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Il signore in giallo

Da Primolano alla ribalta nazionale. Riflettori accesi su Roberto Zannini, vincitore del Premio Tedeschi 2023 per il miglior romanzo giallo italiano inedito con il suo “Il secondo modo di fare le cose”, ora pubblicato per Il Giallo Mondadori

Pubblicato il 21-07-2023
Visto 9.662 volte

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Rieccolo qua: Roberto Zannini.
Il mio caro vecchio compagno di scuola. Scuola media statale “Giulio Cesare” di Mestre, sezione A. Lì dove sotto il profilo della scrittura creativa, sia per lui che per me, è cominciato tutto.
Me ne ero già occupato in un articolo del gennaio dell’anno scorso dove ho anche raccontato il nostro incredibile incontro dopo cinquant’anni nei quali ci eravamo persi di vista.

Roberto Zannini con il suo romanzo giallo premiato (foto Alessandro Tich)

Roberto, un passato professionale nel settore del consolidamento montano e un presente da scrittore, aveva pubblicato Agente del Caos: romanzo giallo, primo di una trilogia, che narra le inchieste dell’ispettrice Sasha Trieste, alle prese con un enigmatico serial killer e un altrettanto misterioso intrigo internazionale nel periodo di Carnevale.
Il tutto ambientato in una Venezia “distopica” e “discronica”, cuore di una Serenissima Repubblica sopravvissuta ai giorni nostri come Stato indipendente grazie alla scoperta dell’America di cinquecento anni prima da parte di Cristoforo Colombo non per il re di Spagna, ma per il doge.
Un'idea incredibile: perché la fantasia, al Roby, non è mai mancata.
Autore prolifico, nel frattempo (ed è trascorso solo un anno) Zannini ha completato la trilogia di Sasha Trieste e ha avuto anche il tempo e il modo di scrivere e pubblicare Nel Castello della Scala, romanzo storico fantasy che si svolge ai tempi di Ezzelino il Monaco tra i magici paesaggi di Primolano e della Valbrenta.
La terra dove Roberto vive, avendo preso casa da una trentina d’anni a Primolano, in una vecchia e pittoresca dimora in mezzo al verde che un tempo ospitava la scuderia del Forte della Scala, di fianco alle tortuose Scale di Primolano che salgono verso Arsiè e a pochi passi dall’imbocco inferiore dei cunicoli e gallerie della fuciliera coperta che portano alla sommità del Forte stesso.
Da casa sua si può raggiungere la cima della fortificazione anche attraverso un sentiero che si inerpica in mezzo al bosco e che Roberto assieme ai membri dell’associazione Tagliata della Scala intende ripristinare per trasformarlo in un sentiero naturalistico.
Quando non è nella sua casa-rifugio sotto la fortezza della Tagliata, dove il tempo sembra essersi fermato, trascorre le sue giornate in Contrà Rovole a Valrovina, in un altro angolo di territorio ameno e panoramico, dove la sua compagna Laurence gestisce un bed & breakfast.
È qui che incontro nuovamente Roberto Zannini. Gli scatto una foto con il suo ultimo romanzo in mano e lui tira fuori scherzosamente un’espressione del viso da “thriller”.
E ne ha ben donde.

Il nostro signore in giallo è salito infatti agli onori della ribalta nazionale.
È lui il vincitore dell’edizione 2023 del Premio Tedeschi, istituito dal 1980 dalla redazione de Il Giallo Mondadori, la più famosa collana di letteratura gialla, intitolato alla memoria di Alberto Tedeschi che de Il Giallo Mondadori fu lo storico direttore e destinato al miglior romanzo giallo italiano inedito.
È insomma il Top Crime dei premi nazionali riservati agli autori di libri gialli.
E quest’anno il miglior romanzo giallo italiano inedito è firmato da Roberto Zannini: Il secondo modo di fare le cose. Che bel titolo, intrigante, mi piace.
“Il premio l’ho accolto con felicità e con una certa dose di esultanza. È stato un bel traguardo raggiunto”, mi dice il premiato.
Mi racconta ancora che stava pensando proprio al prestigioso concorso per giallisti, chiedendosi quando mai sarebbe uscito l’esito della partecipazione al bando del Premio Tedeschi e che proprio quel giorno gli è arrivata una telefonata di Franco Forte, scrittore e direttore editoriale de Il Giallo Mondadori, che gli ha comunicato la bellissima notizia.
Il Premio Tedeschi 2023 è stato consegnato all’autore sabato 1 luglio nel corso della 50° edizione del Mystfest di Cattolica.
Quindi il romanzo di Zannini - privilegio che viene riservato ogni anno al vincitore del Premio Tedeschi - è stato pubblicato, fresco di stampa, per il numero di luglio della sezione Oro de Il Giallo Mondadori. Oro benon.

