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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Baxi Driver

La Baxi scrive a sindaco, giunta e consiglio comunale: urge atto politico per permettere lo spostamento di Pengo e l’ampliamento di Baxi. In caso contrario, annunciata “la riduzione di organico di almeno 700 persone tra Baxi e aziende collegate”

Pubblicato il 15-05-2023
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Non è solo Marostica a giocare una Partita a Scacchi.
C’è anche Bassano del Grappa, con una Partita in cui da alcune mosse ne derivano altre e da queste conseguono altre mosse ancora.
È quella che potremmo chiamare la Partita a Baxi.

Foto Alessandro Tich

Da una parte della scacchiera siede l’amministrazione comunale di Bassano.
Dall’altra invece, più che un singolo giocatore, si ritrovano un insieme di soggetti e di questioni reciprocamente legate: in primis c’è la Baxi Spa, azienda multinazionale produttrice di caldaie a gas in via Trozzetti in quartiere San Marco.
Poi c’è la Pengo Spa, azienda di distribuzione e logistica il cui magazzino confina attualmente con la Baxi nella superficie ex IAR Siltal (per entrambe nell’area del complesso industriale, oggi diviso in due, di quelle che un tempo furono le Smalterie).
Infine c’è la questione della parte di variante urbanistica produttiva di San Lazzaro specificamente relativa a Pengo.
La vicenda è già nota ma come sempre è meglio fare un breve riassunto preliminare della situazione.
Come illustrato in assemblea all’inizio di febbraio, la Baxi ha la necessità di ampliare il proprio stabilimento per i nuovi scenari europei del settore che impongono lo stop alla produzione delle caldaie a gas a partire dal 2029 con contestuale riconversione produttiva nel comparto delle pompe di calore.
La Pengo, come “vicina di casa”, si è resa disponibile a cedere a tale scopo a Baxi l’area e il capannone già Iar Siltal, ma per poterlo fare deve necessariamente trasferirsi altrove.
Per l’esattezza nell’area di circa 140.000 mq di superficie, su terreno di proprietà della Pengo medesima, in quartiere San Lazzaro, a ridosso della SPV e della stessa area “ex Campagnolo Commercio” interessata dalla dibattuta e sempre più apparentemente impraticabile richiesta di variante urbanistica per la costruzione di un polo logistico presentata dalle altre tre aziende MEB, AGB e Brunello Salumi.
Come pure già evidenziato nei nostri precedenti articoli, la richiesta di Pengo per insediarsi a San Lazzaro con la costruzione di un nuovo capannone ad uso commerciale/logistico di 70.000 mq di superficie si trascina da circa 25 anni, attraversando indenne le varie amministrazioni comunali che si sono succedute in questo quarto di secolo.
Ma Baxi ha fretta: deve ampliarsi quanto prima per le nuove esigenze del mercato, ha bisogno dello spazio che le verrebbe ceduto da Pengo in quartiere San Marco e non può più attendere che la risposta del Comune sul trasferimento a San Lazzaro di quest’ultimo continui ad essere rinviata alle calende greche.
Più che fretta, per dirla ancora più francamente, la Baxi ha assoluta urgenza: la decisione sull’investimento per l’ampliamento dello stabilimento, presentato alla capogruppo BDR con sede in Olanda, deve essere presa “entro il mese di maggio”. Praticamente entro i prossimi 15 giorni.
Lo si legge, nero su bianco, sulla lettera che il Baxi Driver ovvero il direttore generale per l’Italia di Baxi Spa Alberto Favero ha inviato nei giorni scorsi al sindaco Elena Pavan, ai membri della giunta comunale e a tutti i consiglieri comunali, sia di maggioranza che di minoranza. Mettendo sul piatto, in caso di impossibilità di allargarsi nell’attuale confinante area Pengo e quindi di mancato investimento, il trasferimento della produzione di pompe di calore in altri lidi con un’ecatombe di licenziamenti del personale e di riduzione dell’organico anche per tutte le aziende dell’indotto del territorio che con Baxi sono collegate per la subfornitura.

