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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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La guerra dei lenzuoli

Caso Baxi/Pengo/San Lazzaro: in quartiere San Marco comparsi i primi striscioni a sostegno dei lavoratori di Baxi. Diversità di vedute anche tra i quartieri. Intanto, sul fronte sindacale, emerge un clamoroso retroscena

Pubblicato il 24-07-2023
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E così, egregi lettori, siamo arrivati alla guerra dei lenzuoli.
In quartiere San Marco in città sono comparsi i primi striscioni a sostegno dei lavoratori della Baxi, al centro della spinosa questione Baxi/Pengo/San Lazzaro per la quale si sta avvicinando il momento decisivo.
Si contrappongono agli striscioni e ai lenzuoli appesi ormai da più di un anno all’esterno delle case in quartiere San Lazzaro a favore del mantenimento della campagna e contro l’insediamento di capannoni nelle aree Riva Bianca e Rambolina.

Striscione davanti alla scuola primaria Campesano (foto Alessandro Tich)

Sono le espressioni “on the road” dei due aspetti centrali di questa vicenda che ne sono diventati loro malgrado di due poli contrapposti: posti di lavoro contro tutela della natura, questione sociale contro questione ambientale.
Il clima sulla questione si sta surriscaldando perché, come noto, giovedì prossimo il consiglio comunale sarà chiamato a votare il decisivo atto di indirizzo sulla proposta di protocollo d’intesa presentata congiuntamente al Comune di Bassano da Baxi Spa e da Pengo Spa per soddisfare le esigenze delle due aziende.
E cioè consentire a Baxi di allargarsi nel confinante stabilimento Pengo di via Trozzetti per riconvertire la produzione dal settore delle caldaie a gas a quello delle pompe di calore, che richiede spazi maggiori, e consentire contestualmente a Pengo di trasferirsi nell’area di sua proprietà in zona via Rambolina a San Lazzaro per costruire un nuovo polo logistico di 73.000 metri quadrati di estensione.
In ballo ci sono circa un migliaio di posti di lavoro, tra dipendenti diretti di Baxi e lavoratori dell’indotto, anche se le cifre esatte sono ancora ballerine.
In caso di voto contrario del consiglio comunale all’atto di indirizzo e quindi di diniego all’ampliamento del sito produttivo di Baxi di via Trozzetti, si profilano, come avvertono i vertici della Baxi stessa, forti tagli occupazionali nel medio termine.

Ma torniamo alla guerra dei lenzuoli.
“Pensiamo alle famiglie dei lavoratori”, avverte uno striscione appeso sulla recinzione del giardino della scuola primaria Campesano, proprio di fronte all’area delle ex Smalterie dove oggi sono collocati, l’uno attiguo all’altro, il sito logistico di Pengo e il sito produttivo di Baxi.
“Tuteliamo i lavoratori”, sta scritto invece su un lenzuolo affisso sulla ringhiera di un’abitazione privata in via Van Axel Castelli.
Non si tratta tuttavia di azioni isolate.
Contestualmente, proprio nelle scorse ore è stata infatti trasmessa una comunicazione - avente come destinatari sindaco, assessori, consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza, sindacati nonché i referenti di Baxi e di Pengo - da parte del consiglio di quartiere Ca’ Baroncello e del consiglio di quartiere San Marco.
Nella lettera i due quartieri maggiormente interessati all’area produttiva di via Trozzetti ammoniscono che nel caso di un allontanamento dal territorio bassanese del sito produttivo di Baxi Spa “le conseguenze per il nostro tessuto sociale sarebbero gravissime” con “circa 2000 persone che rimarrebbero inoccupate” e chiedono “che le parti in indirizzo agiscano affinché ciò non avvenga”.
“I nostri quartieri - proseguono - da anni si occupano di solidarietà, offrendo sostegno a numerose famiglie che vengono a trovarsi, anche temporaneamente, in situazioni di disagio. Non ci si abitua allo sguardo di un padre che non è riuscito a garantire un pasto alla propria famiglia.”
“Siamo consapevoli - continua la lettera - che i nostri amministratori, le aziende destinatarie della presente e gli organismi sindacali hanno l’obbligo morale di tutelare i lavoratori. Non possiamo pensare che gli ammortizzatori sociali siano il futuro prossimo.”
“Chiediamo, inoltre - concludono i consigli di quartiere di Ca’ Baroncello e di San Marco -, che siano evidenziati quali interventi compensativi verranno attuati a favore di tutti i quartieri direttamente coinvolti nello sforzo di preservare la storica azienda del territorio.”
Ma anche sul fronte dei quartieri emerge una contrapposizione a distanza, come nel caso degli striscioni.
Si ricorderà, come da mio articolo già scritto al riguardo, l’opposta iniziativa di cinque presidenti di quartiere (Borgo Zucco, Prè, Merlo, San Lazzaro e Santa Croce) che lo scorso 20 giugno hanno trasmesso una lettera al sindaco Pavan nella quale hanno ribadito la loro “contrarietà su un uso diverso da quello agricolo dell’area verde di San Lazzaro, nella sua totalità” e ammonito gli amministratori “di essere stati eletti per governare e gestire il territorio senza attuale scempi di cui sareste responsabili nella memoria storica incancellabile della cittadinanza”.
Sempre secondo la chiave di lettura dei cinque presidenti, “dalla ditta Baxi è arrivato un aut-aut teso a una chiara speculazione della ditta Pengo”.
In quell’articolo articolo dedicato alla loro dura presa di posizione, mi aveva colpito l’assenza di quartiere San Marco, direttamente coinvolto nella questione.
Oggi ho capito il perché.