Al centro dei suoi gialli Roberto Zannini mette sempre una donna, molto forte e decisa nelle sue azioni e al tempo stesso intimamente vulnerabile.
Posso dire - dopo aver letto quasi in un fiato le 172 pagine de Il secondo modo di fare le cose, con dedica dell’autore e mio grande amico ritrovato - che la protagonista del romanzo, la criminologa Eva Carini, esperta in delitti a sfondo sessuale, rappresenta a mio modo di vedere l’evoluzione di Sasha Trieste.
Un personaggio femminile combattente e combattuto, alla ricerca non solo degli autori di crimini e misfatti ma anche dei misteri del proprio passato, in sospeso tra la figura dell’eroina non convenzionale e la dark lady.
Il romanzo si svolge tra novembre e dicembre 2021, in piena era Covid con mascherine e saluti col pugno, in un Veneto periferico e spiritualmente sperduto dove quattro donne sono state trucidate da un omicida seriale.
Lo scrittore sa benissimo che la monotonia è la morte di un libro sulle morti da indagare e una serie di colpi di scena e di cambi improvvisi di scenario avvinghiano abilmente l’attenzione del lettore.
Non si deve però spoilerare la trama di un romanzo, tantomeno di un romanzo giallo.
Ma la motivazione del Premio Tedeschi conferito a Roberto è sufficiente a tracciare i contorni della storia raccontata:
“In una terra desolata e senza speranza che è la fotografia amara del nostro tempo, dove ognuno si rifugia sempre di più in sé stesso e i rapporti umani sembrano impossibili, indaga con sofferta tenacia Eva Carini, criminologa specializzata in casi di femminicidio segnata nella mente e nel corpo da un incidente che ha portato la tenebra dentro di lei, ma anche donna d’azione pronta a tutto nel suo cammino verso la luce della verità.”
E pensare che lo chiamano ancora sesso debole.

Non manca l’aggancio con il territorio caro all’autore, perché ci vive.
La protagonista, reduce da un grave incidente che l’ha costretta a una forma di amnesia, all’abbandono del suo vecchio lavoro e alla dipendenza da oppiacei, deve anche rifarsi una vita e gestisce un impianto di cremazione in quel di Cismon del Grappa, “un paese incassato nel Canale del Brenta”.
“La grande ispirazione del romanzo è quella della Valbrenta, che fa da sfondo - afferma lo scrittore -. E dopo ci ho voluto attaccare su un personaggio che tornasse bene con questa ambientazione, anche se vive un po’ a cavallo tra il Veneto e le sue origini siciliane. È stata un’operazione semplice per certi versi e, per altri, anche complessa.”
“In effetti - continua il Premio Tedeschi 2023 - il giallo non è proprio ambientato in Valbrenta perché la Valbrenta, e in particolare il paese di Cismon, è il luogo dove risiede l’investigatrice che è criminologa e anatomopatologa. Ma la scena più vasta è quella del Veneto.”
Ed è in questo Veneto marginale e inquietante che Eva Carini decide di ritornare alla sua vecchia professione e di inseguire e di prendere a qualsiasi costo il mostro che ha assassinato e sfigurato le quattro donne, mettendo a frutto ciò che aveva capito nelle sue indagini passate e cioè che ci può essere un secondo modo di fare le cose.
Come lo ha capito anche Roberto Zannini, che dopo quarant’anni di lavoro sulle pareti rocciose, arrampicandosi sui cantieri di montagna e brevettando una serie di tecnologie anche robotiche per operare sui pendii, ha trovato il suo secondo modo di fare le cose, dedicandosi pienamente alla scrittura.

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