenitori dell’accordo con le due aziende, viene ribadito il continuo richiamo al problema sociale costituito dai lavoratori di Baxi a rischio di licenziamento qualora l’accordo non venisse raggiunto e l’azienda non potesse ampliare la propria sede per la necessaria riconversione produttiva.
Dall’altra, quella degli oppositori, si controbatte il continuo richiamo alle incongruenze di metodo di un’operazione costruita da Baxi e da Pengo come un aut-aut senza via d’uscita all’amministrazione comunale.
Per Angelo Vernillo “questa amministrazione sta riuscendo a mettere contro parti di città, lavoratori contro cittadini, di fronte ad un diktat non al momento conciliabile secondo la logica del prendere o lasciare, e siamo arrivati alla guerra dei lenzuoli”.
“Non è più sacrificabile l’ambiente di fronte al profitto, non si può barattare il bene ambientale certo con posti di lavoro incerti - aggiunge Vernillo -. Le minoranze, i quartieri e i sindacati sono stati coinvolti a partita finita, in zona Cesarini. È un fallimento di questa amministrazione e qualunque sia l’esito del voto, la ferita rimarrà.”
“Mi chiedo come si sia potuti arrivare a questa scelta secca, a questa “non alternativa” - riprende il concetto Riccardo Poletto -. Ci è mancato in questi mesi un percorso di condivisione e di creatività. Non possiamo accettare il pacchetto completo che non è stato confezionato dalla politica. Concedere 73.000 metri quadri a Pengo a San Lazzaro significa liberare altri stabilimenti di Pengo che possono essere utilizzati, legittimamente, a scopo immobiliare-speculativo.”
Roberto Campagnolo va giù tosto: “Dopo il boom di lavoro grazie al bonus 110% il lavoro di Baxi è in calo del 40% e ci sono già operai in cassa integrazione, i lavoratori di Baxi vengono adesso utilizzati come strumento per giustificare la più grande speculazione edilizia che venga fatta a Bassano”.
Quello che soprattutto emerge dagli interventi degli oppositori all’atto di indirizzo è il fatto che il documento chiede sia a Baxi che a Pengo di presentare i rispettivi piani industriali per confermare l’effettiva necessità dell’uno di ampliare la produzione in via Trozzetti e dell’altro di costruire un nuovo polo logistico a San Lazzaro.
Secondo le minoranze si tratta di piani che andavano presentati prima e non dopo l’elaborazione dell’atto, in particolare dalla multinazionale BDR Thermea che controlla Baxi, da parte della quale ad oggi non è stata formalizzata alcuna garanzia ufficiale di voler investire nello stabilimento di Bassano.
Tra gli interventi degni di bloc notes c’è anche quello di Gianluca Pietrosante, che ormai non parla più a nome di #PavanSindaco, la lista civica con la quale è stato eletto, ma dichiaratamente a nome di Fratelli d’Italia, di cui è assurto al ruolo di portavoce a Palazzo.
Tra una citazione filosofica e l’altra e tra un’accusa e l’altra di “ideologia” ai sostenitori ambientalisti, Pietrosante lancia tre autentiche perle quando invita le associazioni come A.RI.A. bassanese “a candidarsi e a farsi eleggere per essere ascoltate”, quando afferma che Fratelli d’Italia con la Lega e Forza Italia non possono che sostenere le istanze delle aziende perché partiti “produttivisti” e quando intima ai “franchi tiratori” della maggioranza che voteranno contro l’atto di indirizzo a non candidarsi nelle liste di centrodestra alle prossime elezioni comunali di Bassano.
Come a San Lazzaro, si respira profumo di campagna. Elettorale, però.

Che la maggioranza (in gran parte) fosse favorevole all’atto di indirizzo così come concepito e che la minoranza (in blocco) fosse contraria, era comunque già scritto nelle stelle. Niente di nuovo sotto il sole, per quanto la discussione si svolga in tarda serata.
