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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Campi di battaglia
“Neofeudalesimo, scudi umani, campi lunghi”. L’imprenditore agricolo bassanese Claudio Bizzotto interviene con una sferzante lettera sulla questione Baxi/Pengo/San Lazzaro
Pubblicato il 15-06-2023
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C’è l’imprenditore di successo, c’è l’imprenditore illuminato e c’è l’imprenditore di spicco.
Ma c’è anche l’imprenditore indigeno.
Così si autodefinisce Claudio Bizzotto, imprenditore agricolo bassanese notoriamente impegnato sulle questioni della tutela dell’ambiente e in particolare nell’acceso dibattito sulle richieste di variante urbanistica logistico-produttiva che hanno interessato e interessano ancora il Triangolo delle Bermude tra via Cartigliana, via Riva Bianca e via Rambolina a ridosso della SPV nel quartiere/frazione di San Lazzaro.
Foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet
Con una sferzante lettera inviata in redazione, intitolata “Neofeudalesimo, scudi umani, campi lunghi” e presentata come “proposta di articolo”, Bizzotto interviene sulla vicenda Baxi/Pengo/San Lazzaro, al centro di una difficile partita a scacchi tra l’amministrazione comunale da una parte e, dall’altra, la Baxi Spa che chiede di poter allargarsi nel capannone della confinante società Pengo Spa in quartiere San Marco, consentendo a quest’ultima di lasciare libero allo scopo lo spazio per trasferirsi con un nuovo capannone nell’area di sua proprietà, ubicata sempre a San Lazzaro.
Anche se con qualche aggettivo e con qualche considerazione un po’ oltre le righe, Bizzotto esprime un punto di vista meritorio di attenzione, come dal testo che segue.
NEOFEUDALESIMO, SCUDI UMANI, CAMPI LUNGHI
S’è appena concluso con una bocciatura il primo round dei progetti proposti da tre aziende che avevano chiesto di convertire circa 150.000 metri quadrati di campagna (zona agricola) in tre enormi capannoni in via Rivabianca, a San Lazzaro di Bassano del Grappa.
Ed ecco che improvvisa come un fulmine a ciel sereno sbuca la questione del quarto megacapannone di volume quasi equivalente a quello dei primi tre colossi messi insieme. Quest'ultimo progetto é già stato respinto da una conferenza di servizi, e questo è un punto fermo dirimente, ma da febbraio è sceso in campo un outsider a dare man forte alla ditta interessata alla sua realizzazione in via Rambolina, sempre a San Lazzaro di Bassano.
La ditta Baxi dichiara di avere l’urgenza di dilatare lo spazio della sede attuale (che si trova nel centro della città di Bassano in quartiere San Marco) poiché è impegnata in una trasformazione produttiva per adeguare le sue caldaie alla transizione ecologica individuata dalle normative europee.
Afferma inoltre che se ciò non si rendesse possibile sarebbe costretta a spostare la produzione molto probabilmente in un sito fuori dall’Italia, il che metterebbe a repentaglio i posti di lavoro di circa 2000 persone (1000 dipendenti diretti ed altri mille nell’indotto dell’attività).
Che i posti a rischio siano di più o di meno non cambia il senso della questione; tuttavia i dipendenti dichiarati presso la Camera di commercio a fine 2022 risultano 660 e questa continua variazione dei dati occupazionali qualifica già di per sé chi l’ha usata.
È interessante osservare che anche per le tre aziende richiedenti le edificazioni in Rivabianca l'ultimo cavallo di battaglia portato avanti, per convincere l'opinione pubblica e l'amministrazione comunale sull’utilità di quei progetti, fu la promessa di nuovi posti di lavoro dai numeri continuamente oscillanti - secondo le dichiarazioni diffuse - tanto da minare la credibilità della proposta, nonché mai presentati con un piano approfondito e credibile.
Ora, a meno che non saltino fuori novità dell'ultimo minuto, chi chiede di realizzare la costruzione del quarto colosso dell'apocalisse non porta in cambio nessun posto di lavoro perché si tratterebbe di un magazzino logistico ad alta automazione, un immenso deposito di merci in gran parte prodotte in siti molto lontani da Bassano e dall’Italia.