Come si legge nella lettera dell’ingegner Favero trasmessa il 10 maggio e protocollata dal Comune di Bassano e come già anticipato lo scorso 4 maggio in un incontro col consiglio comunale, il nuovo investimento che la Baxi ha presentato alla propria capogruppo BDR riguarda “la produzione di apparecchiature ad energia elettrica (pompe di calore e sistemi ibridi) da attivare nei primi mesi del 2024”.
“L’investimento presentato - continua il testo - si rende necessario per poter affrontare la transizione energetica in fase dibattimentale in Europa.”
Le nuove norme in discussione presso la Commissione Europea prevedono infatti, come ho già scritto sopra, lo stop alla produzione di caldaie a gas destinate al mercato europeo a partire da settembre 2029.
I regolamenti, spiega Favero, “rivedono di fatto i requisiti per la commercializzazione degli apparecchi e ne riscrivono completamente l’etichettatura imponendo un limite minimo di efficienza stagionale per le caldaie che di fatto taglia fuori dal mercato questi prodotti, indipendentemente dalla possibilità di essere alimentati con combustibili rinnovabili”.
“Attualmente - prosegue la lettera -, Baxi produce caldaie a gas nello stabilimento di Bassano del Grappa. La produzione nel 2022 è stata di 650.000 unità e nel sito lavorano circa 1.000 persone. Altre 1.000 persone collaborano nelle piccole e medie imprese subfornitrici della Baxi.”
Le nuove normative in predicato di essere approvate dalla Commissione Europea producono per la Baxi l’effetto “fiato sul collo”: “La destinazione dei prodotti è prevalentemente europea (circa 2/3) e quindi i suddetti regolamenti incideranno pesantemente sull’organico del sito di Bassano, motivo per il quale l’azienda un anno fa ha presentato richiesta di investimento in modo da garantire continuità nell’organico dello stabilimento.”
“L’accelerazione delle decisioni europee per il cambio di soluzioni tecnologiche - prosegue la lettera di Favero all’amministrazione comunale - impone che già dall’inizio del prossimo anno si inizi a produrre le pompe di calore in quanto nel 2026 si prevede che ci sia un cambio significativo nel mix da caldaie e pompe di calore (circa il 50% nel ’26).”
“La produzione di pompe di calore, da affiancare a quella delle caldaie - continua il testo -, richiede la disponibilità di spazi ulteriori per poter gestire in parallelo la transizione tecnologica e poter continuare a servire i diversi mercati (compresi quelli extraeuropei), ma soprattutto per tener conto del maggiore ingombro delle pompe di calore (il rapporto dei volumi con le caldaie murali è di circa 3 a 1). Per questi motivi Baxi ha fatto richiesta di disponibilità dello stabilimento ex Iar all’azienda Pengo ricevendone la disponibilità.”

Ed è a questo punto che la lettera del Baxi Driver agli amministratori comunali arriva al dunque.
“L’esigenza di spazi contigui alla Baxi - scrive il direttore generale - si rende necessaria per poter assicurare continuità operativa e poter sfruttare l’organizzazione esistente e non incorrere in aggravi di costi ed evitare così che l’investimento possa essere dirottato presso un’altra filiale europea del gruppo BDR.”
In altre parole: o così, oppure saremo costretti a trasferirci all’estero.
“A tale scopo - è uno dei punti chiave della lettera -, la ditta Pengo deve riallocare l’intero magazzino presente nell’ex Iar nell’altra area individuata a sud di Bassano dove è presente un terreno, sempre di proprietà della Pengo, per la realizzazione del quale è tuttavia necessario un adeguamento dello strumento urbanistico comunale che potrà avvenire anche mediante un procedimento per accordo di programma, attesi i rilevanti profili di pubblico interesse.”
“La ditta Pengo - precisa il DG dell’azienda confinante - si è comunque dimostrata disponibile ad effettuare un trasferimento provvisorio e parziale presso edifici terzi e permettere così a Baxi di poter rispettare i tempi richiesti in attesa di vedere completato il necessario procedimento amministrativo propedeutico alla realizzazione del fabbricato nella destinazione finale a sud di Bassano.”
Da qui la richiesta d’urgenza all’amministrazione comunale.
“Nel frattempo - incalza Favero - sarebbe in ogni caso necessario ed opportuno che codesta spettabile Amministrazione assumesse un atto di indirizzo politico amministrativo (anche mediante la sottoscrizione di un protocollo d’intesa comune Baxi-Pengo) in merito alla condivisione dei sopradescritti obiettivi strategici nonché sulla effettiva fattibilità tecnico-amministrativa della complessa iniziativa che richiede un ingente impegno, anche sotto il profilo economico, da parte di Baxi e Pengo per organizzare gli spostamenti necessari in un così breve arco temporale.”
Nel caso la richiesta non venisse accolta, con “evidenti conseguenze per il mancato investimento delle pompe di calore”, la Baxi annuncia - come ho già scritto prima - una vera e propria ecatombe sotto il profilo occupazionale, ovvero:
“Progressiva riduzione dell’organico per la società Baxi e per tutte le aziende dell’indotto collegate (la stima per difetto è di almeno 700 persone nei prossimi 3 anni tra Baxi ed aziende fornitrici).
Perdita significativa di un patrimonio industriale (la Baxi è la principale industria del territorio) e di conoscenze tecniche organizzative che hanno lanciato moltissime realtà della zona.
Ricaduta su molte attività di servizi e del sociale in cui Baxi sin dalla fondazione nel 1925 contribuisce attivamente.”

Ricapitolando: il tempo stringe e Baxi Spa sollecita l’approvazione di un atto politico e amministrativo di indirizzo che l’amministrazione comunale dovrebbe attuare - pena il trasferimento dell’investimento ad un'altra filiale europea del gruppo BDR di cui Baxi fa parte - entro il mese di maggio e cioè entro due settimane.
Quindici giorni di tempo per una decisione che oltre a garantire l’ampliamento di Baxi in quartiere San Marco aprirebbe definitivamente la strada alla procedura per il conseguente trasferimento dello stabilimento Pengo nell’area di San Lazzaro, accendendo in un amen il semaforo verde per una questione urbanistica sulla quale pendono già 25 anni di attesa.
È il morale della favola di questa che appare come un’operazione “last minute” finalizzata a mettere con le spalle al muro l’amministrazione pubblica, mettendo in guardia la stessa sul destino di non meno di 700 famiglie di Bassano e del territorio.
Un’autentica patata bollente per il governo cittadino, roba che neanche una pompa di calore.

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