E quindi? E quindi il dato politico centrale della seduta consiliare è costituito dall’elemento di rottura dei quattro consiglieri di maggioranza che contribuiscono all’esito finale del voto.
A cominciare da Stefano Facchin, sempre che della maggioranza Pavan faccia ancora parte.
“In maggioranza qualcuno mi ha detto che io non capisco. E allora sono felice di non capire una certa politica fatta di poteri e di interessi”, dichiara testualmente Facchin nel suo intervento. Continua l’ex consigliere leghista: “Cito il senatore Pietro Fabris: “Amministrare è saper ascoltare le necessità di tutti”. Ma qui, per risolvere un problema, ne stiamo creando di nuovi.” “In questo atto - aggiunge Facchin - c’è la posa della prima pietra dell’operazione San Lazzaro, che andava invece trattata in maniera più organica e condivisa con tutti gli attori interessati. L’unica certezza è il consumo di suolo, non c’è certezza del piano industriale di Baxi. Da BDR non sappiamo ancora quale sia il piano industriale per il prossimo decennio.”
“Quello che si autorizza deve essere a favore di tutta la città - incalza il neo consigliere del Gruppo Misto -. Costruire a San Lazzaro vuol dire compromettere un territorio che ha già tanti motivi per recriminare. È l’inizio di un cambio radicale e definitivo di una parte di città.”
“Le mie dimissioni da presidente del consiglio e dal gruppo Lega - conclude Facchin - sono il più grande esempio di responsabilità nei confronti dei cittadini.”

Poi ci sono le tre donne: Marina Bizzotto, Lucia Fincato e Chiara Tessarollo.
Per la Bizzotto “non c’è stato un coinvolgimento più ampio in un tavolo di confronto e la città è spaccata in due, come lo è realmente con la chiusura del Ponte Nuovo”.
Frase che più tardi provocherà la replica arrabbiata dell’assessore Andrea Zonta.
La capogruppo di Impegno per Bassano critica “la gestione pessima di questa vicenda” che “fa sorgere il dubbio di che cosa porta a casa la città di Bassano da questa operazione”. “L’amministrazione - sottolinea la Bizzotto - è rimasta succube del lecito interesse privato da parte delle due aziende. Nel dizionario questa cosa si chiama “ricatto morale”.”
“Uno dei principi fondanti di un Comune è l’autonomia, non possiamo sottostare a dei diktat - sono le parole di Lucia Fincato -. Ho già definito in commissione questa proposta di accordo uno “strumento di baratto forzato”. Applicare questo metodo sarebbe un pericoloso precedente.” “Questa è tutt’altro che un’intesa - rimarca la consigliera di Forza Italia-Cittadini di Bassano -. Ha creato una frattura tra i cittadini e all’interno del consiglio comunale, ben oltre la normale dialettica. La difesa dei posti di lavoro non può compromettere la pace e la convivenza in città.”
Chiara Tessarollo, infine, merita un discorso a parte.
La capogruppo di Forza Italia-Cittadini di Bassano è ben consapevole di essere l’ago della bilancia, quello che può spostare i numeri da una parte o dall’altra con lo scarto di un solo voto. E lo si capisce dalla tensione con cui parla nel suo intervento.
Proprio lei, da sempre ligia alle consegne di maggioranza e considerata una fedelissima della Pavan.
“Il protocollo non è accettabile allo stato, non sono previste compensazioni adeguate - afferma la Tessarollo -. Dalle due aziende non c’è stata collaborazione. Baxi ci ha disorientato con una progressione di richieste, chiedendoci una decisione secca senza dare validi elementi di garanzia. Perché la casa madre non ha comunicato il proprio impegno prima di questo consiglio?”