A questo punto la richiesta di Baxi cade a fagiolo per tentare di giustificare davanti alla cittadinanza un macroscopico consumo di suolo agricolo di immani proporzioni: se la ditta Pengo - che non crea nuovi posti - potesse liberare lo spazio attiguo alla Baxi in via Trozzetti spostandosi in un nuovo sito (via Rambolina), sarà la Baxi a salvare gli attuali posti di lavoro della sua sede bassanese.
In quest’ultimo periodo sembra che in città serpeggi, suggerita da vari articoli sui media, una domanda inquietante: “E’ meglio salvare dei campi o dei posti di lavoro?”
Mi ricorda i momenti più drammatici della trattativa delle acciaierie ILVA di Taranto qualche anno fa: come a tutti è noto la questione è stata risolta privilegiando l’integrità ambientale e la salute dei cittadini.
Ogni cittadino è in grado a questo punto di giudicare i comportamenti dei soggetti di questa ignobile vicenda.
Primo: che i campi siano o no coltivati (qualcuno ha scritto che per due campi incolti si perdono 700 posti di lavoro: in realtà i campi agricoli sono una quarantina - circa 14 ettari…) è responsabilità dei proprietari (Pengo) che avrebbero il dovere morale (e sociale) di prendersene cura; in ogni caso si vorrebbe forse insinuare l’idea che in fondo da quei terreni non si cava nulla, sono vicini ad un’autostrada ed il loro destino “logico” dovrebbe essere quello commerciale?
Ma invece è proprio per questo che l’area Rambolina - Rivabianca deve rimanere integra: per mitigare i disastri che ci sono tutt’intorno (SPV, discarica, depuratore, palazzina servizi SPV, edificio marrone al fianco, autolavaggio 24h, distributore?...).
Inoltre è chiaro come il sole che questo è l’ultimo polmone verde a sud di Bassano ed intaccarlo significherebbe aprire un precedente che favorirebbe la cementificazione di tutta questa zona importantissima in primis per le sue funzioni ecosistemiche presenti e future.
Secondo: si parla in continuazione di “posti di lavoro” anziché di “Persone” che possono essere tenute fintantoché fanno comodo ma vengono tranquillamente spostate o sostituite quando sopraggiungono intoppi (costo del lavoro?...). Le vittime, come sempre, non sono posti di lavoro, ma Esseri umani. Persone che in questo caso vengono usate come scudi umani per giustificare un'operazione che ha veramente del surreale visto il precedente ineliminabile della bocciatura degli altri tre progetti.
Quando la Baxi ha comunicato ai propri dipendenti le proprie intenzioni?
Ha presentato un piano di sviluppo che assicuri il lavoro di queste persone per almeno 10 anni?
E come mette d’accordo la propria mission di partecipare alla transizione ecologica caldeggiando come contropartita l’ecocidio di 14 ettari di suolo fertile e colmo di servizi ecosistemici?
Questa commedia serve forse a favorire l’ennesima strage di suolo?
Non è lecito usare l’espediente della dicotomia tra lavoro e ambiente: sono sacrosanti entrambi e non si toccano!
La nostra Costituzione in seguito alle modifiche introdotte recentemente dall’intero Parlamento recita all’articolo 41: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
L’Amministrazione Comunale deve essere vigile e garante del rispetto dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione, che è il fondamento stesso della Comunità nazionale.
Baxi fa parte di un grande gruppo multinazionale che possiede le competenze manageriali ed i mezzi per risolvere alte criticità: staremo a vedere se si limiterà al compito di rendicontare i dividendi ai propri azionisti o si prenderà cura anche del rispetto delle regole sociali, della dignità delle persone che coinvolge nelle proprie attività lavorative e delle ricadute che intenderebbe apportare all’ambiente in cui si inserisce.
Io confido che la Comunità Bassanese porterà la solidarietà a tutte le Persone, con le loro famiglie, che lavorano alla Baxi di Bassano del Grappa e si impegnerà a difendere i diritti essenziali ad un lavoro dignitoso, mai così minacciati come in quest’epoca di deragliamento di ogni valore a favore dei profitti individuali.
E confido che questa Comunità sarà consapevole e decisa nel difendere la terra, l’aria, l’acqua, il diritto al benessere di tutti gli Esseri con i quali convive, il diritto alla felicità, all’abbondanza, al futuro prospero.
Non alzeremo la bandiera bianca!
Claudio Bizzotto
Imprenditore indigeno
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