Ma c’è ancora una cosa, per arrivare alla conclusione, che devo capire bene.
E cioè il ruolo dei sindacati in tutta questa cruciale vicenda.
Qui ci sono realmente in ballo diverse centinaia di posti di lavoro, eppure - osservando la situazione dall’esterno - fino ad oggi la loro presenza è apparsa molto “blanda”. Nulla al confronto delle recenti azioni sindacali sul caso Isacc, che hanno portato i rappresentanti dei lavoratori a decretare lo stato di agitazione, a tempestare la stampa di comunicati e anche a scendere in piazza.
Si ricordano spesso i fatti accaduti nel 1976, quando per scongiurare i licenziamenti alle Smalterie messe in liquidazione, i lavoratori misero a ferro e a fuoco la città e si bruciavano i copertoni in piazza davanti al municipio.
Non dico che sia una forma di protesta da replicare anche oggi, ma osservo metaforicamente che fino adesso non è stata aperta neanche una scatoletta di fiammiferi.
Per il caso Baxi - esploso improvvisamente a metà maggio con la prima lettera dell’azienda trasmessa al Comune - i sindacati con le Rsu si sono fatti sentire solo di recente, ai primi di luglio, quando hanno richiesto e ottenuto un incontro con il sindaco e una rappresentanza di consiglieri comunali.
Chi era presente a quell’incontro riferisce che le rappresentanze sindacali da una parte hanno espresso la necessità di “tutelare i posti di lavoro” ma, dall’altra, anche di “salvaguardare il verde” e pertanto la soluzione deve essere trovata dal Comune.
Una soluzione che salvi insieme capra e cavoli - posti di lavoro e ambiente - forse sarebbe stata possibile, trovando alternative per la delocalizzazione di Pengo, se la questione fosse stata affrontata ampiamente per tempo.
Non certamente adesso, con l’amministrazione comunale messa alle strette dalle improvvise impellenti esigenze di Baxi in prima battuta e di Pengo in seconda, mentre il gruppo multinazionale olandese BDR Thermea che controlla Baxi è in attesa di conoscere gli immediati sviluppi della vicenda per decidere se mantenere a Bassano la futura produzione di pompe di calore o se spostarla altrove in Europa, con le conseguenze occupazionali temute.

Ma non è tutto, perché sul fronte del sindacato emerge anche un clamoroso retroscena.
Fonti bene informate riferiscono infatti che una fronda delle Rsu di Baxi sarebbe solidale con A.RI.A bassanese, l’associazione che si batte contro la costruzione di capannoni a San Lazzaro, e avrebbe persino preso parte a riunioni con la stessa.
La notizia, per quanto meritoria di ulteriori riscontri, sta creando inevitabilmente un certo scompiglio presso gli ambienti dei vertici sindacali.
Partiamo pure dal presupposto che siamo in democrazia e ciascuno è libero di fare ciò che vuole e di incontrarsi con chi vuole. Tuttavia, appare perlomeno insolito che una parte dei rappresentanti dei lavoratori non consideri prioritaria la tutela dei lavoratori stessi, anche a costo di sacrificare un’area agricola a sud della città.
Tutto oggi, in merito alla questione Baxi/Pengo/San Lazzaro, appare diviso: gli autori degli striscioni sulle strade, i quartieri e persino - anche se in misura minore - i sindacati.
Lo sarà anche il consiglio comunale?

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