“Pengo invece non è disponibile a dare una controprestazione adeguata al sacrificio richiesto alla città - rivela la capogruppo -. Ieri assieme al sindaco e agli assessori Zonta, Viero e Scotton abbiamo incontrato Pengo e gli abbiamo chiesto un’ulteriore compensazione con la cessione al Comune dell’area scoperta dell’ex Iar Siltal, per interventi a favore del quartiere, e con la diminuzione della superficie coperta a San Lazzaro. La nostra richiesta è stata respinta.”
“Ci hanno indicato come gli “indecisi”, ma non lo siamo - conclude Chiara Tessarollo -. La tutela dei 700 lavoratori di Baxi è corretta ma noi dobbiamo tutelare anche i 43.000 cittadini bassanesi e il loro ambiente. Per questo io non parteciperò al voto.”
Bum!

In conclusione di dibattito, il sindaco Elena Pavan tira le fila cercando di portare acqua al mulino del recepimento dell’atto di indirizzo.
“Qual è la Bassano che vogliamo oggi e domani? Una città che ha il coraggio di innovarsi o una città che vuole rimanere chiusa in sé stessa?”, chiede la sindaca all’assemblea.
“Stasera siamo chiamati a sventare un problema sociale - continua la Pavan -. Dobbiamo trovare il punto di equilibrio tra la difesa dei posti di lavoro e la difesa del suolo. Votare “no” vuol dire desiderare di restare in un piccolo mondo antico.”
Il resto è storia, già riportata nel mio articolo precedente pubblicato alle due e mezza della notte. Ma ora aggiungo qualche particolare.
Passata l’una di notte, si vota prima sull’emendamento proposto dalla maggioranza, che ottiene i voti sufficienti per essere approvato. Ma ciò non significa l’approvazione sul documento in sé.
Si arriva quindi finalmente al fatidico momento del voto sul deliberato, Chiara Tessarollo esce dall’aula, i votanti scendono da 25 a 24 e l’esito risultante è in perfetto equilibrio: 12 a 12.
Tra i dodici contrari, oltre ai nove consiglieri di opposizione, ci sono anche i tre esponenti della maggioranza Marina Bizzotto, Stefano Facchin e Lucia Fincato.
Con la parità, l’atto di indirizzo non viene approvato.
Non è però ancora la fine dei giochi: in caso di parità l’argomento può essere rinviato ad un prossimo consiglio comunale, magari ulteriormente emendato e perfezionato, per essere nuovamente sottoposto al giudizio dei consiglieri.
Contestualmente, le minoranze indicono una riunione dei capigruppo per trovare l’accordo sulla presentazione di una mozione immediata per l’istituzione di un tavolo permanente sulla situazione della ditta Baxi.
L’accordo viene raggiunto, ma contemporaneamente si riunisce anche il gruppo di maggioranza che prende un’altra decisione: niente mozione sulla Baxi, si torna in sala consiliare per votare sull’atto di indirizzo una seconda e definitiva volta.
Déjà vu: Chiara Tessarollo esce nuovamente dall’aula, i votanti rimangono nuovamente 24 e finisce ancora una volta 12 a 12.
L’atto di indirizzo presentato dall’amministrazione comunale, presupposto fondamentale per giungere alla sottoscrizione del protocollo d’intesa con Baxi e con Pengo, viene bocciato per sempre.
La questione Baxi resta in sospeso, mentre a San Lazzaro torneranno i prati.
A secondo e definitivo voto effettuato, scatta spontaneo l’applauso della frangia nottambula dell’appassionata claque pro mantenimento della campagna a sud della città.
Non sono dello stesso avviso le rappresentanze sindacali di Baxi, che incrocio in piazza Libertà a seduta conclusa.
“Ancora una volta la politica si è lavata le mani”, mi dice un partecipante tra il pubblico con la maglietta della Fim Cisl. “Abbiamo già pronti i copertoni da bruciare in piazza”, ribatte un suo collega e non so se sia un’amara battuta o se stia parlando sul serio.
È l’una e quaranta. La notte porta consiglio. Comunale.

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