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Istruzioni per gli U.S.A.
Inaugurata alla National Gallery of Art di Washington la mostra Canova, Sketching in clay. Tra le opere esposte, i bozzetti in terracotta delle Tre Grazie e della Maddalena Penitente concessi in prestito dal Museo Civico di Bassano
Pubblicato il 10-06-2023
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Tutto collima, tutto combacia.
La città di Washington, capitale degli Stati Uniti, ha preso il nome dal primo presidente del Paese a stelle e strisce.
E il presidente George Washington, contemporaneo di Antonio Canova, appartiene alla “Hall of Fame” dei grandi di quell’epoca ritratti sul marmo dal sommo scultore neoclassico di Possagno.
Canova, Sketching in clay. A destra il bozzetto in terracotta della Maddalena Penitente
Non quand’era in vita, però: Washington morì nel 1799 e nel 1816 il Parlamento della Carolina del Nord commissionò a Canova una statua a figura intera del primo presidente americano da collocare nella sala di rappresentanza del Senato della capitale Raleigh.
La fama del maestro veneto ma attivo a Roma aveva oltrepassato l’oceano e il buon Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti, propose il nome del grande possagnese, convinto - probabilmente a ragione - che nessuno scultore americano fosse alla sua altezza per scolpire l’opera.
Detto, fatto: Antonio Canova realizzò la figura in marmo di Washington a modo suo, raffigurando il padre nella nazione americana nelle vesti di un condottiero romano, immortalato mentre stila il proprio discorso di commiato.
L’opera celebrativa venne svelata al Senato della capitale del North Carolina nel 1821, l’anno precedente alla morte del suo autore, e il plauso fu tale da richiamare visitatori da ogni dove. Ma il George Washington canoviano ebbe vita brevissima: solamente dieci anni.
Il 21 gennaio 1831 un furioso incendio divampò nella State House di Raleigh e il capolavoro venne irreparabilmente distrutto.
Vi ho raccontato questa storia, di cui mi sono già occupato qualche anno fa, per esemplificare lo stretto e a suo modo insolito legame tra il mito di Canova e gli Stati Uniti d’America.
Un filo diretto confermato nel 2018 con la mostra Canova’s George Washington - George Washington di Canova alla Frick Collection di New York, allestita in collaborazione con il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno: un evento nel quale dopo 197 anni la scultura canoviana del primo presidente degli Stati Uniti ritornava oltreoceano, ma nella forma e nella sostanza, come sempre identiche all’opera finale, del modello originale in gesso conservato a Possagno e plasmato dal suo autore nell’aprile 1818.
“Se non fosse andato distrutto, il Washington di Canova costituirebbe oggi senza dubbio uno dei principali tesori artistici degli Stati Uniti.”
Così aveva dichiarato Xavier F. Salomon, capo curatore della Frick Collection, alla conferenza stampa di presentazione della mostra newyorkese nella sede della Regione Veneto a Palazzo Balbi a Venezia.
È l’espressione di un culto per il più classico degli artisti moderni dello scalpello che c’era una volta in America e c’è tuttora.
Sono le istruzioni per gli U.S.A. che meglio ci fanno comprendere l’importanza di un nuovo evento espositivo dedicato a Canova che si tiene proprio a Washington, D.C.
Alla National Gallery of Art di Washington è stata infatti inaugurata la mostra Canova, Sketching in clay, aperta fino al prossimo 9 ottobre e posta sotto l’egida del Comitato Nazionale per il bicentenario della morte di Antonio Canova e sotto il patrocinio del Ministero della Cultura italiano.
Questa volta, e diversamente da tutte le altre mostre di questo bicentenario “allungato”, vengono accesi i riflettori sul genio dello scultore non attraverso l’esposizione delle sue opere finite ma con un focus concentrato sui bozzetti in terracotta (Sketching in clay) dei suoi capolavori.
È un viaggio alla rovescia, pur partendo dall’inizio effettivo del percorso creativo dell’autore: il pubblico non viene invitato ad ammirare i lavori definitivi del “novello Fidia” ma a scoprire l’attimo fuggente dell’ispirazione iniziale delle sue opere impressa nella creta.
“Lavorando con le sue mani e con piccoli attrezzi - si legge nella presentazione della mostra sul sito istituzionale della National Gallery nga.gov - Canova produsse degli stupefacenti bozzetti di modelli in terracotta, che lo aiutavano a pianificare i suoi progetti per le sue grandi statue in marmo. Impressi dal fuoco della sua immaginazione, questi piccoli modelli venivano coraggiosamente eseguiti nel giro di qualche minuto.”
“Canova - spiega ancora la scheda informativa del Museo di Washington - eseguiva anche dei modelli più rifiniti, che presentava ai committenti o gli servivano da guida per la scultura.”
“Più di 30 dei circa 60 bozzetti in terracotta sopravvissuti ad oggi - conclude il testo della National Gallery of Art - rivelano lo straordinario processo di lavoro dell’artista, un processo che ha portato alla creazione di alcune tra le opere più iconiche nella storia della scultura.”
Molto interessante infine, nella pagina di nga.gov dedicata alla mostra, è la sezione degli approfondimenti.
Altre tre schede informative gettano luce su altrettanti aspetti: “Chi era Antonio Canova? 10 cose da sapere”, “Pensando con la creta: come Canova realizzava le sue sculture” e “Antonio Canova scolpisce George Washington”, focalizzato sul bozzetto in terracotta del capolavoro che ho citato all’inizio di questo articolo.
Ma perché, egregi lettori, sto dedicando così tanto spazio ad una mostra organizzata ed allestita dall’altra parte dell’oceano?
Perché, come ho già avuto modo di scrivere, la mostra di Washington - che successivamente sarà trasferita all’Art Institute di Chicago - parla anche bassanese.
Tra le opere in mostra vi sono infatti il bozzetto delle Tre Grazie, la cui immagine è stata prescelta per la quarta di copertina del catalogo, e il bozzetto della Maddalena Penitente, concessi in prestito dal Museo Civico di Bassano del Grappa.
Alla vernice per la stampa di Canova, Sketching in clay erano presenti e sono intervenuti il Deputy director della National Gallery Eric L, Motley, l’ambasciatrice italiana a Washington Mariangela Zappia e i due curatori della mostra C.D. Dickerson III (che belli questi nomi delle “dinastie” americane), senior curator per l’Arte Europea e Americana della National Gallery of Art ed Emerson Bowier, searle curator per la Pittura e Scultura Europea dell’Art Institute of Chicago.
Presente anche la direttrice dei Musei Civici di Bassano del Grappa Barbara Guidi.
Le due opere di Canova patrimonio del Museo Civico della nostra città figurano pertanto, assieme ad altri prestiti provenienti da Possagno, Venezia e Udine, in quella che si annuncia essere la più importante esposizione dedicata al grande scultore possagnese fuori dai confini europei, inserita come appendice alle celebrazioni canoviane del 2022.
“Una vera soddisfazione, per noi e per tutto il mondo della cultura bassanese che si impegna nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio museale cittadino - dichiara a tal riguardo il sindaco Elena Pavan -. La mostra di Washington e di Chicago rappresenta una importante opportunità per aumentare la conoscenza del nostro patrimonio al di fuori dei confini italiani e per contribuire alla diffusione dell’arte e della bellezza.”
Parole che si aggiungono alle istruzioni per gli U.S.A.
E su Washington, D.C., District of Canova, per il momento è tutto.
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